12.

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  Mi sveglio lentamente, ancora avvolta nel calore delle coperte di pelliccia. Apro gli occhi ma sono costretta a richiuderli per colpa della luce del sole. La testa mi fa male, come se durante il sonno qualcuno mi avesse preso a martellate. E ho un disperato bisogno di bere. Mi occorrono ancora alcuni istanti ma appena mi sono abitua alla luce riapro lentamente gli occhi. Mi giro leggermente e sento il corpo caldo di Hvitserk accanto a me, il suo respiro profondo e regolare. La notte precedente è stata intensa, un miscuglio di passione e dolcezza che mi lascia ancora scossa. Il ricordo delle sue mani, della sua voce, della sua risata è ancora vivido e mi riempie il cuore di una dolce malinconia.
  I miei pensieri sono un tumulto. Il grande giorno è arrivato, dimostrerà agli dei quanto vale. Partirà per il Mediterraneo con Bjorn, un viaggio lungo e pericoloso che mi suscita eccitazione e timore allo stesso tempo. Mi chiedo se sarà in grado di affrontare le sfide che lo attendono e quando tornerà.
  Con la punta delle dita percorro il contorno delle sue labbra. Osservo il suo volto rilassato nel sonno. Hvitserk sembra così pacifico, lontano dalla figura del guerriero che conosco. Vorrei svegliarlo, dirgli addio, ma temo che le parole non siano sufficienti a esprimere quello che provo. Voglio cercare di ricordare più dettagli possibili del tuo viso, per quando sarai lontano. Mi alzo lentamente, cercando di non svegliarlo e mi rivesto.
Prima di uscire, mi chino su di lui e gli do un bacio leggero sulla fronte. Hvitserk si muove appena, un sussurro di un sorriso accenna sulle sue labbra. Esco dalla stanza, il cuore pesante ma determinato. So che deve partire, che il suo destino lo aspetta oltre il mare, ma lasciarlo è più difficile di quanto avessi immaginato. Fuori, l'aria è fresca e frizzante. Il rumore del mare, il frinire dei grilli, il cinguettio degli uccelli: tutto sembra più vivido. Mi sento divisa tra due mondi, tra il desiderio di trattenerlo e la necessità di lasciarlo andare. Mi siedo sulla panca sotto la grande quercia dietro la stalla e chiudo gli occhi, lasciando che i raggi del sole accarezzino il mio viso. C'è una calma serena in questo momento, una pausa prima del trambusto della partenza.

Dopo un po', sento dei passi leggeri avvicinarsi. Apro gli occhi e vedo Hvitserk che mi raggiunge, il suo sguardo tenero e malinconico. Indossa i pantaloni e gli stivali e la camicia è fuori dai pantaloni, leggermente mossa dal venticello. Si siede accanto a me e per un attimo restiamo in silenzio, godendoci la tranquillità della mattina mentre gioca con le mie mani.
  <<È stata una notte meravigliosa>> afferma Hvitserk, rompendo il silenzio. <<Non la dimenticherò mai>>. Sorrido e annuisco. <<Neanch'io, Hvitserk. Sei stato... incredibile>>. Lui sorride, ma c'è una tristezza nei suoi occhi. <<Il viaggio sarà lungo e pieno di pericoli. Ma tornerò, Martha. Te lo prometto>>. Prendo la sua mano, stringendola forte. <<Devi tornare. Ci sono ancora tante cose che dobbiamo fare insieme, tante storie da raccontare>>. Lui annuisce e ci perdiamo ancora una volta nel silenzio. Appoggio la testa contro la sua spalla. Le parole non sono sufficienti a esprimere quello che proviamo, ma la presenza dell'uno accanto all'altra è confortante. Il tempo sembra fermarsi mentre ci godiamo questi ultimi momenti insieme, il sole che sale lentamente nel cielo.


  Raggiungiamo il porto e per non "destare sospetti" ci dividiamo. Il trambusto è già iniziato. I guerrieri si affaccendano a caricare le provviste sulle navi, le armi scintillano alla luce del sole e le vele bianche sono pronte per essere spiegate. L'aria è intrisa di salsedine e di aspettative. <<Stai attento Björn, e torna tutto intero>> gli dico stringendolo a me. Vado dai figli di Ragnar e aspetto che si salutino. <<Che la tua spada grandi sangue>> dice Sigurd stringendo il fratello maggiore. Ubbe stringe la mano a Hvitserk e si abbracciano, poi tocca a me. <<Devo andare>> dice con un tono risoluto, ma con un velo di tristezza. Lo guardo negli occhi. Mi afferra per un braccio, tirandomi a se. <<Buon viaggio, Hvitserk. Che gli dei ti proteggano>> sussurro, appoggiando la fronte contro la sua, alzandomi sulle punte dei piedi. <<E che proteggano te, Martha>> risponde lasciandomi un bacio all'angolo della bocca. Con un ultimo abbraccio, ci separiamo. Lo guardo camminare verso il molo, il cuore pesante ma pieno di speranza. Mi mordicchio il labbro e osservo il cielo. Grido il suo nome e si volta mentre sale sulla nave, afferrando una delle funi agganciate al parapetto. A passo veloce lo raggiungo e lui torna sul pontile, venendomi incontro. Quando la distanza tra noi è minima lo bacio.
  Con tutta la forza di cui sono dotata lo lascio andare, finché le sagome della flotta di Bjorn non scompaiono all'orizzonte. Il porto torna gradualmente alla sua consueta frenesia. I mercanti trattano animatamente i loro affari, i pescatori riparano le reti e i bambini corrono e giocano sulle assi di legno.


  <<Quindi, tu e Hvitserk...>> inizia Rebeka dandomi alcune spallate. È da qualche ora che siamo a casa mia. Non voleva lasciarmi sola e non voleva andare alla casa lunga. Sta cercando di evitare Ivar come si evitano i lebbrosi.
Sorrido appoggiando la testa sul cuscino che ancora ha il Suo odore. <<Com'è?>> chiede buttandosi addosso a me, appoggiando la testa alla mia pancia. <<E' bravo>> rispondo sorridendo. <<Molto più di Nils?>> chiede alzando un sopracciglio. Scuoto la testa ridacchiando. <<Lo sa? Di te e Nils>> chiede ancora spostandosi, appoggiando la testa sul cuscino accanto al mio. Le nostre spalle si sfiorano. <<Si, certo che lo sa>> rispondo alzando le spalle, guardandola. Lei si gira sul fianco, verso di me e io la imito. Con lo sguardo mi fa cenno di continuare. <<Lui ha avuto le sue esperienze e io le mie>> rispondo tranquillamente. <<E non ti da fastidio che sia andato a letto con altre prima di te?>> chiede ancora mentre le sue guance prendono un po' di colorito. Scuoto la testa. <<Il prima è passato. Non sarò la prima, ma voglio essere l'ultima nel suo letto>> affermo stringendole la mano. 


****


  Sono passati alcuni giorni dalla partenza di Bjorn e Hvitserk e nella grande sala c'è silenzio. Aslaug ha preso con se Rebeka per discutere di qualcosa. Io sono rimasta con Ivar che continua a vantarsi che andrà in Britannia con il padre, con un'espressione di trionfo stampata sul volto. <<Presto, sarò in Britannia con mio padre>> dice, con un tono che trasuda orgoglio. <<E non solo come spettatore, ma come un vero guerriero. Gli inglesi non sanno cosa li aspetta>>. Ivar sorride, un lampo di sfida nei suoi occhi. <<Non solo combatterò accanto a lui, ma dimostrerò che sono degno di essere suo figlio. Nonostante le mie gambe, dimostrerò che nessuno è più forte di me>>. Ivar è sempre stato determinato a superare ogni ostacolo, ma la sua arroganza spesso lo porta a sottovalutare i pericoli. La sua voglia di dimostrare il proprio valore è quasi palpabile, ma mi chiedo a quale costo. All'improvviso mi richiama e gli presto attenzione. <<Sei preoccupata per Hvitserk?>> mi chiede, interrompendo i miei pensieri. Sorrido debolmente, cercando di mascherare l'ansia che sento dentro. <<Certo che lo sono. Ma so che è forte e che tornerà>>. Rispondo e Ivar ridacchia, scuotendo la testa. <<Hvitserk sa badare a se stesso. È me che dovresti preoccuparti di non rivedere più, perché quando tornerò, sarò cambiato. Sarò un vero vichingo, temuto in tutta la Britannia>> afferma gonfiando il petto. <<Stai attento, Ivar. Essere un guerriero non significa solo combattere. Significa anche saper scegliere le battaglie giuste e proteggere chi ami>> dico, cercando di mantenere la voce ferma. Lui mi lancia uno sguardo intenso, quasi sfidante. <<Non preoccuparti, Martha. So cosa sto facendo. La Britannia sarà solo l'inizio>>. Annuisco soltanto, sperando che il suo coraggio non si trasformi in imprudenza. Ivar ha il cuore di un leone, ma a volte mi chiedo se si renda conto di quanto sia fragile la linea tra il coraggio e la follia.
  Continuo a passare il dito sulle labbra, persa nei miei pensieri. <<Hai sentito ciò che ti ho detto?>> chiede lanciandomi un chicco d'uva. <<No scusa, dicevi?>> lui sbuffa, sbattendo le mani sulle cosce. <<Posso immaginare quanto sia bravo mio fratello a letto, ma non ci devi pensare troppo>> ridacchia mentre il suo solito ghigno gli compare sul volto. <<Ti ho chiesto di insegnarmi una cosa>> dice dopo essersi calmato. <<Riguardo?>> chiedo portando alle labbra il calice. Ivar si sporge in avanti e si guarda intorno prima di parlare. Poco fa si comportava da leone, ora sembra più un docile agnellino.
<<Voglio che mi insegni come far godere una donna>> sussurra convinto. Presa dal momento sputo il liquido che ho in bocca, iniziando a tossire. <<Cosa? La voglia di viaggiare con Ragnar ti ha dato alla testa?>> chiedo e il mio sguardo cade sulla mia migliore amica che sta rientrando nella sala.  <<Provo qualcosa per Rebeka>> rivela arrossendo lievemente.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora