cap 17 Addomesticare

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Erano ancora lì, immobili nei loro posti, non si parlarono e non si guardavano in un divieto assurdo e testrardo.
Entrambi si sarebbero voluti alzare ma qualcosa lì teneva fermi.
Alessandro una volta seduto in quella parte del divano ancora calda si era sentito esposto e sciocco.
Non riusciva a capirsi, forse era stato un gesto casuale o un messaggio più velato e fine, voleva di nuovo sentirlo e sentirsi; perché stretto tra quelle braccia, sotto quegli assalti si era riscoperto.
Aveva percepito ogni lembo di pelle recettivo e febbricitante, aveva desiderato nuovo fervore e nuovo contatto bruciante.
Poi però Noah era passato avanti e si era sentito deluso in una misura che il suo ego gli impediva di accettare.
Si sentì umiliato, deriso, il passatempo di un idiota la cui acqua ossigeneta era giunta fin al cervello danneggiando le poche sinapsi presenti (perché siamo seri era troppo biondo per essere naturale).
Dal canto suo il moggiore si sentiva scombussolato da tutte quelle sensazioni intense mai provate prima. Faceva tanto il don Giovanni ma in realtà aveva avuto solo che rari approcci col sesso, non che gli mancasse la "materia prima" ma non si sentiva a suo agio; dopo l'amplesso il bisogno immediato di alzarsi e lavarsi lo scuoteva impellente, doveva semplicemente andarsene.
Sapeva quanto quelle reazioni non fossero normali, il corpo nel suo letto gli portava alla mente un solo pensiero 'ingombrante'.
Con Alessandro era diverso, gli piaceva la sensazione di pelle contro pelle, il respiro a solleticargli il collo; però si sentiva in imbarazzo, non sapeva cosa fare dopo quell'assalto.
Forse potremmo parlare di sensi di colpa, gli stessi che gli avevano impedito di aprire la porta il giorno prima e che ancora una volta gli impedivano di avvicinarsi in maniera diretta e schietta, ci sarebbe stata una finestra per lui anche questa volta?
Sentiva una strana rabbia montare, l'inerzia lo devastava, riflettere per poi agire non faceva per lui e gli riusciva davvero male. Non puoi passare la vita buttandoti a capo fitto negli eventi per poi sperare di saper creare un piano e seguirlo senza creare danni.

Più il tempo passava e maggiormente questi sentimenti sedimentavano e crescevano; la rabbia la frustrazione e il senso di abbandono.

La porta venne nuovamente aperta.

-È pronto scendete-

Zoe era entrata sperando con tutto il cuore di non trovare quell'energumeno appicicato al suo adorabile fratellino.

-Arriviamo Tine-

I tre iniziarono a scendere le scale ma a pochi gradini dal piano terra Zoe afferrò il fratello e lo trascinò nuovamente di sopra, Noah li aveva sentiti immediatamente ma decise di proseguire; aveva combinato abbastanza danni in una giornata forse doveva allontanarsi un attimo dal moro e lasciargli i suoi spazzi.

La rossa trascinò Alessandro nella propria Camera e chiuse nuovamente la porta.

-Che succede? Ti ha fatto qualcosa?-
-No, cioè si, ma io ero consenziente-
-Tu sei in calore ovvio che sei consenziente, hai il buco del culo che prega di essere riempito e sfondato-
-Sarebbe fantastico se tu non parlassi in questi termini del mio corpo, davvero, non mi offendo mica-
-Oh ma dai, sai che è così. Lui conosce il calore, quindi ne ha approfittato in poche parole-
-No non credo-
-Si invece, gli hai detto che non puoi controllarlo e se non lo hai fatto sono sicura che lo sa-
-Beh non deve essere facile neanche per lui-

La ragazza gli afferrò saldamente le spalle e lo fissò negli occhi.

-Dimmi che non si è avvicinato lui è io mi metterò l'anima in pace-

Il ragazzo non rispose.

-Bene-

Zoe mollò la presa.

-Se fa un solo passo falso lo ucciderò mentre dorme, non scherzo-
-È diverso questa volta-
-Non mi interessa, non permetterò che riaccada. Ho già ucciso non mi farò certo degli scrupoli ora-
-Erano troppi e tu non potivi fare niente, sto bene, sono qui; non devi lasciare che i ricordi ti feriscano-

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