Capitolo 14

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Stavo correndo da una ventina di minuti senza interruzione e iniziava a mancarmi il fiato. Mi fermai in mezzo al marciapiede e mi piegai sulle ginocchia, per riprendere fiato. Non potevo, però, permettermi di perdere tempo perché magari Niall avrebbe potuto andarsene non vedendomi arrivare, così ripresi la mia corsa verso il chiosco di gelati. La neve era alta e avevo paura di scivolare, ma pochi minuti dopo giunsi di fronte ai tavolini con il fiatone senza alcuna caduta e mi guardai intorno.

Niall non c'era.

Il cuore iniziò a battermi più forte che durante il tragitto e mi guardai intorno, sia preoccupata che delusa.

In realtà non c'era nessuno lì, probabilmente a causa delle condizioni meteorologiche, ma Niall mi aveva dato appuntamento in quel posto. Doveva esserci.

«Piccola.» a quella voce mi voltai velocemente e sospirai di sollievo, per poi corrergli incontro e saltargli addosso senza nemmeno lasciare che dicesse qualcos'altro. Incrociai le gambe dietro la sua schiena e le braccia intorno al suo collo, mentre lui mi strinse il corpo fra le sue braccia.

«Mi sei mancato così tanto, Niall. Non volevo che scoprissi in quel modo del bambino, mi dispiace, davvero. Non essere arrabbiato con me, ti prego.» parlai senza nemmeno respirare fra una frase e l'altra e qualche lacrima iniziò a rigarmi le guance.

Mio fratello mi fece riappoggiare i piedi per terra, per poi accarezzarmi il viso con la sua tipica dolcezza.

«Ehi, non piangere. - sussurrò, asciugando quelle lacrime - Andiamo a sederci da qualche parte così parliamo.» annuii e lo trascinai verso una panchina lì vicino.

L'aria fredda londinese mi fece rabbrividire e Niall mi strinse per scaldarmi.

«Sono già passati due anni, eh?» commentò il biondo, con un tono vagamente nostalgico.

Chiusi gli occhi, ripensando a tutto quello che avevo passato in quel lungo periodo e sospirai.

«La mamma era molto preoccupata i primi mesi, sai? Mi ripeteva ogni giorno che avremmo dovuto riportarti a Mullingar e io ero pronto a partire, ma sapevo che non era ciò che volevi. Sapevo che avevi bisogno di allontanarti da quella situazione e che ce l'avresti fatta.» sorrise lievemente e mi accarezzò la schiena.

«Harry mi ha aiutata molto, credo che se non ci fosse stato lui sarei presto tornata da voi, se non appena atterrata a Londra.» ripensai a quando ero appena arrivata in quella grande città con solo una valigia e qualche sterlina con me e mi ero resa conto della stronzata che avevo fatto, andandomene il giorno del mio diciottesimo compleanno. Come avrei fatto a vivere in una città che non conoscevo, senza una casa, un lavoro e qualcuno su cui contare? Mi ero seduta su un marciapiede a piangere con le mie poche cose accanto e aveva anche iniziato a piovere. Ero pronta ad andarmene, a tornare in quell'inferno in cui ero abituata a vivere, ma poi un ragazzo dai capelli ricci, gli occhi verdi e il sorriso sincero si era avvicinato e mi aveva promesso che mi avrebbe aiutato.

«Harry è quel ragazzo del chiosco?» chiese e io scossi la testa.

«No, è il mio migliore amico. Quel ragazzo era... era Zayn.» risposi, senza specificare che si trattasse del padre di mio figlio. Forse l'aveva capito lui da solo.

«Oh.» corrugò la fronte e un silenzio ricco di domande si fece spazio fra di noi.

Era strano parlare con mio fratello dopo ben due anni. Non sapevo se fosse il caso di chiedergli cosa fosse successo a lui e alla mamma in quel periodo e di sicuro lui avrebbe voluto farmi altre domande sul bambino. Ma non ci riuscivamo. Era come se qualcosa fosse cambiato fra di noi, come se quei due anni di distanza avessero compromesso il nostro vecchio rapporto.

«La casa...?» chiesi, impaurita dalla risposta che avrei potuto ricevere.

Niall sospirò e io sgranai gli occhi, intuendo subito cosa fosse successo.

«Ci hanno sbattuto fuori qualche tempo dopo che te ne sei andata. - rispose infatti, facendomi mancare il fiato - Ma sono felice che tu non fossi con noi in quel momento: non avresti retto un colpo del genere, Cecilia.» cercò di consolarmi ma i sensi di colpa presero comunque possesso del mio corpo.

«Come avete fatto?» dalla mia voce si poteva capire facilmente che sarei scoppiata di nuovo a piangere da un momento all'altro.

Ero stata una vera egoista ad andarmene perché non sopportavo più quella situazione e a lasciare la mia famiglia da sola ad affrontare una cosa del genere.

«Mamma ha conosciuto Robert in quel periodo, che ci ha accolti nella sua casa e le ha chiesto di sposarlo. - spiegò, mentre io pensai a tutto ciò che mi ero persa - È un uomo per bene e credo che ti starebbe molto simpatico se lo conoscessi.» concluse, riservandomi un occhiolino.

Affondai le dita fra i capelli e sospirai.

«Mi sono persa così tante cose.» mormorai, estremamente dispiaciuta.

«Tu? E allora cosa dovrei dire io che da un momento all'altro scopro che sei incinta?» domandò scherzoso, prima di appoggiare le dita sul mio ventre e sorridere. Il suo sorriso era ancora quello di un bambino dolce e divertente che riesce a rallegrarti la giornata. Quel sorriso mi ricordò i pomeriggi passati insieme da bambini, quando ancora non davamo troppo peso a ciò che succedeva intorno a noi.

«È una delle cose più belle che mi siano capitate da quando sono a Londra, insieme a Harry.» dissi, curvando le labbra in un sorriso incerto.

«Ma...?» chiese Niall, incitandomi a continuare.

Aggrottai la fronte «Perché credi che ci sia dell'altro?»

«Per il tono in cui l'hai detto. - si strinse nelle spalle - Non dico che non sia felice per il bambino, ma mi sembra che ci sia qualcosa a turbarti.»

Mio fratello Niall aveva ancora l'incredibile capacità di capirmi al volo, proprio come Harry. E forse era proprio per questo che io e il ragazzo eravamo tanto amici: in lui avevo rivisto la stessa premura e dolcezza di Niall, insieme alle altre sue caratteristiche che lo rendevano semplicemente... Harry.

«Ho paura, Niall. Ho paura perché ho solo vent'anni e mi sento ancora troppo immatura per un figlio. Ma ho paura soprattutto per lui perché non voglio che viva in questo mondo di merda. - mi strinse maggiormente quando un singhiozzo mi scosse il petto - E poi non sono sicura di riuscire a portare avanti la gravidanza, Niall.» confessai, mentre lui sgranò gli occhi.

«Cosa?» chiese incredulo.

«Non riesco ad assorbire tutte le sostanze di cui ha bisogno, anche da quando il ginecologo mi ha prescritto delle pastiglie per migliorare la situazione.» i continui cali di pressione e i sensi di malessere ne erano la dimostrazione. I consigli di Louis mi avevano aiutata molto, ma io sentivo che ancora non erano abbastanza per affrontare altri sei mesi con il bambino nella pancia.

«Ancora problemi con il cibo? - chiese e io annuii - Dovresti rivolgerti ad uno psicologo, e lo sai.»

«Perché tutti continuate a ripetermelo? Persino tu che sai che cosa abbiamo passato.»

«Perché è quello che devi fare per il tuo bene. Per il vostro.» concluse, facendomi vedere la questione da un'altra angolazione.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora