cap 25 Patto

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Cari lupacchioti da adesso in poi dovreste trovare meno errori di punteggiatura sintassi e altre cose simili, questo perché (rullo di tamburi)
HO UNA BETA
Luciaz_03 ha supportato questa storia dagli inizi e ora è parte integrante del progetto, la ringrazio molto e spero di giungere alla fine di Omega con lei.
Vi lascio al capitolo

Un leggero venticello scuoteva le chiome dei Tassi che lo circondavano e sotto ai suoi piedi si estendeva una fioritura di Calendule, queste coprivano come un tappeto la radura e il loro arancione spiccava all'ombra creata dalle chiome degli enormi alberi lì presenti.

Non si sentiva alcun rumore se non quello delle foglie che venivano mosse dalla brezza, si sentiva trascinato in un mondo morto, un bellissimo quadro animato.

-Ti piace questo posto?-

No non gli piaceva affatto, ma stette zitto.

La voce non sembrava provenire da nessun luogo preciso, si spandeva nell'aria mettendogli i brividi.

-Io non posso raggiungerti perchè sei scappato, non avresti dovuto. Però ti do ancora un po' di tempo per giocare-

Si sentiva come un bambino beccato dopo una marachella, e proprio come un bambino fu tentato di scusarsi, avrebbe acconsentito a qualsiasi richiesta di quella voce, lo sapeva, sentiva che non avrebbe mai potuto dirgli di no eppure era l'unica cosa che voleva fare. 

-Non tenermi il muso, ti sto dando del tempo, divertiti e poi verrò a prenderti, anzi lascerò che sia tu a tornare; per dimostrarmi che hai imparato. Ma dovrò punirti-

Non voleva che lui scambiasse il suo silenzio per un consenso, eppure non disse niente.

Aspetto in piedi, immobile, che la voce gli parlasse di nuovo ma non avvenne.  Non c'era altro che potesse fare in quel luogo, Voleva scappare da quel luogo e dal cattivo presagio che erano sia le Calendule che i tassi, messaggeri di morte e dolore.

All'improvviso dalla vegetazione spuntò un lupo dal bellissimo manto dorato, era elegante con il suo muoversi sinuoso. Le scapole si alzavano e si abbassavano lentamente, e la regolarità con cui scandivano l'avanzare dell'animale ebbe la capacità di calmarlo a discapito del paesaggio così irreale che lo atterriva.

Decise di avvicinarsi, lo desiderava, ne aveva bisogno.

Mosso il primo passo, però, il lupo iniziò ad uggiolare ferito, qualcosa non andava.

Decise di avvicinarsi maggiormente per controllare ma il verso si fece più straziante e quando allungò la mano questo cadde a terra.

Lo poteva sentire lamentarsi e dimenarsi convulsamente, tutto diventava più confuso e concitato.

Più l'animale stava male più lui stesso faceva fatica a respirare, l'affanno poi si era trasformato in una sensazione di soffocamento.

Tra le lacrime e il dolore al petto riuscì a vedere come le zampe scomparivano tra l'erba per poi spuntare nel tentativo di graffiare l'aria, il muso dal pelo chiaro era sporco di fango, aveva, infatti, iniziato a piovere ma nessuno dei due aveva dato segno di accorgersene.

Alessandro sentiva le ginocchia cedere e le gambe pesanti, adesso anche lui era macchiato di terra.

La vista appannata era puntata verso i petali arancioni che spiccavano maggiormente nell'atmosfera grigia.

Poi all'improvviso non sentì nessun verso provenire dal lupo, solo allora il giovane riuscì ad alzarsi e con timore si diresse dove sapeva doveva trovarsi l'animale; eppure non c'era.

Al suo posto poteva vedere solo la pozza di fango macchiata di un orribile color rosso, anche il fango sui suoi vestiti era rosso.

Le macchie si espandevano sui vestiti bagnati, ma le gocce di pioggia non lavavano il rosso dalle mani che ora toccavano la pozza a terra come a volersi accertare che il lupo davvero non ci fosse.

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