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Allison si svegliò di soprassalto ritrovandosi da sola nel grande letto. Accarezzò con la mano la parte di Elijah ma scoprì che era fredda. Accese la lampada sul comodino, la luce le permise di vedere che né il cuscino né le coperte erano sgualcite, il che significava che Elijah non si era proprio messo a letto quella sera. Deglutendo a vuoto si passò entrambe le mani sul viso, poi ne fece scivolare una tra i capelli e respirò a fondo. Era un Arcangelo, una delle creature più potenti al mondo e la cosa non le piaceva affatto.

Sirahel le aveva detto che era un grande onore, un privilegio. Hai idea di quanto potere hai, di quante cose puoi fare? Della purezza che racchiudi dentro di te? Era sembrato entusiasta mentre le elencava cosa poteva fare, cosa poteva diventare. A lei però non interessava. Sarebbe volentieri tornata indietro nel tempo se avesse potuto, così indietro da non scatenare neppure il Nephilim che era prima di diventare un Arcangelo.

Quando suo padre le aveva detto tutte le magnificenze di cui era capace, ora che di umano in lei non c'era più nulla, per un attimo lei aveva pensato che non fosse tanto male in fondo. Aveva pensato che avrebbe potuto aiutare la gente ancora di più di quanto facesse, che non avrebbe più conosciuto il fallimento o il dolore di vedere morire qualcuno che le stava a cuore. Aveva immaginato un futuro quasi roseo, in cui proteggeva tutti, in cui si liberava di ogni pericolo – Inadu per prima – e viveva la sua vita libera da ogni preoccupazione. Niente più ansia per i Winchester e Castiel e i pericoli che quotidianamente correvano, niente più preoccupazione per le orde di nemici dei Mikaelson che ogni giorno tramavano nell'ombra. Niente più paura per Hope... avrebbe potuto proteggere tutti, senza sforzo. Ma poi Sirahel, insieme ai vantaggi di quel potere, le aveva elencato gli svantaggi: ogni cosa è amplificata, le aveva detto, e questo non è sempre un bene. Sarai in grado di percepire cose che gli altri non percepiscono, Radio Angeli sarà sempre lì a farti eco nelle orecchie e soprattutto, e questa era la cosa più importante a dire del millenario Arcangelo con il quale condivideva il suo DNA, non puoi interferire con l'ordine naturale delle cose. Non puoi farlo neppure se a pagarne le conseguenze è qualcuno che ami. Quindi se qualcuno viene ferito e sta per morire, scordati di poterlo guarire e riportarlo alla vita. E così il sogno di Allison di poter salvare tutti era sfumato. E il malumore era aumentato.

Che senso aveva essere così potente se non poteva usare quel potere per salvare gli altri, le persone che amava... E poi c'era quell'altra questione: non era in grado di controllare il suo potere e aveva rischiato di fare male alle persone a cui voleva bene. Elijah l'aveva stretta forte e l'aveva rassicurata, ma nei suoi occhi – come negli occhi degli altri – Allison aveva notato uno scintillio inconfondibile. La paura.

Il che aveva senso, lei lo capiva, ma non era piacevole. Soprattutto se a guardarla con quello scintillio era Elijah, la persona che lei di più amava al mondo. Era grata che Hope non avesse visto quello di cui era capace, la paura era qualcosa che non voleva vedere negli occhi della piccola. Mai.

Lentamente si mise in piedi e si incamminò verso il piano di sotto. Trovò Castiel seduto sul divano, a far nulla. Ma non c'era solo lui: una dozzina di mietitori erano fermi nella stanza, gli occhi bassi e le mani incrociate dietro la schiena. "Cass" gli disse lei avvicinandosi a lui con cautela, le mani tremanti e gli occhi che pizzicavano di lacrime. "Perché ci sono una dozzina di mietitori?"

Lui la fissò perplesso, poi le sue labbra si piegarono in una espressione strana. Mosse la mano e sospirò guardando davanti a sé. Allison ebbe la sensazione che li stesse vedendo per la prima volta. "Sono inquietanti" mormorò.

"Sono qui..."

"No" la interruppe l'angelo. "È vero, di solito si radunano quando sta per verificarsi un corposo spargimento di sangue. Ma stavolta sono qui per te."

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