Capitolo 20

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Mi coprii il viso con le mani, tentando di nascondere il rossore provocato dalle parole del mio migliore amico, che non aveva aspettato un minuto per trarre conclusioni affrettate.

«Non mi sono innamorata di lui, smettila di dire stronzate.» borbottai e Harry scoppiò in una spensierata risata e appoggiò la testa sul pavimento, dove era seduto, mentre io strinsi le gambe al petto sul divano di casa Malik.

«Gli hai raccontato il tuo passato, lui il suo, vi siete baciati già due volte, escludendo la festa, e...» lo interruppi, avvampando lievemente al pensiero della festa.

«Smettila di ricordarmi di aver fatto una cosa che non ricordo.» mi lamentai, ricevendo uno sguardo confuso da parte sua. In effetti la mia frase risultava abbastanza contorta, ma aveva un senso: per me quella notte era come il buio totale e lui continuava a nominarla.

«...ed è il padre di tuo figlio. Tu tutto ciò come lo chiami, se non amore?» continuò, ignorando le mie parole.

Roteai gli occhi. Il suo discorso era insensato, non avrei potuto definirlo in modo diverso.

«Non mi sembra che i miei genitori si amino.» commentai, infastidita, e Harry sospirò.

«Non intendevo quello, e lo sai.» sì, lo sapevo. Ma non avevo potuto fare altro che pensare a mia mamma e mio 'padre'. Perché non avevo potuto avere dei genitori che si amassero, che si guardassero come gli altri genitori facevano?

«Comunque il bambino è l'unica cosa che leghi me e Zayn. Tra noi non c'è assolutamente nulla.» spiegai e quelle parole suonarono false persino alle mie orecchie. Non potevo negare di provare qualcosa per il moro, qualsiasi cosa fosse, ma per lui non ero altro che la madre di suo figlio, messa incinta ad una festa.

«A proposito del bambino, - appoggiai una mano sul mio ventre, sorridendo automaticamente - qualche idea per il nome?» chiese, senza nascondere l'entusiasmo, e in quel momento Zayn tornò dalla sua camera. Sperai con tutta me stessa che non avesse sentito i nostri precedenti discorsi e gli sorrisi.

Dopo il nostro bacio non era cambiato tutto, come di solito succedeva, semplicemente non ne avevamo ancora discusso e forse era meglio così. Avevamo avuto entrambi molto a cui pensare e quello era l'ultimo dei nostri problemi. Già, peccato che io non avessi fatto altro che pensare a cosa potesse significare, sia per lui che per me. Quasi sicuramente lui era rimasto confuso quanto me, dato che mi aveva rivelato di non sapere perché mi avesse baciato di nuovo. O mi aveva mentito?

Lui, dopo aver ricambiato il sorriso, mi raggiunse sul divano.

«In realtà non ci ho ancora pensato. - ammisi - Il nome.» spiegai poi a Zayn, dopo un suo sguardo interrogativo.

Il mio migliore amico assottigliò i suoi occhi verdi, come se stesse pensando, prima di alzare il busto dal pavimento «Ci sono! - incontrai il suo sguardo come per incitarlo a continuare - Harry Malik, eh?» propose entusiasta, ma io strinsi le labbra in una linea sottile, mentre il moro alzò entrambe le sopracciglia.

Tossii «Altre proposte?» chiesi, mentre lui assunse un'espressione offesa.

«Ehi, che c'è di sbagliato nel mio nome?»

«Non chiamerò mio figlio Harold, scusa Styles.» cercai di trattenere un sorriso e lui roteò gli occhi.

«Harry è il diminutivo di Harold?» domandò Zayn, incredulo, prima di scoppiare a ridere. Si strinse la pancia per le risate, per poi rotolare giù dal divano e iniziare a contorcersi sul pavimento, senza nascondere il suo divertimento. Ridacchiai, vedendolo così, e il mio migliore amico si alzò in piedi.

«Harold non è il mio fottuto nome. Ad ogni modo, voi non meritate il mio aiuto. - si avviò alla porta, offeso - Ci si vede.»

«Ma dove vai?» chiesi, seguendolo con gli occhi.

«Ho un appuntamento. - quando provai a chiedergli con chi, lui mi anticipò - Se vuoi i dettagli, li saprai alla nascita di Harry Malik, altrimenti nulla.» concluse, prima di uscire dal portone.

Mi aggregai alla risata di Zayn, fino a quando non si calmò, dopo essersi asciugato delle lacrime ai lati degli occhi color nocciola.

«Non ho mai riso così tanto - commentò, prima di prendere un respiro profondo e farsi scappare un'altra risatina - Allora, come lo chiameremo?»

Non ne avevo idea ma di sicuro non Harry, ormai era chiaro. Sorrisi a quel pensiero e mi strinsi leggermente nelle spalle.

«E se fosse una bambina?» avevo già preso in considerazione quell'evenienza e, sinceramente, non mi sarebbe dispiaciuto se fosse stata davvero una femminuccia. Anzi, l'idea iniziava a farsi spazio con prepotenza nella mia mente.

Il ragazzo socchiuse le labbra, come per dire qualcosa, ma poi scosse la testa «Elizabeth? - propose poi - Elizabeth Malik non suona male.» sorrise, ma dai suoi occhi era facilmente intuibile che aveva pensato a un altro nome, prima. Forse era solo la mia immaginazione.

«Se dovesse essere bionda, non la chiamerei così.» aggrottai la fronte.

«E perché?» ridacchiò, probabilmente per la mia espressione.

«Mia zia Elizabeth è bionda e ho sempre pensato che le stesse male il nome. O forse il colore dei capelli. Sì, insomma, ho sempre avuto il desiderio di vederla con i capelli più scuri. Be', magari non con tutte è così. Sai, credo dipenda anche da altre cose, tipo gli occhi, il carattere e...» iniziai a parlare senza prendere il respiro fra una frase e l'altra, ma Zayn mi interruppe. Premette in un attimo le sue labbra sulla mia guancia e io avvampai per il gesto inaspettato.

«Respira. - sussurrò a pochi millimetri dal mio viso - Non credo che nostro figlio possa essere biondo.» commentò, alludendo al colore dei nostri capelli, i suoi neri e i miei color rame.

Ridacchiai per tentare di nascondere il rossore sulle mie guance «Almeno adesso possiamo prendere in considerazione questo nome tranquillamente, anche se ne ho un altro in mente» dissi enigmaticamente e lui sorrise, per poi accarezzarmi lievemente il ventre.

«Oddio, ci sarebbe tuo fratello.» disse a un certo punto, portando lo sguardo verso i miei occhi.

«Cosa?» non capivo di che stesse parlando.

«Mi ricordo che Niall è biondo e, se la genetica non mente...» lo interruppi con una risata estremamente divertita.

«Zayn, Niall è palesemente un finto biondo.» appoggiai la mano sulla mia bocca per smettere di ridere.

Il moro sorrise, per poi appoggiare la testa sul mio petto, come ero solita fare io da piccola quando mi addormentavo con mia mamma. Affondai una mano nei suoi capelli neri e pensai a quanto fossero morbidi.

«Secondo me avrà i capelli come i tuoi. - dissi poi - Speriamo solo che non metta tutto il gel che usi tu.» conclusi, strappandogli un sorriso.

Alzò il viso verso il mio, incatenando i nostri sguardi. Avrei voluto dirgli tante cose in quel momento ma soprattutto avevo bisogno di risposte. Decisi però di tacere.

«A me basta che abbia i tuoi occhi, sia la forma che il colore.» rispose, allungando un dito verso il mio viso, per poi accarezzarmi la pelle all'altezza dell'occhio sinistro.

Afferrai il labbro inferiore fra i denti, per cercare di trattenere un sorriso di riconoscenza per il suo complimento. Cioè, non era proprio un complimento, ma più o meno.

«Pensi mai al fatto che ancora sia un piccolo rigonfiamento del tuo ventre e fra sei mesi lo avremo in braccio? Noteremo quali caratteristiche abbia tue e quali mie, potrai allattarlo, lo porteremo a vedere un sacco di cose, dormiremo sdraiati accanto a lui e io potrò stringergli le dita, sentire il battito del suo cuore.» mi persi ad osservare le sue labbra mentre pronunciava queste dolci parole. Osservai la sua espressione concentrata, la fronte corrucciata per pensare a tutte quelle cose e io non potei fare a meno di sorridere.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora