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La prima porta l'aveva condotta in un'epoca imprecisata, in un giorno in cui Elijah non era stato capace di controllare la sua fame, finendo per uccidere una decina di contadini. Allison aveva provato a parlargli, a fargli ricordare tutto, ma per poco non ci aveva rimesso la pelle e, arresasi, era uscita dalla porta e si era diretta verso un'altra di esse. La seconda.

Una volta varcata la soglia si era ritrovata nel 1919, ad una festa, vestita di tutto punto con un abito di velluto arancione scuro e i capelli acconciati. Si era nascosta un attimo dalla folla, per mettere insieme i pensieri e poi era tornata in sala e si era diretta al bar. Era centrale, da lì poteva avere la visuale sull'intera sala e in più aveva bisogno di un drink. Molto forte.

"Cosa cavolo si beveva nel 1919?" si domandò guardandosi intorno, cercando di farsi venire in mente il nome di un drink abbastanza alcolico ma anche abbastanza elegante, per permetterle di tirarsi su e confondersi bene con la gente presente.

"Salve" le disse l'uomo al bancone. "Cosa posso portarle?"

"Qualunque cosa desideri" si intromise una voce, e lei l'avrebbe riconosciuta tra miliardi di altre voci. Era quella che la sera le augurava la buonanotte e al mattino la salutava con un buongiorno carico di amore. Era la voce che amava più di tutte le altre, quella che le faceva battere il cuore, da sempre. Piano si voltò ritrovandosi davanti ad Elijah; stringeva in mano un calice di champagne, il vestito scuro ed elegante, i capelli pettinati di lato e un sorriso malizioso sul viso.

"Lei cosa mi consiglia?" gli domandò cercando di apparire tranquilla, di apparire normale.

"Si fida di me?"

Sempre, avrebbe voluto urlargli lei. Ma si limitò ad annuire. "Sì, direi di sì."

"In questo caso" Elijah si voltò a guardare il barista, "un French 75 per la signorina..." la guardò, in cerca di un nome.

"Solo signorina" gli disse lei con un sorriso.

Elijah ridacchiò senza staccarle gli occhi di dosso. "Solo signorina."

Il barista sparì e per un istante loro due si squadrarono a vicenda; Allison conosceva ogni minimo dettaglio di quel viso, di quel corpo, di quegli occhi. Per lui era tutto nuovo, se ne rendeva conto.

"Bella festa" mormorò guardandosi intorno. "Anche se non ho ben capito cosa si sta festeggiando."

"Marcellus, il figlioccio di mio fratello, è appena tornato dalla guerra."

"Un'ottima ragione per festeggiare allora."

"Lei non è di queste parti vero?"

"No, sono solo... solo di passaggio. Anzi credo di doverle le mie scuse."

"Per cosa?" Elijah afferrò il drink appena arrivato e glielo porse.

Allison gli sfiorò le dita prendendolo. "Mi sono imbucata a questa festa pur non essendo stata invitata. È solo che non conosco praticamente nessuno in questo posto e un party mi sembrava un buon modo per sentirmi meno sola."

Lui la guardò con uno sguardo che le era fin troppo familiare, e cioè con dolcezza. "Dovrebbe essere reato" le sussurrò. "Che una donna come lei sia così sola."

Lei sollevò la mano e gliela poggiò sul viso. Fu istintivo, incontrollabile e sapeva che era sbagliato. Cosa avrebbe pensato di lei? Che ridicolo pensiero... si disse, era di suo marito che stava parlando. "Mi dispiace" farfugliò ritraendola. "Non so cosa mi sia preso. La conosco appena. Non so neppure il suo nome."

Elijah riprese la sua mano fredda e se la portò alla bocca come solo lui faceva, con sicurezza, eleganza e passione. "Sono Elijah Mikaelson" si presentò.

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