Capitolo 5

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Cosa ci faceva lui qui? Era venuto a Londra da Mullingar per quale motivo?

«Sai, sei cambiata molto in questi due anni. - commentò con un sorriso dolce - L'aria inglese deve averti fatto davvero bene, perché non sei mai stata così bella.»

«Perché sei qui?» chiesi sconcertata.

«Già, cosa vuoi da lei?» la voce di Zayn giunse alle mie orecchie e subito pensai a tutte le spiegazioni che avrei dovuto dare ad entrambi.

Il ragazzo appoggiò le coppette di gelato sul tavolino e incrociò le braccia al petto con fare minaccioso.

«Tu chi saresti?» domandò a sua volta Niall, assottigliando i suoi occhi azzurri.

«Quello che ti spaccherà quel bel faccino se non sparisci nel giro di qualche secondo.» rispose Zayn, mentre il biondo inarcò un sopracciglio, per niente spaventato, e si alzò in piedi per fronteggiarlo.

Affondai una mano nei miei ricci color rame. Le cose non si stavano mettendo per niente bene.

«E perché mai dovrei? Forse non sai con chi stai parlando.»

Zayn accennò una risata ironica «Potresti anche essere il figlio della regina, non mi importa. Non ti vergogni di provarci con una ragazza incinta, per quanto sia bella?» il biondo a quelle parole spalancò gli occhi e io sussultai, cercando di non pensare alle sensazioni che provai, sentendogli pronunciare quel complimento.

Non volevo che, dopo due anni, Niall venisse a sapere in questo modo che sua sorella era incinta.

«Incinta? - balbettò, ancora scosso dalla notizia - Scusate, io...» tentò di dire qualcosa, ma si allontanò velocemente dal tavolino, lasciandomi un enorme vuoto nel petto. Più grande di quando due anni fa decisi di andarmene dall'Irlanda con i pochi risparmi a mia disposizione e andare a vivere a Londra in cerca di una situazione migliore che, però, non avevo trovato.

«Che faccia tosta, quel tipo.» commentò Zayn, sedendosi e avvicinandomi maggiormente la coppetta.

«Grazie.» sussurrai, iniziando a mangiare il mio gelato anche se, dopo quello che era appena successo, non riuscivo a non pensare allo sguardo di Niall dopo aver saputo da un estraneo una cosa del genere.

«Non capisco come faccia a piacerti il cioccolato.» disse, portando alle labbra il cucchiaino di plastica colmo di gelato alla fragola.

«Non generalizzare, ci sono molti tipi di cioccolato. - precisai - Il cioccolato al latte, per esempio, non lo sopporto. Forse perché è il colore della tua pelle...» cercai di nascondere un sorriso e aspettai che lui reagisse alla mia provocazione.

«Ehi, io non sono color cioccolato!» si finse offeso e io scoppiai a ridere, spensierata.

Ringraziai mentalmente Zayn per aver cambiato discorso prima, ma di certo lui non poteva sapere che stessi ancora pensando a quel ragazzo che conoscevo molto più di quanto lui potesse immaginare.

«Questo lo credi tu e, anche se fosse, non cambia il fatto che ti trovo insopportabile.»

«Un 'Grazie Zayn per il gelato, è davvero delizioso. Peccato solo che non mi congeli questa lingua lunga che mi ritrovo' mi sarebbe bastato, sai? Non mi aspettavo di certo che mi baciassi i piedi, ovvio.» non riuscii a trattenere l'ennesima risata.

«Allora la prossima volta te lo tirerò in testa, sei contento?» finii il gelato e subito dopo poggiai una mano sul mio ventre, gesto che Zayn seguì con attenzione.

«Quindi ci sarà una prossima volta?» chiese, con un sorriso malizioso dipinto sul viso.

«No, era solo una battuta.» risposi stizzita.

Lui scosse la testa con lo stesso sorriso «Mi dispiace ma io non so cogliere l'ironia e quindi ho preso sul serio la tua frase.» si alzò dalla sedia e mi porse la mano, che afferrai titubante.

«Grazie per il gelato, ci è piaciuto molto. - lo ringraziai, sciogliendo la presa della sua mano - Ci si vede fra otto mesi o direttamente al battesimo, come ti pare.» stavo per dirigermi verso il magazzino, ma lui mi fermò afferrandomi il polso.

«Non fare la spiritosa, Cecilia. Andiamo a casa, dai.»

«È proprio quello che sto facendo.» sottolineai, ma lui scosse la testa.

«A casa nostra. - alzai gli occhi al cielo, ma lui afferrò le mie mani fra le sue - Ti prego, dammi una seconda occasione.» supplicò, assumendo un'espressione a cui nessuno avrebbe detto di no.

«Va bene. - sospirai - Ma trattami ancora in quel modo e non ci vedremo nemmeno al suo matrimonio.» conclusi severa e lui annuì vigorosamente.

Mano nella mano, arrivammo a casa sua, ricevendo occhiate da molti passanti. Non mi ero mai sentita così in imbarazzo in vita mia, ma cercai di non darlo a vedere. Una volta entrati, ci sedemmo sul divano in salotto, lui stravaccato e io nella mia solita posizione, in un angolino. Mi lanciò un'occhiata e si avvicinò, mentre io cercai di rendermi ancora più piccola, per quanto fosse possibile. Non volevo che stesse scomodo a causa mia. Quando la sua coscia toccò la mia, mi sedetti in fretta sul bracciolo del divano.

«Oh, ma andiamo!» esclamò, afferrandomi per la vita e sollevandomi fino a portarmi sulle sue gambe, con la schiena sul suo petto. Avvampai e trattenni il respiro quando mi fece appoggiare la testa sul suo collo. Alzò il mio maglione e la mia maglietta per poi accarezzarmi il ventre.

«Domani hai la visita dal ginecologo.» annunciò, con un tono che non ammetteva repliche.

Aprii la bocca per ribattere, ma le parole mi morirono in gola al tocco caldo della sua mano.

«Pensi che riesca a sentire la mia voce?» chiese, disegnando dei cerchi invisibili con il dito.

«Non lo so, credo di sì.» balbettai.

«Be', io voglio che sappia che gli voglio già bene e che non farò più soffrire la sua mamma. Mi prenderò cura di entrambi.» sussurrò nel mio orecchio sinistro, prima di premere le labbra sulla mia guancia e stringere con entrambe le braccia la mia vita.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora