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  La città è in fermento. Se non sapessi cosa sta per accadere, direi che sta per scoppiare una guerra.
Il tempo concessoci da Ivar è finito.
Così come il tempo concessomi per nascondere la gravidanza. Ormai è impossibile, tutti lo stanno notando. Alcuni parlano altri si tengono i pensieri per se. Secondo la mamma di Rebeka e altre donne la mia gravidanza si aggira intorno al sesto mese.
Con l'aiuto di Torvi infilo la cotta di maglia sopra la larga camicia bianco sporco. La copro con la maglia di cuoio, che Torvi mi chiude dietro la schiena tramite i lacci.
Intorno ai polsi, fino al gomito, stringo i bracciali nei quali aggancio alcuni coltelli.
Alzo la testa e osservo il mio riflesso.
Gli occhi circondati di nero e le righe del medesimo colore che mi solcano le guance, ricordano molto il trucco di Floki.

  <<Sei ancora in tempo per cambiare idea>> dice Ubbe porgendomi la spada perfettamente affilata. Rimanendo seria e senza aprire bocca, prendo la spada dalla sua mano e la infilo nel fodero che porto alla vita. <<Siete sicuri di voler arrivare ad un accordo?>> la mia voce risuona più dura di quanto non vorrei. Il primo genito di Asloug incrocia le braccia e socchiude gli occhi.
<<Farei di tutto per non dover combattere contro i miei fratelli>>. La sua voce mi arriva come un sussurro. Dal tono che ha usato, non sembra molto convinto neanche lui.
Per l'ennesima volta lo scorgo fissarmi e sorridere come un ubriaco. <<Ubbe, smettila>> lo richiamo sentendomi le guance arrossire. <<Lo so scusa è che.. diventerò zio>> si blocca e distoglie lo sguardo. <<E credo che dovrebbe saperlo>>.
Un nodo mi si forma in gola al pensiero.
Lui non lo sa. Dovrebbe, forse si. Ma cosa potrebbe cambiare?
Bjorn entra nella tenda e ci fa segno di seguirlo all'esterno.

****


  Il cielo è coperto da nuvole nere e grigio scuro, minaccia tempesta. <<Thor terrà i suoi occhi su di noi>> sussurro, guardando verso l'alto.
<<Gli Dei ci aiuteranno>> la voce della regina incoraggia i suoi uomini ma non incoraggia me.
<<Gli dei mi hanno abbandonata>> sussurro salendo a cavallo insieme a Ubbe.

I due eserciti sono ammassati ai lati della grande distesa di erba, il nostro campo di battaglia
Le bandiere delle due fazioni sventolano, mosse da un vento freddo. Questo, come piccole schegge di vetro ci colpiscono in pieno viso.
Davanti a noi sono in fila Ivar sul suo carro e, al suo fianco, Re Harald e Hvitserk.

Dopo tre mesi i nostri occhi si incontrano di nuovo, facendomi sentire come la prima volta in cui l'ho visto. È come se fossero passati dieci anni.
<<Resta dietro di me>> sussurra Ubbe e annuisco. Qualsiasi cosa accadrà Ubbe mi proteggerà, nascondendomi se serve. Senza rendermene conto porto la mano sul ventre.
  <<Non è giusto che i figli di Ragnar Lothbrok tentino di uccidersi a vicenda>> la voce di Lagertha risuona chiara, sopra il fruscio del vento e lo sbattere delle bandiere. <<Manderemo degli emissari, cercheremo un accordo>> continua.
Bjorn fa segno ad Halfdan di seguirlo e con loro va anche Rebekaa.
Per i nemici, ad avanzare, sono Re Harald e Hvitserk.
Stringo le mani alla giacca di Ubbe e premo la guancia contro la sua spalla. <<Andrà tutto bene. Te lo terrò lontano se è quello che vuoi>> sussurra voltando leggermente la testa verso di me. Spingo via il dolore che mi sta uccidendo lentamente e scuoto la testa.
<<Avevi ragione. Lo deve sapere. Deve sapere ogni cosa>> le mie parole sono soffocate dal corpo del ragazzo.
Vedo Bjorn e re Harald discutere e, pochi secondi dopo, Rebeka e Halfdan seguono il re e Hvitserk segue il fratello verso di noi.

****

  Con le braccia mi circondo il busto. Siamo tutti intorno a Hvitserk che, come se nulla fosse, mangi e beve. Come suo solito.
<<Come sta Ivar?>> gli chiede Ubbe dondolandosi sui piedi. Hvitserk sospira, appoggiando il bicchiere di osso sul tavolo.
Restandomene alle sue spalle non posso vedere le sue espressioni. E so per certo che non sa che sono dietro di lui. Mi sono avvicinata di soppiatto e lui non sa neanche che ero sul campo di battaglia.
<<Come sempre>> risponde guardandolo. <<Perché sei rimasto? Non lo capirò mai>> dalla voce del maggiore, posso capire che si è posto questa domanda molte volte negli ultimi tempi.
<<No, infatti. Non puoi capire>> la risposta di Hvitserk mi fa stringere i pugni. Qualcosa mi dice che non lo sa neppure lui.
<<Adesso te ne sarai pentito?>> ipotizza Ubbe e, da come muove le spalle, capisco che il fratello sta guardando intorno a se. Mi sta cercando.
<<No. Che senso ha pentirsi?>> ribatte con superiorità, un brutto vizio che ha imparato di Ivar. Scuoto la testa e guardo spazientita Lagertha. Vorrei afferarlo per la lunga treccia e schiaffeggiarlo.
  <<Ho visto, tra i capi delle vostre fila, il sassone amico di Aethenwolf: il vescovo Haehmund. Che ci faceva li?>> continua il maggiore guardando Hvitserk negli occhi. <<Ivar lo ha portato dal Wessex. Lo ha catturato in battaglia. È un grande, grandissimo, guerriero. Dovresti restargli lontano>> finisce il più giovane, stringendosi nelle spalle. Pensa davvero che un cristiano possa sconfiggere Ubbe, Bjorn o Lagertha?
<<È lui che dovrebbe stare lontano da me>> si intromette Bjorn, facendomi ridere senza suoni. Non ha paura di niente, quel folle.

Lagertha muove alcuni passi verso al tavolo e si siede sopra di esso, proprio davanti a Hvitserk.
<<Vogliamo trovare un accordo per evitare un inutile massacro. Puoi aiutarci Hvitserk?>> Chiede alzando un sopracciglio. Lui annuisce e Lagertha guarda oltre la sua spalla, annuendo verso di me. Hvitserk si gira. In un istante il suo sguardo cambia. Non è più stizzito. Mi guarda con la bocca socchiusa e gli occhi luccicanti.
È felice di vedermi. Lo sono anche io, ma non posso darlo a vedere.
Si alza dallo sgabello e mi si avvicina di alcuni passi. Ubbe raddrizza la schiena cercando di mettersi tra di noi ma lo fermo prima che intervenga.
Hvitserk rimane a debita distanza e mi guarda da testa a piedi, con fare malinconico.

<<Dobbiamo parlare. Solo io e te>> faccio in modo che la mia voce risuoni dura.
Lui annuisce e cammina fuori dal gazzebo. Lo seguo in silenzio finché non si siede a terra, in mezzo all'erba. Siamo lontani da tutti gli altri, abbastanza da non essere sentiti ma abbastanza vicini da permettere a Ubbe di intervenire.
  <<Perché stai dalla sua parte? Non rispondermi "perché siamo fratelli", perché anche Ubbe e Bjorn lo sono>> lui prende un profondo respiro, ma non risponde.
Gira la testa a destra e mi guarda con la coda dell'occhio. <<Perché mi resti alle spalle? Non ti farei mai del male. Non più almeno>> noto una nota di fastidio nella sua voce, addolcita verso la fine. Si sente ancora in colpa per avermi colpita.
Evito la sua domanda e continuo con le mie. <<Vuoi davvero rischiare la tua vita per Ivar?>> Chiedo e lui scuote la testa. <<Ma come? Gli Dei non hanno già deciso per chi dovrò rischiare la mia vita?>> risponde sarcasticamente, ridacchiando.
<<Non lo so. Magari per me. O per noi>> affermo abbassando lo sguardo sulla punta dei miei stivali. Solo in ritardo mi rendo conto di ciò che ho detto. Hvitserk si gira confuso, guardandomi con le sopracciglia corrugate. <<Noi? Noi chi?>> chiede corrugando la fronte, confuso.
Mi passo la lingua tra le labbra e muovo alcuni passi sull'erba per essere più vicino a lui. Sospiro e lascio ricadere le braccia lungo i fianchi.
Un velo di lacrime gli riempiono gli occhi quando lo sguardo gli cade sulla mia pancia.
Siccome non dice nulla, prendo l'iniziativa e vuoto il sacco. <<Aspetto un bambino Hvitserk. Il tuo bambino>>.
S

i alza, facendo forza sulle ginocchia, guardandomi dall'alto. Ora siamo entrambi in piedi a qualche passo di distanza.

<<Che cosa farai adesso?>> chiede guardandomi negli occhi con il respiro pesante. <<Non voglio tenerlo. Farò in modo che un'altra famiglia lo cresca>> la mia risposta lo spiazza. Distoglie lo sguardo e osserva il mondo intorno a noi. <<Lo avresti tenuto? Avresti tenuto il bambino se fossi rimasto?>> chiede lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
<<Se tu fossi rimasto, non ti avrei detto quelle cose. Ti ho detto che se ti avessi visto sul campo di battaglia, ti avrei ucciso>> nel ricordare quelle cose mi sento un colpo al cuore, come un pugno in pieno petto.
<<Non ho intenzione di ucciderti. Sai che non potrei mai farlo>>. Lo vedo sorridere. Un piccolo sorriso di speranza.
Alza la testa e muove un passo verso di me ma indietreggio. Sul suo volto vedo delusione e tristezza. <<Non ho detto che ti perdono>>. Lui annuisce e raddrizza le spalle.
<<Te lo prometto Martha. Mi farò perdonare. Tornerò da voi. Da te>>.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora