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Allison guardò il suo riflesso allo specchio un'ultima volta prima di decidere che ne aveva abbastanza; ne aveva abbastanza di tormentarsi ogni giorno da un mese, di sforzarsi di ricordare la sua intera esistenza. Ne aveva abbastanza di sentirsi persa, disorientata, ne aveva abbastanza di tutto. Con un gesto spostò da davanti agli occhi un ciuffo di capelli e uscì dal bagno, avvolta in un accappatoio bianco. Sotto i suoi piedi scalzi sentì quel parquet scuro che, così le avevano detto, era stata proprio a lei a scegliere.

Peccato che non ne avesse alcuna memoria. Non aveva memoria di nulla.

Si era svegliata in una casa piena di gente che sosteneva di essere la sua famiglia, e ogni giorno da allora in quel posto che per lei non era casa, c'era un via vai di gente che sapeva molto di lei ma di cui lei non sapeva nulla.

Suo fratello, Matthew – o almeno lui sosteneva di essere suo fratello – le raccontava ogni giorno qualcosa del loro passato, del loro presente. Sperava che servisse a qualcosa ma l'unica cosa che ne veniva fuori era un mal di testa e tanta confusione. Poi c'era Hayley... Allison non aveva ben capito chi fosse. Aveva una figlia, le avevano detto, Hope e quella bambina era sua... nipote. Figlia del fratello di suo marito. Marito! Lei, che non era neppure sicura di credere nel matrimonio, aveva un marito.

Elijah, era questo il suo nome, l'affascinante e misterioso uomo che ogni giorno si assicurava che avesse la sua colazione preferita, dei fiori freschi in camera e che la guardava ogni istante con lo sguardo più pieno di amore che Allison ricordasse di aver mai visto. Poteva sentirlo quel sentimento, poteva sentirlo davvero, ma non ricordava come apprezzarlo, tantomeno come ricambiarlo.

E poi c'era Klaus, Freya... una serie di altri personaggi che per lei era faticosissimo ricordare. Persino i nomi erano un problema e col passare del tempo, mentre tutti speravano che i ricordi si sarebbero risvegliati, lei sentiva invece che anche quel poco che aveva appreso in quel mese stava lentamente svanendo. Era come andare indietro cercando disperatamente di andare avanti ma non sapeva come spiegarlo quindi preferiva non dirlo.

Sobbalzò quando bussarono alla porta ed Elijah fece il suo ingresso chiuso in un completo elegante grigio. Vederlo la fece sorridere, e per un istante la confusione sembrò sparire, per poi tornare prepotente pochissimi secondi dopo. "Ciao" gli disse alzando poco la mano.

Lui deglutì a vuoto diverse volte, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. "Ciao" ricambiò guardandola di nuovo. "Volevo sapere come stavi."

"Se è questo che vuoi sapere, sto abbastanza bene. Se invece la tua vera domanda è se ricordo qualcosa, allora no. Non ricordo nulla."

"Capisco" annuì lui sorridendole. "Hai guardato le foto che ti ho portato?"

"Sì... e no. Ho iniziato ma non è successo nulla e così ho smesso."

L'uomo fece un grosso respiro, le riservò un altro sorriso dall'aria rassicurante, ma nei suoi occhi Allison lesse sconforto e delusione. Le faceva male vederlo in quel modo, sapere che era lei la causa di quegli occhi tristi. Così disse quello a cui stava pensando da qualche giorno, dopo un discorso che lei e Matthew avevano fatto.

"Ti va di sederti un istante?" gli domandò indicando il letto. "Vorrei parlarti di una cosa, credo sia importante."

Elijah annuì, sbottonò con un gesto elegante la giacca e si mise a sedere. Allison gli si sedette di fronte. "Pensavo che ti sono grata per tutto quello che stai facendo per me. Sono grata a tutti voi... ma forse non è quello di cui ho bisogno."

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che tutti provate in ogni modo possibile a farmi ricordare e c'è così tanta aspettativa nei vostri occhi, nelle vostre parole... che mi sento sotto pressione."

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