Capitolo 11

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Afferrai la tazza fumante che Zayn mi stava porgendo e forzai un sorriso.

«Grazie.» sussurrai, per poi portarla alle labbra.

«Figurati, ti piace?» chiese, forse per iniziare una conversazione, sedendosi sul divano accanto a me, ma non vicino come l'ultima volta. Sapevo che avrebbe voluto farmi molte domande, ma forse non trovava il coraggio o il modo di pormele.

Annuii debolmente, per poi appoggiare la testa sulle mie ginocchia e la mano libera sul mio ventre. Zayn mi guardò con un'espressione indecifrabile: sicuramente stava pensando a quanti problemi gli avessi già creato.

«È un infuso di foglie d'alloro. - spiegò - Mia mamma me lo preparava sempre quando avevo mal di stomaco.»

Rimasi in silenzio a quelle parole e fissai lo schermo nero della televisione, mentre il ragazzo sospirò.

«Cos'è successo, Cecilia?» chiese finalmente, appoggiando la mano sulla mia spalla.

Come ogni volta, mi irrigidii al suo tocco, ma lui non accennava a spostare le sue dita.

«Ricordi.» risposi semplicemente, mantenendo lo sguardo sulla televisione, quando l'ennesima lacrima percorse il mio viso.

«Tanto brutti?» mi voltai verso di lui. Aveva il gomito sulla coscia e la testa appoggiata sulla mano. Sentendo il mio sguardo addosso, si voltò verso di me, facendo scontrare i nostri occhi.

«Non riesco a dimenticarli. - balbettai - Ci metto tutta me stessa, ma non serve a nulla.» la mia voce rotta dal pianto fece contorcere il viso di Zayn in una smorfia di preoccupazione.

«Vieni qui.» allargò leggermente le braccia e, contro ogni pronostico, mi lasciai stringere. Avevo bisogno dell'affetto di qualcuno e in quel momento non mi interessava di come il ragazzo mi avesse evitato in quei giorni o di altro. Volevo solo riuscire a trovare il conforto di cui avevo bisogno fra le sue braccia.

«Non devi dimenticarli, Cecilia. Devi solo riuscire a superarli.» mormorò fra i miei capelli, mentre io singhiozzai.

«Mi fanno stare male. - ammisi, asciugandomi le guance - Non voglio affrontarli, sapendo che mi faranno soffrire.»

Non sapevo perché stessi confidando la mia paura più grande a Zayn, ma per qualche strano motivo mi faceva stare meglio. Mi sembrava quasi di essermi liberata di un enorme macigno.

«Voglio che tu sappia che io ci sono, se vuoi sfogarti. - sussurrò e io annuii debolmente - Anche se credo che la cosa migliore per te sia parlarne con uno psicologo.» mi irrigidii a quelle parole e sciolsi la sua stretta. Mi guardò confuso e io storsi le labbra in una smorfia di disgusto.

«Lo pensa anche il ginecologo ma no, grazie.» conclusi fredda, alzandomi dal divano e bevendo qualche altro sorso di infuso. Una volta finito, mi diressi in cucina per lavare la tazza e Zayn mi seguì.

«Cosa ho detto di sbagliato?»

«Tutto questo è sbagliato, Zayn.» gesticolai con le mani, mentre la delusione si dipinse sul suo viso.

«Non pensavo la vedessi in questo modo.» commentò, freddo.

«Non farmi sentire in colpa, quando tu mi hai evitato per una settimana intera. - ribattei e lui abbassò lo sguardo verso le sue scarpe - Penso solo che sia tutto difficile per me e non sono brava a superare i problemi, soprattutto quando sono troppi, e il fatto che non ci conosciamo non aiuta.» confessai. Se lui mi avesse conosciuto, infatti, avrebbe saputo quanto odiassi gli psicologi.

Alzò il viso fino a fissare i suoi occhi nei miei «Io voglio conoscerti e aiutarti. Davvero, Cecilia.»

Annuii «Scusa se me la sono presa con te solo per un consiglio.» sorrise e mi abbracciò nuovamente.

«Ti chiedo scusa io, spero di non aver detto qualcosa che... che ti abbia fatta sentire peggio di prima.» borbottò e io fui certa del fatto che lui avesse intuito qualcosa. Be', ma in fondo chi non ci sarebbe riuscito? Avevo avuto una reazione spropositata contro di lui e non se lo meritava.

«Non preoccuparti. - mi allontanai dalle sue braccia - Io vado a dormire, ci vediamo domani.» curvai le labbra in un sorriso incerto e mi diressi verso la porta della cucina, ma lui mi fermò.

«Aspetta che vengo anche io.» prese una bottiglietta d'acqua dal frigorifero e mi raggiunse.

Aprii la porta della stanza e, quando provai ad entrarci, Zayn mi afferrò dolcemente il polso.

«Dormi con me.» sussurrò nel mio orecchio, facendomi deglutire.

«Non mi sembra il caso.» balbettai, ma lui alzò gli occhi al cielo e mi trascinò in camera sua senza ascoltarmi.

Si buttò sul letto, mentre io rimasi sulla porta, sentendomi a disagio.

«Dai, vieni.» sorrise ma io non mi mossi, così si alzò e mi prese in braccio, facendomi gridare dalla sorpresa.

Mi appoggiò sopra il letto sul fianco sinistro e trattenni il respiro quando si sdraiò a pochi millimetri da me per poi cingermi la vita con un braccio.

«Sai, era da tanto che non dormivo con qualcuno. - mormorò - Prima di venire a vivere da solo dormivo sempre con le mie sorelline.» lo sentii sorridere e pensai che forse si stava confidando con me perché prima gli avevo svelato la mia paura. Era come se volesse sdebitarsi.

O magari stava solo cercando di farsi conoscere meglio?

«Ti mancano?» chiesi, posizionando il mio braccio su quello di Zayn.

«Sì, molto.» rispose semplicemente, e io annuii.

«Anche io sento la mancanza di mia mamma e mio fratello.» ammisi, chiudendo gli occhi per concentrarmi sul fiato caldo del ragazzo sul mio collo.

«E tuo padre?» accarezzò il mio fianco, pronunciando quelle parole.

Sospirai «No. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto che a volte mi sembra solo un'invenzione della mia fantasia. Ma poi penso a tutto ciò che abbiamo passato per causa sua e capisco che... che lui esiste, ma non è mio padre. È solo l'uomo con cui mia mamma mi ha concepito.» il mio tono divenne improvvisamente freddo a quelle parole.

Il moro sospirò «Mi dispiace.»

«Non voglio che sia così anche per mio figlio, Zayn. Voglio che cresca con un padre accanto, un padre che lo ami e che lo protegga da tutto.» conclusi, prima che fra noi calasse il silenzio.

La sua mano sfiorò la mia pancia «Sarà così, te lo prometto.» cullata da quelle parole mi addormentai.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora