45. Esperimenti voluti

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 Eyanel aprì gli occhi non capendo dove si trovasse, vedeva solo davanti a sé una luce bianca, accecante e fastidiosissima, quindi li richiuse subito, ancora scombussolata e cercando di capire dove si trovasse utilizzando gli altri sensi, anche se era una cosa abbastanza difficile in quanto tutto il suo corpo le stava mandando fitte di dolore allucinanti. Provò a muovere una mano, ma sentì come se quell'arto non  le appartenesse affatto, era strano. 

Quasi a fatica riuscì a mettersi sul fianco, capendo che comunque si trovava su una superficie rigida, come se fosse un tavolino di una sala operatoria, anche se avvertiva un leggero strato morbido, sembrava quasi un piccolo materassino poggiato su una superficie dura, anche se erano solo teorie in quanto teneva gli occhi chiusi avendo ancora quel fastidio dovuto alla luce e facendole vedere delle ombre. 

Restò sdraiata in quella posizione, capendo che comunque in quel modo non aveva più in faccia quella luce accecante e aprì lentamente gli occhi cercando di adattarsi e capire dove fosse e cosa stesse succedendo.

La prima cosa che vide fu il suo braccio che la fece sbiancare: la sua mano era cibernetica. Aspetta, come? Com'era possibile? Ma ora che ci pensava... non era la prima volta che si svegliava avendo la sensazione di muovere un arto che non sentiva proprio, accompagnata dalla sensazione di confusione e fastidio dovuti a capogiri, come se fosse stata drogata o assopita e non era solo una sua supposizione in quanto comunque quando si svegliava trovava  dei farmaci accanto al proprio letto, forse era collegato proprio a questo, o meglio, ne era proprio sicura.  

La seconda cosa che notò che era una sala completamente buia, non riusciva a vedere nulla oltre il suo naso, forse perché si sentiva completamente stordita, o forse perché i suoi occhi non si erano adattati ancora alle tenebre di quella stanza e sopratutto perché davanti ai suoi occhi continuavano a fluttuare quelle ombre colorate dovute alla luce della lampada che era sopra la sua testa. Ora che ci pensava meglio, sembrava quasi che illuminasse solo lei e... la superficie su cui era poggiata, che a quanto pareva era davvero una tavolino d'acciaio di una sala operatoria con sopra un piccolo materassino di pochi centimetri. 

Eyanel non capiva minimamente per quale motivo fosse lì e nemmeno ricordava cosa era successo prima. Poi come se le si fosse accesa una lampadina ricordò. Ricordò di Dain, le torture, il suo ghigno e anche la sua frustrazione nel non sentirla supplicare di smetterla, ma ora come ora le sfuggiva il motivo di tutto ciò, forse glielo aveva detto, ma non rammentava. 

Improvvisamente si sentì soffocare, notò poco dopo, riuscendo a fatica ad abbassare lo sguardo, che mezzo volto era coperto con un panno bianco intriso di qualcosa, l'odore era dolce, ma capiva che forse non era un bene inalarlo, anche se non poteva fare altrimenti mentre cercava di svincolarsi da quella mossa senza riuscirci in quanto in quelle condizioni si sentiva molto debole, l'unica cosa che riusciva a muovere era la propria coda bicolore avvolta in se stessa come una treccia che non sapeva usare in modo efficace da ferire o usare come arma.

-Non dovresti essere sveglia- disse una voce che nemmeno identificò che continuava a stingerla al suo petto e premere quel panno al volto della ragazza.

Eyanel sembrò quasi che lei stesse iniziando a girare su se stessa, ma era impossibile, era distesa lì e sentiva come se la parte posteriore della sua testa venisse schiacciata su qualcosa di duro, ma allo stesso tempo vivo, la cosa non la tranquillizzò. Le sue palpebre cominciavano a chiudersi mentre la sua coda continuava a muoversi in tutte le direzioni, impotente, fino a che poi non vide solo il buio, con un odore dolce che la seguì. 


-Mio signore, non so come sia possibile...- disse l'uomo mentre stava rimettendo la ragazza su quella lastra fredda.

-Silenzio!- tuonò Satana visibilmente irritato. 

Gli era stata data parola che quella non doveva svegliarsi prima di una giornata intera, aveva ancora tanto da modificare e da rendere perfetto, non avrebbe mollato, anzi, era solo l'inizio di tutto. Sarebbe stata una macchina perfetta, pronta ad eseguire i suoi ordini alla lettera, senza se e senza ma. 

Ora doveva pensare a una strategia, sapeva che Eyanel sarebbe stata una pedina fondamentale in quella battaglia che stava avendo luogo, doveva sbrigarsi.

-Tu. Muoviti a renderla come ci siamo detti, hai due ore-.

-Ma mio signore...-

-La tua testa diventerà un bellissimo arredo nella mia stanza, almeno vedresti qualche donna- disse ridendo, per poi uscire da quella sala. 

L'uomo sospirò guardando il suo signore uscire. Non era giusto, aveva continuato a sperimentare come quella bambina dalla tenerà età e sapeva che quel copro non avrebbe resistito a quelle atrocità, ma era suo dovere ubbidire e far in modo che diventasse solo uno step in più rispetto a quello che Eyanel sarebbe diventata alla fine. Doveva ubbidire, era il suo lavoro e non avrebbe rischiato di rimettersi la vita. 

Scuotendo la testa si mise a lavoro.  



*angolo autrice*

Hey gente! No, non sono ancora morta (ma manca poco assicuro). Sono solo in alto mare con l'università e sopratutto ho anche impegni personali che mi stanno portando via molto tempo. Circa da giugno ricomincerò a scrivere e pubblicare capitoli regolarmente, devo solo organizzarmi bene, promesso.

Per quanto riguarda il capitolo spero vi piaccia e sopratutto fatemi sapere commentando <3. 

Eyanel [SOSPESO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora