cap 16 Inizio

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La bocca di Alessandro tremava leggermente, contava per i gemiti appena udibile che uscivano dalla sua bocca ma che Noah percepiva con chiarezza.
Era un suono inebriante, devastante che nonostante fosse appena un sussurro copriva qualsiasi cosa.
Era lì nelle sue mani così caldo, così vivo nel suo contorcersi, si inarcava, lo cercava senza rendersi conto; probabilmente troppo orgoglioso per ammettere quella che per lui era una resa.
Il biondo si calò nuovamente sui muscoli guizzanti che si trovavano tra collo e spalla del moro.
C'era qualcosa di battagliero nella sua arrendevolezza: si dimenava come se stare fermo tra le sue mani fosse cedere la carne dure che stringeva tra le dita non era come quella delle poche donne che aveva toccato, non si modellava lasciandosi scavare a resisteva temeraria e scattava si contraeva così deliziosamente.
Da quella breve distanza l'odore dell'omega lo avvolgeva come una pesante coperta, lo accoglieva, lo confortava, lo scaldava.
Si sentiva confuso, perso nel piacere; quel piacere che però era una certezza, la certezza di voler altro il desiderio di possederlo che era un tarlo e scavava in fondo per far cedere le fondamenta che fino a quel momento lo avevano retto.
Era delizioso sotto di lui mentre lo toccava a sua volta, le sue piccole mani erano aggrappate ai fianchi sotto la maglia e lo graffiavano lasciando segni rossi destinati a sparire in pochi secondi ma rimpiazzati immediatamente da altri più freschi e profondi.
Poi le gambe si erano separate per lui, per lasciargli spazio nel gesto più erotico e istintivo che avesse mai visto fare; si apriva a lui, per lui.
Allora lasciò che un ginocchio raggiungesse la sua intimità e vi fece pressione, sfrego lentamente e Alessandro con movimenti decisi delle anche lo assecondava anzi prendeva il comando nel desiderio di appagarsi.

Gli occhi marroni del minore erano diventati lucidi e sbravano non vederlo, quel pensiero lo innervosì.
C'era lui è nessun altro e l'altro doveva capirlo.
Si avvicinò al suo orecchio morse forte il lobo provocando un nuovo gemito poi leccò il contorno e succhiò quel punto sensibile poco al di sotto.

-Chiama il mio nome-

Accompagnò la richiesta con un movimento più deciso del ginocchio sulla sua intimità per poi immobbilizzarsi.
L'altro cercò nuovamente quella frizione così piacevole ma Noah si ritrasse.

-Dilllo!-
-Noah, Noah,Noah-

Dopo quel disperato richiamo si ributtò nuovo nuovamente su quel corpo.
Era peccato era piacere, era desiderio represso.
La mano che aveva lasciato sul ventre iniziò a salire pervarsa: fece un giro intorno all'ombelico saggiando la lieve peluria che portanva dal bordo dei pantaloni per poi proseguire verso la linea appena accennata degli addominali .
Quando giunse ai capezzoli sentì qualcosa di freddo e duro sotto le dita ma non ebbe il tempo di fare altro che i rumori di una porta che veniva aperta lo distrasse.

Si allontanarono entrambi di scatto ma non servi a molto.
La sorella non li aveva visto ma non era necessario, così come non voi era bisogno del fine olfatto del lupo per sentire l'eccitazione nell'aria.
Lo sguardo torvo che Zoe lanciò al biondo gli fece salire dei brividi di terrore lungo la schiena.

-La mamma chiede se il tuo "amichetto" vuole mangiare da noi ma credo abbia da fare vero?-

Noah aveva colto l'invito a rifiutare ma era un amante del pericolo.

-In realtà sono libero, liberissimo direi-

La rossa lo fulmini con lo sguardo, rimase ferma lì sulla soglia, forse si aspettava una smentita, poi si girò verso il fratello.
Entrambi si fissavano impegnati in quella che doveva essere un'accesa discussione non verbale, poi lei annuì e se ne andò.

-Tu non saresti dovuto tornare a casa a quest'ora?-
-Cambio di programma-

Ora che la sua attenzione non gravitava intorno al corpo del giovane si rese conto della dolorosa pressione; prima era così preso dal percepire l'altro da non da non sentire le proprie esigenze.
E adesso non poteva scendere in quelle condizioni.
Voltò la testa nella direzione dell'altro e si rese conto di non essere l'unico con un duro problema da risolvere.
Si schiarì la voce

-Io andrò in in bagno fingendo che la cosa non abbia a che fare con quanto appena successo-
-Bene è al piano di sotto, è l'unica la porta con la chiave inserita-
-Ok-
Entrò in bagno e si chiuse dentro portando immediatamente una mano al proprio sesso.
Era duro come non mai e pulsava per via del sangue, della passione, che scorreva potente.
Lo strinse alla base salendo verso l'altro immaginando fossero altre le dita che saldamente lo imprigionavano.
Sarebbe stato ancora meglio se ad avvolgero fossero una paio di labbra calde e seducenti, gli sembrava di sentirle scorrere prima lentamente e umide poi con sempre maggior convinzione gli sembrava di vedere il filo di bava che collegava quella profonda cavità, che lo avrebbe accolto tutto, con la sua resezione qualora si fosse staccando producendo uno schiocco erotico.

I movimenti si erano fatti più frenetici. Il pensiero di del moro che si dedicava al suo piacere lo faceva impazzire, pensate alla sua testa tra le gambe con le mani poggiati sulle cosce o sulla'inguine... da perdere la testa.
Le gambe non lo reggevano più ed era crollato lungo il muro.

La lingua avrebbe percorso la sua lunghezza per lambire la punta e assaggiare l'apertura da cui sarebbe uscito il suo caldo seme.
Col pensiero della sua essenza che ricopriva il volto del giovane marchiandolo venne in maniera impetuosa.

Era stremato e affannato, non pensava che dell'auto erotismo potesse portarlo a certe vette, fiuguriamoci come sarebbe stato se le sue fantasie fossero state reali.

Si lavò le mani e si pulì cercando di rendersi nuovamente presentabile.
Mentre si sorreggeva al lavandino e teneva il volto puntato allo specchio poteva sentire ancora le gambe tremare, scosse dal piacere.
Era arrossato, gli occhi erano lucidi, nella gola gli sembrava di sentire ancora i gemiti sordi scuoterlo e graffiarne le pareti.

Fece un ultimo respiro profondo e si diresse nuovamente in mansarda.

Quando tornò non vide Alessandro da nessuna parte ma sentì un gemito acuto. Il pensipero che dietro una delle porte (probabilmente vi era in bagno anche lì) Alessandro si stesse toccando come aveva fatto egli stesso poco prima, forse pensando pensando a lui, ebbe il potere di eccitarlo nuovamente.

Merda, non di nuovo

Quando Alessandro uscì dal bagno (o quel che pensava potesse essere un bagno) aveva delle deliziose guance arrosate e lo sguardo stravolto, aveva esattamente la faccia che ci si aspetta da chi ha appena avuto un'orgasmo.
Le labbra rosse e gonfie erano una tentazione, uno sfacciato invito.
Noah pensò che l'altro sapesse di essere attraente e si divertisse a stuzzicarlo, non poteva essere altrimenti; o come si spiegava il modo in cui muoveva i fianchi o le reazioni avute appena l'aveva visto?
Quando gli occhi del moro incrociarono quelli della'Alfa infatti il colore purpureo delle guance si era espanso maggiormente sul volto e i denti avevano stretto forte il labbro inferiore, lo sguardo era fuggito per puntarsi altrove.

Ora che la bolla che gli aveva avvolti, che quel torpore, che si potrebbe definire incoscienza, se n'era andato l'imbarazzo gli aveva travolti.

Alessandro si era seduto sul divano nell'angolo in cui poco prima era stato abbracciato dal biondo, che avesse agito inconsciamente (com'è probabile) o che l'abbia fatto nel tentativo di invitare l'altro a stringersi nuovamente a se, non è chiaro.
Ma non sta a noi deciderlo a noi spetta guardare come Noah si sia diretto verso la piccola poltrona allontanandosi da quel corpo che gli si offriva anche lontano dalla passione.
Quello che accadde dopo non avrebbe avuto importanza per molti ma per loro due, che ancora non lo sapevano ma erano legati; alla ricerca continua dell'altro senza conoscerlo senza capire che era una meta e non una tappa, proprio per loro e per quanto li univa quei minuti di silenzio segnarono il loro futuro.

Se questa storia non ve la raccontarsi io ma un altro probabilmente vi verrebbe detto che Alessandro e Noah avevano scritto il loro destino nel momento in cui avevano vagheggiato una vita insieme al compagno, quello giusto, quello vero.
Altri vi avrebbero detto che si erano intrecciati l'uno all'altro il giorno in cui Noah davanti ai cancelli di scuola si era lasciato avvolgere dall'odore del castagno o quando per la prima volta lo aveva visto in quella stanza vuota.
Io penso che abbiano segnato il loro futuro in quei pochi minuti, quando uno distante dall'altro avevano desiderato avvicinarsi per potersi percepire ancora, quando avevano desiderato mettere ancora più distanza turbati da quel desiderio, dalla timedezza e l'incertezza; e quando avevano cercato di fingere, di negare il desiderio che strisciava sotto pelle.
Dunque ormai vi sarà chiaro ma la loro storia inizia ora, inizia dal rifiuto è nasce dell'assenza.
Forse è nel vuoto nel terrore che un amore come il loro poteva attecchire.

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