Capitolo 2

14.2K 701 85
                                    

«Arrivederci e buona lettura!» salutai il ragazzino dopo avergli dato lo scontrino e il sacchettino con il suo libro dentro.

Mi sorrise, uscì dal negozio e raggiunse la sua mamma.

«Allora... - iniziò vagamente Harry, attirando la mia attenzione - come mai non sei venuta ieri, Cece?»

Sospirai, mentre lui fece lo scontrino ad un altro cliente.

«Zayn ha preferito che rimanessi a casa perché mi ero sentita male a colazione.» spiegai, mentre lui sgranò gli occhi.

«Davvero?» chiese, fra il preoccupato e il malizioso. Non avrei mai creduto che qualcuno potesse provare queste emozioni contemporaneamente, ma il mio migliore amico riusciva a stupirmi sempre.

«Mmh.» mugulai, aspettando che iniziasse a riempirmi di domande.

«Il bambino?» chiese subito, agitato.

«No no, solito malessere da colazione.» dissi, prima di sorridere ad una ragazza appena entrata in libreria.

Sospirò sollevato «E Zayn?» domandò poi, con un sorriso ambiguo sul volto e le sue deliziose fossette sulle guance.

«Cosa?» non capivo dove volesse andare a parare.

«Si è preoccupato così tanto per te, eh?»

«Per noi. - sottolineai - Vorrei ricordarti che il bambino che porto in grembo è anche suo figlio.»

«Come sta andando la convivenza?» ignorò completamente la mia precisazione, così sbuffai e rivolsi la mia attenzione a una donna che non riusciva a trovare un libro.

Poco dopo tornai alla cassa e trovai Harry intento a parlare animatamente con un cliente riguardo alla partita dello scorso weekend. Quando si accorse del mio ritorno, lo salutò e osservò con sguardo intenerito la mia mano sinistra appoggiata sul ventre.

«Sono felice che sia successo con Zayn e non con qualcun altro, sai?»

«Sarebbe stato meglio se non fosse successo proprio, Harry. Ma, okay, lo sto accettando, o almeno ci provo.» sospirai, abbassando lo sguardo verso le mie scarpe.

«Lo so, Cece. Ma intendo dire che conosco Zayn da molti anni ormai e so per certo che non vi abbandonerà, è un ragazzo che si prende le sue responsabilità.» concluse, sospirando.

Il tono rassicurante di Harry non riuscì a tranquillizzarmi del tutto. Mi limitai ad annuire e lui allargò le braccia, come a suggerirmi di abbracciarlo.

Mi buttai fra le sue braccia e mi lasciai stringere, annusando il suo profumo.

«Grazie, Harry. Per tutto.» sussurrai, e solo lui poteva sapere a che cosa mi riferissi.

Quel pomeriggio, dopo essere tornata a casa di Zayn facendomi accompagnare da Harry, mi sedetti al tavolo di legno della cucina, con le gambe sulla sedia strette al petto, per aspettare il ragazzo. Mi sentivo protetta in quella posizione ma, più che altro, era come se riuscissi a proteggere lui dal mondo.

Passai qualche ora, o forse tutto il pomeriggio, su quella sedia a fissare le venature del legno.

«Sai, mi sembra un po' strano parlarti ma...» dissi rivolta a mio figlio, prima di interrompermi allo scattare della serratura del portone.

Una risata acuta, da ragazza, giunse alle mie orecchie unita a quella di Zayn.

Trattenni il respiro, sperando che non entrassero in cucina e, per fortuna, sentii la porta della camera di Zayn aprirsi e chiudersi subito dopo. Non era molto difficile immaginarsi che cosa avrebbero fatto e in fondo lui era stato chiaro il primo giorno riguardo alle ragazze che aveva intenzione di portare a casa, quindi non fui proprio sorpresa da quella situazione. Ero solo a disagio e mi sentivo di troppo, noi eravamo di troppo nella vita di Zayn.

Appoggiai i piedi sul pavimento e, dopo aver preso un pentolino, mi preparai del tè caldo al limone. Versai un cucchiaio di zucchero e tornai sulla sedia, nella posizione precedente. Il liquido bollente percorse la mia gola e mi scaldò lo stomaco, provocandomi innumerevoli brividi.

Finito il mio tè, pensai di chiamare Harry, per chiedergli di uscire uno di quei giorni, anche se in realtà avrei potuto farlo benissimo il giorno dopo in libreria. La verità era che volevo distrarmi, non pensare al fatto che mio figlio, una volta nato e cresciuto, avrebbe vissuto una situazione assurda.

Scossi la testa e riposi nella tasca dei miei jeans il telefono, quando la porta della cucina si spalancò, mostrando una ragazza mora con addosso un top e un paio di slip.

Sobbalzai e lei inarcò un sopracciglio, squadrandomi.

«Zayn!» gridò poi e lui ci raggiunse qualche secondo dopo.

«Che succede? - chiese, prima di accorgersi della mia presenza - Oh, non pensavo fossi qui, Cecilia.»

«Chi è lei?» chiese la ragazza, stizzita, e io cercai di rendermi piccola piccola su quella sedia, senza risultati.

Zayn si grattò il retro del collo, cercando una scusa plausibile che non rivelasse chi fossi veramente. Non capivo perché ci mettesse così tanto a inventarsi qualcosa, tanto ero sicura che quella ragazza non l'avrebbe più vista in vita sua.

«È la fidanzata di un mio amico, incinta.» disse poi, sottolineando il fatto che aspettassi un bambino come per allontanare ogni dubbio di una nostra possibile relazione, e lei annuì.

«E se ci avesse sentito?» chiese poi in un sussurro malizioso e io frenai l'impulso di roteare gli occhi.

«Sarebbe traumatizzata, adesso.» commentò Zayn, facendo ridacchiare la ragazza, mentre io spalancai la bocca, indignata.

Mi alzai di fretta dalla sedia e uscii da quella casa. Non capivo perché si fosse comportato in quel modo, ma in realtà non mi aspettavo granché.

Afferrai il telefono e digitai il numero che mi aveva sempre salvata nelle situazioni difficili.

«Cece?» la sua voce roca riuscì a darmi non poco sollievo.

«Harry, riportami al magazzino, ti prego.» mi spaventava l'idea di ritornare lì dentro, ma non avevo altre alternative e non sarei rimasta in quella casa a farmi deridere dall'amichetta di Zayn.

«Ma perché? Cosa è successo?» chiese preoccupato il mio migliore amico.

«Sapevo che non sarebbe stata una buona idea.» dissi semplicemente e lui non fece altre domande, forse aspettando di avermi di fronte per chiedermi spiegazioni.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora