Mi svegliai grazie al profumo di brioches appena sfornate e, dopo aver aperto gli occhi, notai le coperte disfatte accanto a me. Mi ricordai improvvisamente della sera prima e sospirai.
Zayn mi aveva mostrato la sua parte più debole, mentre io avevo nuovamente nascosto tutto. Anche se quella volta non era successo di proposito: ero davvero pronta a raccontargli perché mi trovassi a Londra e il resto.
Appoggiai la mano sul punto in cui aveva dormito il ragazzo e, al contatto delle mia dita con il suo calore, sentii una strana sensazione allo stomaco. La stessa sensazione di qualche tempo prima, quando mi aveva rivolto il suo meraviglioso sorriso sincero. Chiusi gli occhi e sorrisi pensando a come ci eravamo abbracciati il giorno precedente, a come si era fidato di me.
Possibile che io...? No, assolutamente no.
Mi alzai di scatto dal letto, rendendomi conto di quanto fossi ridicola, e raggiunsi Zayn in cucina. Era voltato verso il forno e non mi aveva sentita arrivare.
«Le hai preparate tu?» chiesi, fissando la teglia di brioches calde sul tavolo, mentre lui sobbalzò e si voltò sorpreso verso di me.
«Sì, cioè... non proprio. Ho solo infornato quelle congelate che vendono al supermercato.» balbettò in imbarazzo, per poi tossire leggermente.
Sorrisi e mi sedetti sulla sedia con le gambe strette al petto, come al solito. Si avvicinò al tavolo e rimase in piedi, indeciso sul da farsi.
«Stai meglio?» chiesi poi, per interrompere quell'assordante silenzio calato su di noi.
Annuì e si sedette sulla sedia più lontana dalla mia, come per mantenere le distanze. Forse si era pentito di averne parlato con me o magari non voleva che potessi pensare che il nostro rapporto fosse in qualche modo cambiato.
«Sei la prima con cui mi sia sfogato e credo che... ne avessi davvero bisogno, dopo tutti questi anni.» mormorò, con lo sguardo perso nel vuoto.
Decisamente la seconda: non dovevo pensare in qualche cambiamento fra di noi. Ma in realtà quell'idea non mi aveva nemmeno sfiorato.
«Sì, credo che sia il modo migliore per superare qualcosa.» forzai un sorriso, per poi dare un morso ad una brioche. Quelle parole dette da me non risultavano affatto sincere: io ero quella che non voleva avere a che fare con sfoghi o cose del genere, quindi perché parlavo tanto? Probabilmente solo per portare avanti la conversazione.
Zayn corrugò la fronte, perso fra i suoi pensieri, e io sospirai. Forse avrei davvero dovuto dare una possibilità a Liam e, in fondo, non c'era più l'eventualità che un dannato strizzacervelli potesse rovinarmi la vita allontanandomi dalla mia famiglia: l'avevo già fatto da sola.
Roteai gli occhi a quel pensiero e presi in mano il telefono che la sera prima avevo lasciato sul tavolo. Non c'erano chiamate o messaggi da parte di mio fratello e rimasi delusa, dato che mi aveva promesso che si sarebbe fatto sentire presto. In compenso, però, c'era un messaggio di Harry. Sorrisi e lo aprii.
'Ehi, dolcezza! Appena puoi, chiamami. Un bacio.'
Mi avvicinai ai fornelli con il cellulare in mano e composi velocemente il numero del mio migliore amico.
«Pronto?» rispose arzillo, anche di prima mattina.
«Ciao, Harry. Dimmi tutto.» ridacchiai, attirando l'attenzione di Zayn che mi guardò con curiosità.
«Oggi. Io e te. Compere.» il suo entusiasmo sembrava quello di un bambino e mi fece scoppiare a ridere.
«Ho già comprato ieri quel che serviva, Harry.» in realtà avevo preso cose del tutto inutili, ma evitai di sottolineare il fatto che fossi andata a fare la spesa solo per riflettere sul precedente incontro con Niall.
Continuai a sentire lo sguardo di Zayn addosso, ma cercai di non farci caso.
«Non mi interessa, voglio fare tanti regali al mio nipotino e alla sua mamma. Biberon, tutine, capi premaman e cose così.» sorrisi per come aveva definito mio figlio.
Per non so quale motivo mi voltai verso il moro «Non ho bisogno di roba premaman.» sussurrai, mentre il volto di Zayn si rabbuiò improvvisamente.
«Non era una domanda, passo a prenderti dopo. Chiedi a Zayn se vuole venire, magari.» disse, con un tono che non ammetteva repliche.
Sbuffai, per poi alzare gli occhi al cielo, e interruppi la conversazione telefonica.
Il ragazzo, ancora seduto, mi rivolse un'occhiata ricca di significato.
«Allora vai a comprare qualcosa per il bambino?» chiese, cercando di risultare indifferente alla questione, ma a me sembrava deluso. Deluso perché a lui avevo detto di no, mentre non mi ero opposta più di tanto al mio migliore amico. Mi schiaffeggiai mentalmente.
«Andiamo, se vuoi venire.» proposi e lui annuì con poca convinzione.
Sospirai e andai a vestirmi per uscire con il mio migliore amico e il padre di mio figlio.
Arrivati al centro commerciale, Harry mi fece scendere dal posto del passeggero della sua auto e mi trascinò verso un negozio di dolciumi, conoscendo la mia passione per il cioccolato. Zayn, che durante il viaggio era seduto nei posti dietro, ci seguì annoiato, senza dire una parola.
«Questo è il tuo paradiso, vero?» chiese Harry, indicando delle barrette di cioccolato.
Annuii per poi storcere il naso leggendo 'cioccolato al latte' su alcune etichette. Non sapevo bene perché, ma non sopportavo quel genere di cioccolato.
«Il mio invece è quello.» seguii la direzione del suo sguardo e mi trovai davanti una bionda alta e formosa dagli occhi azzurri. Scoppiai a ridere, seguita da lui, mentre Zayn afferrò il suo telefonino, per niente interessato ai nostri discorsi.
Qualche minuto dopo Harry mi portò in un negozio specializzato in abbigliamento premaman, sempre con Zayn al seguito.
«Ti piace questo?» chiese, indicandomi un abito rosso abbastanza corto e con una scollatura profonda sul seno.
Inarcai un sopracciglio «Non pensavo che le donne incinte ballassero sul cubo.» commentai e il mio migliore amico alzò gli occhi al cielo, mentre Zayn abbozzò un sorriso.
Continuammo a guardare i vari capi e Harry non fece altro che mostrarmi vestiti provocanti. Era assurdo che fossero in commercio come vestiti premaman. Ma chi diamine li comprava?!
«Questo?» sussurrò nel mio orecchio il moro, mostrandomi un vestito color smeraldo, stretto sotto il seno e lungo fino al ginocchio. Decisamente perfetto.
Sorrisi e Harry lo afferrò, per poi avvicinarlo a me, come per verificare come potesse starmi.
«Auguri, ragazzi.» una signora anziana sorrise a me e a Harry, che ricambiò. Io mi voltai verso Zayn, che nel frattempo si era girato, infastidito.
Sospirai e insieme ci avviammo verso la cassa con il vestito verde. Il moro rimase leggermente distante da noi, mentre Harry allungò una banconota verso la cassiera.
«Oh, lui è il padre?» chiese, eccitata.
«No, dannazione! - mi anticipò Zayn, prima che potessi rispondere - È così tanto strano che il padre del bambino sia io?» uscì in fretta dal negozio e io lo seguii, chiamando il suo nome.
Non volevo che Zayn pensasse che altre persone potessero in qualche modo sostituirlo. Lui rimaneva il padre del bambino, anche se le persone non lo capivano.
«Zayn.» lo richiamai e lui si fermò in mezzo al centro commerciale.
Le persone passavano, riservandoci degli sguardi ricchi di curiosità.
«Sono fottutamente geloso, Cecilia.» sbottò, arrabbiato, ricordandomi quando la sera prima mi aveva mostrato la sua rabbia verso Niall per aver appoggiato le mani sul mio ventre.
«Tu rimani il padre del bambino, nessuno può...» cercai di spiegargli la questione, ma lui mi interruppe.
«Sono geloso del rapporto che hai con Harry.» gridò, avvicinandosi al mio viso, per poi appoggiare dolcemente le sue labbra morbide e calde sulle mie.
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Cioccolato al latte
Fiksi Penggemar«Come lo vuoi il cioccolato? Be', esiste anche con la menta, ma deve fare davvero schifo, come facciano a venderlo non mi è chiaro. Cioè, non mi fraintendere, se lo vuoi te lo prendo subito.» le parole uscirono una dietro l'altra senza interruzioni...