cap 21 essere amichevoli non uccide

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Mentre Alessandro cercava di conversare con Marck, ricevendo in cambio poco più che qualche cenno, si sentiva osservato da Noah che però non faceva niente, non si avvicinava non cercava di parlargli; una bambola gonfiabile sarebbe stata più coinvolgente.
Se lo aspettava però, probabilmente stava ancora pensando a ciò che si erano detti qualche giorno fa, e in effetti ci stava pensando anche lui; si chiedeva se avesse fatto bene, se sua sorella non avesse ragione e la sua decisione di prestargli quel libro fosse stata una gran cretinata. Di certo non la prima della sua lunga carriera, quindi perchè preoccuparsi propri ora? Tanto c'era una legge non scritta secondo cui: per ogni tentativo di essere normale ci sono cinque possibili figure di merda in agguato. 

Quando la campanella suonò e si diressero tutti verso la porta Noah continuava a fissarlo. La cosa si stava facendo esasperante e stupidamente e malatamente eccitante, era sempre stato un'esibizionista e forse sua sorella faceva bene a chiamarlo puttanella; non  poteva farci niente se pensare a quel biondo che lo fissava anche mentre si masturbava o semplicemente si spogliava lo faceva eccitava da morire.
Vorrebbe prendere quel cretino per il colletto , diminuire la differenza d'altezza, non indifferente, e urlargli che se ha intenzione di fare a lungo il cretino e ignorarlo allora può anche andare a quel paese e strusciarsi sul cazzo di un altro, questa ultima parte forse sarebbe meglio non dirla visto che comunque non ha intenzione di fare niente con lui.
Mentre ha questi pensieri inizia a credere che l'incremento di pensieri sconci nell'arco di quegli ultimi giorni non fosse da attribuirsi al calore ma a qualcosa il cui nome inizia con "N" e finisce con "non è il momento di pensarci ora, anzi non è mai il momento di pensarci oah"

Entrato in classe, poco dopo essersi seduto, gli si avvicinò una dei suoi compagni di classe.

-Abbiamo parlato poco, sono Jessica, ti disturbo se mi siedo qui? - Disse indicando il posto al suo fianco.

-No, figurati-

Nel risponderle aveva scostato la sedia per rimarcare l'invito. Poi però una grande mano, ben più scura della sua lo fermò poggiandovisi sopra.

-Scusa ragazzina, ma questo posto è occupato-

-Ma tu ti siedi sempre dietro, lì vicino alla finestra- La ragazza aveva trovato la forza di reaggire ma la sua voce era leggermente incerta e lo sguardo era basso e schivo. Alessandro apprezzò molto il tentativo e la trovò estremamente adorabile con le guance rosse e la frangia un po spettinata.

-Tu...-

Era sicuro che Marck stesse per dire qualcosa che avrebbe turbato la ragazza quindi decise di intervenire in maniera tempestiva.

-Scusa Jessica, ma oggi mi ero dimenticato di aver promesso a questo lupo scorbutico che mi sarei seduto con lui-

-Non solo oggi-

Voleva davvero non sbuffare ma a quell'atteggiamento così infantile proprio non riuscì a trattenersi.

-Se per te va bene possiamo stare insieme un altra volta, se ti va di accompagniarmi a prendere qualcosa alle macchinette dopo mi farebbe molto piacere-

Jessica guardò un po Marck e poi lui prima di fare dei cenni veloci con la testa e sorridergli.

Quando se ne fu andata Alessandro si girò verso l'amico.

-Prova ad essere te stesso, e dì qualcosa di un po più gentile-

-Quali delle due? Non posso fare entrambe-

Col senno di poi era stato parecchio stupido chiedere a quel ragazzo di essere se stesso e essere gentile allo stesso tempo. Stava per dirgli di provarci almeno, che sforzarsi ad essere amichevoli non uccide, ma poi aveva visto il suo volto corrucciarsi per l'indecisione e il dubbio, stava seriamente pensando a quali delle due cose fare.

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