20 - Cinque semplici regole

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Mi risveglio in camera di Harry, stretta fra le sue braccia. Una cosa del genere, fino a qualche giorno fa, mi sarebbe sembrata anormale, ma non lo è, visto che, da ieri, stiamo insieme.
Lentamente, schiude anche lui le palpebre e allunga una mano per spegnere la sveglia abbandonata sul comodino. Si volta a guardarmi e, subito, mi sorride.

«Buongiorno» , mormora. Ha la voce roca.

Gli bacio una guancia. «Sai che, se i nostri genitori ci vedessero adesso, finiremmo nei guai?» Mi stringo al suo torace.

«Lo so, per questo ho chiesto a Gemma di tenerli lontani dalla mia stanza. Sai, sembra piacerle l'idea di noi due insieme» , mi risponde, baciandomi la fronte.

Poco dopo, come invocata, la mia sorellastra fa il suo ingresso in camera. «Sveglia, dormiglioni! La scuola vi sta aspettando!» Ci contempla e sorride, felice.

Sospiro e mi alzo dal letto, seguita a ruota da Harry. Raggiungiamo tutti e tre la cucina e troviamo già Anne e mio padre seduti a tavola a fare colazione.
Mi scaldo una tazza di latte e poi mi lascio cadere accanto al riccio, intento a mangiare cereali.

«Puoi passarmi i biscotti?»

«Certo» , risponde, gentile, porgendomi la scatola e sorridendo.

Anne, sconvolta, ci osserva.
Mio padre, insospettito, posa il giornale sul tavolo e inizia a squadrarci. «Non vi sembra di essere entrati un po' troppo nei personaggi che abbiamo interpretato?» , ci chiede.

Scuoto la testa.

«Assolutamente no» , mente anche Harry, leggermente agitato.

Marie

Con la coda dell'occhio, noto Niall uscire dal portone. «Parker, aspettami! Non correre!» Mi sfugge un sospiro pesante. Non riuscirò a reggere questa situazione ancora per molto.
Da quando sono ricominciate le lezioni, approfittando del fatto che, ora, siamo vicini di casa, ogni giorno mi insegue per fare insieme la strada che ci separa da scuola. «Fermati!» , mi urla nuovamente, visibilmente seccato.

Di colpo, mi blocco e mi volto verso di lui. «Che cosa vuoi da me? Perché mi insegui?»

«Frequentiamo lo stesso liceo. Perché vuoi farmi fare la strada da solo?»

«Perché cerchi di passare del tempo con me? Parla» , insisto, rischiando di perdere le staffe.

«Voglio conoscerti meglio, Marie. Non mi sembri poi così male» , ammette.

Mi ha appena chiamata per nome? «E te ne accorgi soltanto adesso? Horan, il nostro rapporto non migliorerà, né ora, né mai» , affermo, prima di ricominciare a camminare.

Mi si para davanti. «Io, invece, credo di sì. Grazie a delle regole da seguire, magari.»

Scettica, inarco un sopracciglio. «Quali?»

«Potremmo iniziare a chiamarci per nome. Questa è la prima.» , risponde.
«Mi sembra un'idea stupida. Non funzionerà.»

«Proviamoci. Ci baseremo su cinque regole. Te ne dirò una ogni giorno» Gli compare sulle labbra un sorriso furbo.

«Sai, Niall, non mi fido di te, ma sarà divertente guardare il tuo piano fallire miseramente.»

«Vedo che già stai seguendo la prima regola» , mi fa notare. «Credo che, alla fine, sarai costretta a darmi ragione» , aggiunge.

«Illuso.»                                                     

Celeste

La ragazza con la valigiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora