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Allison indietreggiò e fece un grosso respiro, Oliver e John ne avevano una chiara visuale da dove si trovavano. Sembrava stanca, ma nemmeno così tanto nonostante lottasse con quell'energumeno di Kostav da un'ora piena. Nessuno dei due era ancora andato al tappeto e John ed Oliver erano sorpresi: la loro nuova amica era minuta in confronto al suo avversario eppure era riuscita a colpirlo senza troppi problemi, era riuscita a tenergli testa come la migliore delle combattenti. Pensandoci bene però non era così strano, per vivere combatteva i mostri - nel vero senso del termine - in fondo doveva per forza essere in grado di battersi indipendentemente dalla taglia del suo avversario.

Prese un colpo dritto in faccia e abbassò il capo lasciandosi andare contro la recinzione, Oliver chiuse gli occhi per un istante.

"Dobbiamo fare qualcosa Oliver" gli disse John. "Quell'armadio di Kostav finirà per ucciderla."

L'altro però non era così sicuro che le cose sarebbero andate in quel modo. Aveva uno strano presentimento, una sensazione particolare riguardo ad Allison. Non avrebbe saputo spiegarla a parole, e forse era impossibile farlo, ma era certo che in qualche modo sarebbe uscita vittoriosa da quello scontro. Un po' ammaccata forse, ma vittoriosa. C'era determinazione nei suoi occhi, e tristezza. Una profonda malinconia che le velava le iridi nocciola; lui era certo che fosse perfettamente in grado di usare quel sentimento a suo vantaggio.

Fece un cenno della mano ad Anatoly e il combattimento si interruppe per qualche secondo. In quel breve tempo lui e John le si avvicinarono. "Allison" le chiese proprio il soldato. "Sei sicura di farcela?"

Lei annuì mentre riprendeva fiato. "Sto bene" li rassicurò. "Ma non ho davvero tempo per questo. Avrei già potuto metterlo al tappeto una decina di volte, ma ho un sospetto."

"Che tipo di sospetto?" domandò Oliver.

"E come pensi che avresti potuto metterlo al tappeto?" incalzò John. "È il doppio di te."

La donna si strinse poco nelle spalle. "Ci sono cose che non sai di me John" gli disse. "Se potessi fare tutto ciò di cui sono realmente capace, lui sarebbe già sul pavimento."

Il suo interlocutore guardò dietro di lei e poi nei suoi occhi. "Perchè non puoi fare quello che sai fare davvero?"

Allison rifletté un attimo, fece roteare il collo e sospirò. "Questa è una storia per un'altra volta. Fammi un favore" disse ad Oliver. "Invia un messaggio a Lucas Roberts, lo troverai tra i contatti del mio cellulare, digli di tenere il jet pronto, ce ne andiamo da qui tra tre ore al massimo."

Senza aggiungere altro tornò al centro di quell'improvvisato ring e decise che avrebbe seguito il suo istinto, avrebbe dato retta al suo sospetto. Non aveva davvero tempo da perdere e voleva tornare a casa. Ne aveva abbastanza di tutto. Senza esitazione attaccò Kostav; un colpo al viso, una torsione del braccio e le sue ossa scricchiolarono mentre lui urlava di dolore. "Mi ringrazierai dopo" gli disse un attimo prima di spezzargli il collo con un movimento deciso. Il corpo privo di vita cadde in terra sotto gli sguardi attoniti dei presenti, di tutti loro. Calò il silenzio per un istante, infine Anatoly la raggiunse e dopo uno sguardo al corpo di Kostav le tese la mano per stringere la sua, sul suo viso un mezzo sorriso che ad Allison diede fin troppe certezze.

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Kostav aprì gli occhi piano, ricordava di aver combattuto, ricordava che la sua avversaria era stata Allison Morgan e ricordava che aveva avuto la meglio. Più o meno. "Dove diavolo sono?" mormorò alzandosi a sedere e strofinandosi gli occhi per riprendere lucidità.

"Sei sul mio jet privato" gli disse la voce che gli aveva parlato poco prima che perdesse i sensi. "Bourbon?"

Lui afferrò il bicchiere che Allison gli porgeva e bevve un lungo sorso. Guardò le altre facce presenti e poi scrutò lei da capo a piedi prima di parlare. "Perché non mi hai ucciso? Ne avevi l'opportunità."

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