Capitolo 33

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Strinsi maggiormente la mano di Harry, sul lettino dell'ospedale. Fino a prima di cadere in mezzo alla strada non avrei voluto nemmeno più rivolgergli la parola, ma in quel momento non ci pensai. Il mio bambino era più importante di ogni altra cosa.

Il pensiero che potessi averlo perso mi percorse di nuovo la mente e il dolore si impossessò ancora del mio stomaco.

Guardai timidamente alla mia destra e notai Zayn davanti alla grande finestra della stanza, con lo sguardo rivolto verso il cielo grigio, non permettendomi di vedere la sua espressione. Forse avrei dovuto chiedergli di perdonarmi, ma avevo paura che fosse arrabbiato con me. E in realtà potevo anche capirlo: non solo gli avevo gridato contro in aeroporto di odiarlo, per poi scappare, ma forse avevo pure perso nostro figlio. Certo, una volta scesa dall'aereo ero furiosa, ma la paura mi aveva prosciugato ogni residuo di rabbia nei suoi confronti dal sangue.

«... tranquilla, capito?» solo in quell'istante mi resi conto del fatto che il mio migliore amico mi stava parlando, così gli rivolsi nuovamente la mia attenzione.

Scossi la testa, come per dimenticarmi dei miei precedenti pensieri, ma sembravano non volermi abbandonare. Tornai subito a guardare il moro, facendo capire a Harry che non ero in grado di ascoltarlo. Mi accarezzò la mano, comprensivo, per poi uscire dalla stanza con una scusa che non riuscii a captare, lasciandoci soli.

Il silenzio si fece spazio fra di noi e una lacrima rigò il mio viso, quando Zayn continuò a mantenere lo sguardo fuori. Non era a rischio solo il bambino: forse avrei perso pure quel meraviglioso ragazzo.

«Zayn...» sussurrai, sicura che avrebbe potuto comunque sentirmi.

Sperai con tutto il mio cuore che finalmente mi degnasse di uno sguardo, ma non lo fece.

«Io...» provai a dire qualcosa che giustificasse il mio comportamento, ma un suo singhiozzo mi interruppe.

Sgranai gli occhi quando il ragazzo si voltò verso di me, mostrandomi il suo viso bagnato di lacrime che continuavano a scorrere senza interruzione.

Si avvicinò lentamente, «È tutta colpa mia, scusa. - disse, con la voce rotta dal pianto, - Non posso biasimarti per odiarmi e me ne andrò, così non dovrai più soffrire a causa mia.» concluse, cercando di interrompere il flusso delle lacrime.

Era successo tutto a causa mia, lui non aveva colpe. Certo, mi aveva portata a Mullingar nonostante sapesse che fossi contraria a riguardo, ma io avevo avuto una reazione spropositata.

Si chinò verso di me e mi sfiorò le labbra, prima di avviarsi verso la porta da cui era uscito Harry pochi minuti prima.

«No, Zayn, - il mio battito cardiaco aumentò al pensiero che se ne stesse andando davvero, - non lasciarmi.»

Mi guardò, prima di stringere le labbra in una linea sottile e afferrare la maniglia della porta.

Mi alzai dal lettino per interromperlo, nonostante riuscissi a fatica a restare in piedi, e lui si fermò, preoccupato.

«Cecilia, devi stare sdraiata.» l'agitazione era facilmente percepibile nella sua voce, ma io lo raggiunsi e lo strinsi fra le mie braccia in un abbraccio che lui ricambiò senza esitare un solo istante.

«Non provare assolutamente ad abbandonarmi, stronzo.» accennò una risata, per poi annuire, e io sorrisi.

«Dimmi che mi hai perdonato, Cecilia.» mormorò, portando le mani sul mio ventre.

Sospirai, senza rispondere. Di certo non ero più arrabbiata con lui, ma l'avevo già perdonato?

«Perché vuoi che vada al matrimonio di mia madre?» chiesi. Forse sapere le sue motivazioni mi avrebbe aiutato a capire se perdonarlo o meno.

La sua mano mi sfiorò la guancia dolcemente, per poi spostarsi sul mio collo e ancora giù fino alla vita, con i pollici sulla mia pancia.

«Perché non dobbiamo stare distanti dalle persone che amiamo.» sussurrò, usando le stesse parole che gli avevo detto quando lo avevo accompagnato al cimitero per l'anniversario della morte di sua nonna Violet e lui mi aveva chiesto perché l'avessi fatto.

Non potei fare a meno di sorridere, per poi appoggiare le mie labbra sulle sue.

In quel momento, il mio bambino scalciò prepotentemente, riempiendomi il cuore di immensa felicità. Zayn, con ancora i pollici sul mio ventre, spalancò la bocca per la meraviglia.

«È vivo!» il ragazzo mi abbracciò nuovamente, senza contenere la sua gioia, mentre un medico entrò nella stanza con una cartellina in mano e un sorriso sul volto.

*****

Fiuuuu, anche questa è andata, dai. Davvero pensavate che potessi far morire il pargolo? È UN'ANIMA INNOCENTE (cit. hahahahahahah)

Allora, considerando che Violet viene citata moooolti capitolo fa (o comunque in un capitolo che ho scritto moooolto tempo fa), vi ricordo che è la nonna di Zayn morta di cancro (che tristezza).

Spero con tutto il cuore che vi piaccia, grazie di tutto ❤️

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora