cap 7 Ti presento John

2.1K 130 70
                                    

- Ogni volta che passi mi si rizza come il telepas con la sbarra per il traffico in autostrada-
-Sei volgare e scontato-
-Beh mostrami che sai fare piccolo genietto del male-
-Se la stupidità fosse un piacere allora tu saresti multiorgasmico-
-Con quella bella boccuccia ci sono cose ben più piacevoli che potresti fare-
-Mandarti a fanculo rimane al primo posto-
-Mi stai dando il permesso di farmi il tuo culo?-
-Sei un volgare idiota-
-Hai già detto che sono volgare-
-Non abbastanza-

Ormai a Noah era chiaro che quel ragazzino lo eccitava come poche cose al mondo. Non ne capiva il motivo ma quelle chiappette piccole, sode e tonde lo arrapavano, e oltre al lato B trovava attraente anche le sue labbra carnose, e le manine piccole e affusolate; già le immaginava avvolte intorno alla sua virilità.

Pensandoci però si rese conto di non voler girare con un bastone d'acciaio nelle mutande quindi cercò di concentrarsi su altro.

Pensa a una scimmia, pelosa...che mangia una banana, no no no la banana non aiuta, pensa a una scimmia pelosa che scorreggia. Ok, ora l'erezione è passata.

-E tu sei tremendamente noioso e eccitante-
-Forse, ma la cosa non dovrebbe riguardarti io e il mio fantastico corpo abbiamo altro da fare che starti attorno-

Leonida si avvicinò a loro.

-Piccolo Lele come va?-
-Sono un po affaticato e anche vagamente irritato-
-L'alfa ti tratta male?-
-Dovrei denunciarlo per molestie-

Alessandro lo raggiunse e si nascose dietro la sua schina, la grande mano dell'altro gli scompigliò i capelli dolcemente e ridacchiò.

-È solo un tipo molto impetuoso-

Ormai Leonida aveva monopolizzato l'attenzione del moro e Noah aveva voglia di rompere qualcosa, di buttare all'aria tutti gli atrezzi che lo circondavano.
Avrebbe dovuto affidare dei compiti in più a quell'armadio, se aveva tanto tempo da perdere significa che non stava prendendo seriamente i syoi doveri di braccio destro.

I due continuarono a ridere e scherzare e in seguito si aggiunsero anche gli altri membri del gruppo.
Ormai la loro piacevole conversazione (l'unica civile e costituita da più di due frasi) era solo un piacevole ricordo.

Erano tutti degli scansafatiche, avrebbero smesso di adagiarsi sugli allori dopo un'intensa sessione di esercizzi extra e combattimenti corpo a corpo. E se non fosse bastato goi avrebbe messi di turno alle ronde netturne, se non fosse bastato nenache quello avrebbe sicuramente trivato il modo di fargli vomitare l'anima; parola di alfa.

Dopo poco tutti si diressero per la propria strada, ogniuno diretto a casa per del meritato riposo.
Era così anche per Alessandro ma il biondo aveva altri programmi per loro due.

-Aspetta un attimo-
Era stato afferrato per un braccio e si trovò a urlare terrorizzat e molte persone si girarono verso la loro direzione.

-Scusate mi sono spavento-

Tutti ripreso a camminare.

-Mollami immediatamente-

Sentì la presa allentarsi ma non si rilassò finché non fu completamente libero.

-Dobbiamo parlare-
-Ci vediamo domani durante l'intervallo-
-No, vieni a casa mia-
-Perché dovrei-
-Perché lo dico io-
-Non è una motivazione sufficiente, anzi aumenta la mia voglia di mandarti a quel paese-
-Dobbiamo discutere della tua integrazione del branco e poi mio padre vuole incontrarti-

L'alfa del suo alfa, il capo dei capi, il boss finale, quello terrificante che prima di essere battuto ti spezza le ossa più e più volte.

-Sono sudato, puzzo e sembro uno straccio-
-Apprezza chi si impegna e odia aspettare, il meglio che puoi fare è seguirmi-

Odiava dargli vinta, si conoscevano da poco ma di questo era piuttosto sicuro; era la prima cosa che aveva capito di quel loro strano rapporto.
Da quando in qua c'era un loro?
Al massimo potava esserci lui che ignorava quel deficente nel tentativo di non insultarlo.

Se solo avessero reso l'omicidio legale...

Senza dire più niente si diressero verso la casa di Noah.
Erano uno dietro all'altro e in quel modo, grazie anche alla direzione del vento e al sudore, l'odore del biondo gli arrivava dritto in faccia; quel sentore di libertà che tanto lo aveva colpito la prima volta fece un saluto ai suoi ormoni che urlarono eccitati. Si sentiva una ragazzetta al concerto del proprio idolo, gli mancava solo la bava alla bocca, no, si corresse, quella non mancaca più.
Poi arrivò il testosterone e a quel punto pensò di svenire.
Non era così stupido da attribuire la colpa alla stanchezza ma si mise di impegno nel rendere quella scusa il più credibile possibile. Lui era uno schifoso neard e l'unico momento in cui mettava il muso fuori dalla tana era per fare una passeggiata nei boschi, più che altro faceva tre metrei e si stendeva sotto l'albero dietro casa.
Poi aveva fatto tanti di quei così, vome li aveva chiamati Leonida? Sqiy, squat? Non se lo ricordava ma erano stati un inferno.

Per tutto il tragitto sentì il bisogno di spalmarsi sul corpo dell'altro per permettere a quel fantastico odore di appiccicarsi su di lui, tipo cozza sullo scoglio ma più pacevole.
Preso dalla disperazione finse di cadere e gli si butto addosso, ispirò profondemente sotto lo sguardo sconvolto e preoccupato dell'altro.
-Ti senti male? Hai un calo di zuccheri?-
-No figurati-
Lo guardò un po perplesso ma decise di riprendere il cammino, appena arrivati lo avrebbe fatto stendere e riposare pensò Noah.
Nel mentre Alessandro si sentì un idiota e pensò di aver svenduto  l'amor proprio per una sniffata, che a essere sinceri lo aveva lasciato più insoddisfatto che altro quel piccolo assaggio.

Quando arrivarono alla propria meta altro sudore imprlò la fronte dell'omega. Pregava che tutto sarebbe filato per il meglio ma non per questo ci sperò.

-Mio padre può sembrare un tipo un po brusco ma è davvero una brava persona-
-È un alfa-

Il modo in cui lo disse non dava spazio a interpretazioni.
Non vi era traccia di nessuna espressione. Non vi era rabbia, rancore o agitazione, emozioni che Noah si era vagamente aspettato visto il comportamento che aveva dimistrato verso tutti quelli come lui.

La sua sembrava una costatazione, un informazione già aquisita, come se parlasse del tempo.

Ma in fondo era normale. Alessandro sapeva che quel momento sarebbe arrivato, sapeva che non c'era niente da fare contro un alfa e se avesse cercato di imprimere a quell'unica parola tutti i sentimenti che questa gli suscitava non avrebbe saputo quale, si sovrapponevano si allimentavano a vicenda e si annullavano tra loro.

Una volta dentro l'enorme casa iniziò a guardarsi a torno circospetto; era letteralmente nella tana del lupo.

Sentiva il rimore delle tende mosse del venticello, delle pentole che bollivano sul fuoco che crepitava leggero, i rumori esternu attutiti dalle pareti e poi il rumore dei passi.
Raddrizzò la schiena cercò di annullare il temore che aveva preso le gambe e si finse più spavaldo di quanto non si sentisse.
Quando penso che si, ce la piteva fare, che era solo questiine di pochi minuti lo vide entrare e capì che se quell'uomo voleva distruggerlo gli sarebbe bastato un movimento della mano.

omegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora