13.Dolcezza nella tragedia

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Sayak si svegliò su delle foglie completamente nuda. Si sentiva distrutta ed esausta, non capiva cosa era successo, aveva rimosso ogni ricordo da dentro di lei.

"Quanto detesto questo corpo" pensando a queste parole ritornò nella sua forma da uomo, la preferiva, si sentiva se stesso, era... libero.

-Ti sei svegliat... oh- disse suo padre mentre era nella forma di drago.

-Eppure ti avevo detto che qui devi avere la tua vera forma- disse lui con grande astio.

-No padre, io sto bene così, mi sento me stesso, e sopratutto lo faccio pe..-

-Per tuo fratello, si. Non capisco come tu possa averlo perdonato, ah si, tanto tua madre era la prima puttana di famiglia-

-Mamma viveva sottraendo energie da altri, e lo sai meglio di me- ribatté Sayak iniziando ad arrabbiarsi, era stata la sua maledizione, e lui lo sapeva bene.

-Si certo, ora spiegami perché sei tornat...o- disse lui rassegnato.

Non poteva ucciderlo o fare qualcosa, erano nel territorio del branco, chi attacca un proprio simile li, viene ucciso attraverso un colpo inflitto da ciascuno che ne faceva parte.

-Volevo dirti che mi arruolo nell'esercito degli angeli, ho intenzione di combattere-

"E forse riuscendo ad arrivare a una carica elevata riuscirò ad arrivare a Eyanel, infondo è la figlia di quella puttana di Supremo"

-Allora vattene- disse secco voltandosi.

Non aveva nessuna voglia di avere a che fare con qualcuno che faceva parte delle guardie reali. E ovviamente non aveva idea che loro erano le guardie personali di Supremo, o meglio... lo era, ora doveva ricominciare tutto da capo. Lui lo era diventato grazie a suo fratello, ma non aveva mai capito come era arrivato così in alto senza aiuto e senza dirgli nulla.

Sayak sospirò e alzandosi da quel ammasso di foglie si diresse fuori da quella radura senza voltarsi e senza salutare nessuno, aveva notato che non aveva le ali, imprecò. Non poteva farci niente, iniziò a vagare cercando di arrivare alla città degli angeli usando solo i poteri.


Kelery era riuscita ad avere un accordo con Satana: una volta ogni tre giorni Eyanel sarebbe stata con lei. In quei giorni Kelery le insegnava a camminare, parlare, e leggere.

La bambina si era dimostrata un prodigio, in meno di una settimana riusciva già a camminare, e in meno di due mesi riusciva a fare un discorso, per quanto semplice, senza incepparsi e al tempo stesso leggeva da sola piccoli libri di fiaba, Kelery era davvaro orgogliosa di lei.

Nei giorni in cui Eyanel non era con lei, Satana si divertiva a torturarla, le aveva insegnato come tenere la spada, e dopo un mese le aveva già insegnato a decapitare una persona sotto suo comando. La stava trasformando in una macchina da guerra, anche se si vedeva che la bambina ci soffriva non poco. Aveva imparato una cosa: ubbidire. Sapeva che se si fosse ribellata o detto di no l'avrebbe pagata molto cara, e non lo voleva.

Questo addestramento si prolungava per tutto il giorno, poi la notte Supremo la chiamava a se e le insegnava un po' di cose sulla burocrazia, aveva intenzione con il tempo di scaricare tutto a Eyanel. La bambina ritornava quasi all'alba nella sua stanza, dalla quale era sparita la culla, o meglio, era cambiato tutto. Satana e Supremo avevano creato un palazzo che si trovava esattamente a metà tra i due regni, in modo che potessero controllarla con facilità, anche se principalmente si trovava da sola, tranne che per Kelery che veniva a trovarla ogni tre giorni.

Di notte, quando riusciva ad arrivare in camera, piangeva. Non ce la faceva più, ogni giorno tornava con ferite più o meno gravi, ma c'era sempre una presenza, lei si era autoconvinta che face parte di un sogno.

-Povera la mia dolce bambina- quella presenza le accarezzò la guancia.

-Mi dispiace bambina mia... ma cerca di resistere- le parole erano sempre quelle, e la canzone che intonava sempre la stessa, era una presenza molto dolce e famigliare.

-Mamma...- diceva sempre Eyanel prima di cadere in un sonno profondo.

Eyanel [SOSPESO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora