Capitolo 9

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Quella mattina uscii di casa prima che Zayn si svegliasse, decisa a tornare direttamente dopo che si fosse riaddormentato. In poche parole il mio obiettivo era quello di vederlo il meno possibile e avrei fatto di tutto per raggiungerlo. Magari avrei messo nuovamente le mie cose negli scatoloni quella sera per tornare al magazzino la mattina dopo e in fondo lui non sarebbe stato troppo dispiaciuto per la mia decisione, ne ero certa.

Arrivai davanti alla libreria con molti minuti di anticipo e non c'era traccia di Harry, così decisi di fare una passeggiata prima dell'inizio del turno. Tutti i negozi ancora chiusi mi trasmettevano tristezza in una maniera incredibile. Londra era già grigia di suo e le serrande abbassate non aiutavano affatto. Sospirai e pensai a quanto mi mancassero la mia famiglia e Mullingar.

Incredibilmente, voltando lo sguardo intravidi una chioma bionda molto familiare.

«Niall.» sussurrai, per poi attraversare la strada senza guardare se stessero arrivando macchine o meno. Un paio di auto suonarono il clacson e ricevetti anche qualche insulto, ma non mi importava. Continuai a seguire il ragazzo e, poiché accelerò il passo, iniziai a correre.

«Niall!» gridai, ma non si girò.

Qualche secondo dopo lo raggiunsi, rischiando di nuovo di farmi investire, e gli afferrai il polso, facendolo girare verso di me. Il ragazzo, che non era mio fratello, mi guardò con un'espressione confusa e io cercai di trattenere le lacrime, senza però riuscirci.

«Scusa, ti ho scambiato per un'altra persona.» mormorai, prima di ricominciare a correre.

Non avevo una meta precisa, volevo solo sfogarmi. Così mandai un messaggio al mio migliore amico, chiedendogli di coprire il mio turno alla libreria. Fortunatamente non fece domande, forse capendo che non avevo voglia di parlarne.

Arrivai in un parco e mi sedetti su una panchina. Molte persone mi passavano davanti, riservandomi occhiate ricche di curiosità, ma io rimasi seduta, aspettando. Non sapevo bene cosa stessi aspettando, se la visita dal ginecologo, se la pioggia o altro. Volevo solo che passasse il tempo, che trovassi una distrazione per non pensare a tutto ciò che mi intasava la mente.

«Cece.» un sussurro preoccupato giunse alle mie orecchie.

Alzai lo sguardo verso Harry e cercai inutilmente di asciugare le lacrime che scorrevano sul mio volto senza interrompersi.

«Ti ho cercato per mezza Londra da quando è finito il mio turno in libreria.» si sedette sulla panchina accanto a me e mi strinse fra le sue braccia.

«È già pomeriggio? - chiesi e Harry annuì - Devo andare dal ginecologo.» balbettai, cercando di alzarmi, ma il ragazzo non me lo permise.

«Ti accompagnerò io dopo che mi avrai spiegato che cosa succede.» disse con un tono che non ammetteva repliche.

Affondai la testa nell'incavo del suo collo e singhiozzai sulla sua pelle calda. Harry appoggiò la mano sulla mia testa e mi accarezzò dolcemente i capelli, mentre con l'altro braccio mi strinse maggiormente a sé.

«Questa mattina pensavo di aver visto Niall.» spiegai, con la voce rotta dal pianto, mentre il mio migliore amico sospirò.

«Mi dispiace, davvero.» mormorò tra i miei capelli, senza bisogno che io gli spiegassi che quella vista mi aveva fatto provare infinite emozioni e tornare alla mente troppi ricordi. Per questo io e lui eravamo così tanto amici: non c'era bisogno che ci dilungassimo in dolorose spiegazioni perché capivamo subito quale fosse il problema dell'altro.

Dopo qualche minuto, sciolse l'abbraccio e mi portò dal ginecologo con la sua macchina, seguendo le mie indicazioni stradali.

«Non aspettarmi qui, non so nemmeno a che ora finirò.» spiegai, aprendo la portiera dell'auto.

Alzò entrambe le sopracciglia «Sicura? - chiese, per nulla convinto, ma io annuii e sorrisi debolmente - Va bene allora, ci vediamo domani, dolcezza.» mi salutò con un bacio sulla guancia e subito dopo io entrai nell'edificio.

Mi faceva uno strano effetto entrarci senza Zayn al mio fianco ma, anche se la situazione fosse stata diversa fra noi due, lui non avrebbe potuto accompagnarmi ugualmente. Ancora non avevo capito perché, ma Louis lo aveva ripetuto varie volte, quindi doveva esserci per forza una motivazione.

Mi sedetti nella sala d'attesa sull'unica poltroncina libera, accanto a una ragazza castana, coperta da una larga giacca, che sembrava avere la mia età. Urtai involontariamente il suo braccio e lei si girò verso di me, fissando i suoi occhi scuri e profondi nei miei.

«Scusa.» balbettai dispiaciuta, ma lei sorrise, mostrando una microscopica fossetta sulla guancia destra accanto alle labbra. Quel sorriso mi tranquillizzò subito, forse perché mi ricordava quello di Harry.

«Controllo semestrale?» chiese, mettendo in borsa una rivista per la gravidanza che teneva in mano.

«No, sono alla sesta settimana di gravidanza.» balbettai, leggermente in imbarazzo.

«Oh, scusami, è che non si vede ancora il pancione. - ridacchiò leggermente e io sorrisi - Io sono al terzo mese, invece.» concluse, appoggiando una mano sul leggero rigonfiamento.

Quel gesto mi trasmise infinita tenerezza e mi chiesi se anch'io donassi le stesse sensazioni alle persone quando involontariamente ripetevo quel movimento.

«Davvero? - chiesi entusiasta e lei rise - Il tuo ginecologo è il dottor Tomlinson?» chiesi poi, ma lei scosse la testa.

«Horan.» la solita dottoressa mi chiamò, così mi alzai ma, prima di raggiungere Louis, porsi la mano alla ragazza.

«Io sono Cecilia, comunque.» mi presentai e lei strinse la mia mano con la sua.

«Scarlett.» curvò nuovamente le labbra e io la ringraziai mentalmente per aver alleggerito, per quel poco che le fosse possibile o forse più, una giornata davvero pesante con il suo rassicurante sorriso.

Ma la giornata, purtroppo, era ancora lunga.

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