Appoggiai la mano su un pacco di biscotti ricoperti di gocce di cioccolato, pronta a prenderli, ma poi mi ricordai che Zayn non amava particolarmente il cioccolato, così sospirai per poi spostare le dita su un sacchetto di bucaneve, dei biscotti italiani che sarebbero piaciuti ad entrambi.
In realtà la dispensa a casa del moro era piena, ma dopo l'incontro con Niall non ero riuscita a tornare a casa come se niente fosse. Avevo bisogno di metabolizzare tutto: la mamma, il suo imminente matrimonio, il consiglio di Niall sullo psicologo e la 'nostra' vecchia casa. Quell'appartamento in realtà non era più nostro da quando l'uomo, con cui mia madre ci aveva concepito, aveva smesso di pagare il mutuo e di conseguenza la banca lo aveva messo all'asta.
Ricordai i pomeriggi in cui gente estranea era venuta a guardare la casa per comprarla e rabbrividii. Era stato un periodo davvero brutto per me, continuato fino ai miei diciotto anni. Arrivato il ventidue Settembre di due anni prima, infatti, me ne ero andata da Mullingar perché sapevo che la situazione sarebbe peggiorata ancora e ci avrebbero sbattuti fuori di casa.
Presi in fretta i biscotti e li misi nel carrello.
«Chi era?» sussultai a quella voce e alzai subito lo sguardo, ritrovandomi davanti Zayn che mi fissava dal buco lasciato dal pacco con un'espressione gelida sul volto, dall'altra corsia del supermercato.
«Chi?» domandai di rimando, senza alcuna voglia di affrontare il ragazzo.
Senza aggiungere altro mi raggiunse e io percorsi la corsia fino a trovare i cracker. Ne afferrai due confezioni e continuai a camminare, seguita dal moro.
«Non pensavo conoscessi così bene il ragazzo del chiosco.» commentò, prendendo delle fette biscottate.
«Non pensavo lo ricordassi e che mi stessi seguendo.» il tono che usai giunse alle mie orecchie e mi stupì. Non pensavo potessi essere così fredda, ma dire che non avevo voglia di parlare era riduttivo.
«Non ti stavo seguendo, avevo solo paura che potessi farti male con quella neve. - rispose con il mio stesso tono - Potevi dirmi di essere fidanzata.»
Alzai gli occhi al cielo e bloccai il carrello, girandomi verso di lui «Qual è il tuo dannato problema?» chiesi, senza nascondere il mio fastidio nei suoi confronti. In quel momento non avevo bisogno che Zayn se ne uscisse con le sue stronzate, volevo solo continuare a pensare alla mia famiglia.
Puntò i suoi occhi nei miei «Io non ho alcun problema, ma ne avrà il biondino se proverà di nuovo a toccare mio figlio attraverso la tua pancia. Mettiamo in chiaro che potrà pure essere il tuo fidanzato, ma il padre del bambino sono io. E io sono molto geloso.» incrociò le braccia al petto e io alzai un sopracciglio.
Per quale assurdo motivo si era creato tutti quei filmini mentali? Non sapeva nemmeno chi fosse Niall.
«Non mi dici nulla?» corrugò la fronte, seguendomi fino alla cassa.
Mi misi in coda e sospirai.
«Zayn, quel ragazzo è mio fratello Niall.» rivelai e lui spalancò impercettibilmente gli occhi.
«Oh.» rispose semplicemente, mentre le sue guance si colorarono di un lieve rosso.
«Sono ventisette sterline e quattordici centesimi.» l'anziana cassiera sorrise e io ricambiai, nonostante avessi ben pochi motivi per farlo. Ma sapevo, lavorando in libreria, quanto potesse significare un gesto del genere da parte di un cliente. Le porsi le banconote e le monete, per poi dirigermi all'uscita con il sacchetto e Zayn dietro alle spalle.
«Sono mortificato, Cecilia.» balbettò il ragazzo e io scossi la testa.
«Tu non centri nulla, davvero, solo che le tue conclusioni affrettate non aiutano affatto.» ammisi con un sospiro.
Zayn annuì «Mi dispiace anche per avergli detto del bambino in quella maniera. Non potevo sapere che fosse tuo fratello. - si scusò e mi circondò le spalle con il braccio - Insomma, quel giorno sembravate estranei e oggi pomeriggio fidanzati.»
«Non lo vedevo da due anni ed ero scioccata di trovarmelo davanti a Londra mentre pensavo che fosse a Mullingar. Oggi pomeriggio, invece, sono riuscita a vederlo dopo un mese in cui ho aspettato che mi cercasse di nuovo per raccontargli tutto e per avere notizie.» spiegai tutto d'un fiato e il moro non aggiunse altro. Probabilmente si stava chiedendo come mai non vedessi Niall da due anni e perché non sapessi niente di ciò che accadeva a Mullingar, ma forse non aveva il coraggio di farmi domande.
Arrivammo a casa in pochi minuti con le scarpe inzuppate di neve e, dopo una cena mangiata in totale silenzio, andai a farmi una doccia calda.
Rabbrividii sotto il getto bollente dell'acqua e uscii qualche minuto dopo dal box doccia, per poi avvolgermi in un asciugamano bianco.
Entrai in camera e, dopo aver indossato l'intimo e il pigiama, mi sdraiai sul letto, sentendomi osservata.
Zayn era sulla porta della camera con un'espressione indecifrabile sul volto. Senza dire nulla si sedette sul bordo del letto e rivolse lo sguardo all'armadio di fronte a noi.
«Due anni sono un lungo periodo, Cecilia.» pronunciò queste parole esortandomi indirettamente a raccontargli perché mai fratello e sorella fossero stati così tanto tempo senza vedersi e sentirsi.
Incrociai le braccia dietro la testa e fissai il soffitto, sospirando. Parlare di tutta quella questione mi avrebbe fatto soffrire, ma in fondo non potevo continuare a tenere nascosta la mia vita a Zayn.
«Non ti è mai venuta la voglia di scappare, Zayn? Di allontanarti da una vita di sofferenze con la speranza di iniziarne una nuova, di realizzare i tuoi sogni?» chiesi poi, chiudendo gli occhi e sperando che il ragazzo potesse comprendermi.
Annuì impercettibilmente «Quando è morta mia nonna quasi sei anni fa. Avevo così tanto bisogno di allontanarmi da tutto, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Lei mi è stata molto vicina durante la mia adolescenza ed è stato terribile per me quando se ne è andata.» prese un respiro profondo e io socchiusi le labbra. Per la prima volta si stava confidando con me, quando in realtà avrei dovuto farlo io.
«Mi dispiace così tanto, Zayn.» sussurrai, alzandomi per abbracciarlo da dietro. Appoggiai la testa sulla sua schiena e lui le sue braccia sulle mie.
«Mi ricordo quando io e la mia famiglia siamo arrivati a Londra da Bradford per starle vicino e i ragazzini mi deridevano per le mie origini, mi davano del terrorista e io...» si interruppe, forse a causa delle lacrime che iniziarono a percorrere il suo volto.
Non sapevo cosa dirgli, ma lo capivo. Conoscevo perfettamente le sensazioni che si provavano ad essere derisi, insultati e isolati dalle altre persone, ma soprattutto sapevo che un abbraccio aiutava più di mille parole.
«Fottuto cancro.» sbottò arrabbiato, con la voce rotta dal pianto.
Non feci altro che stringere maggiormente il suo corpo e lui si girò verso di me, per poi appoggiare il viso nell'incavo del mio collo. Lasciai che si sfogasse e, dopo aver spento la luce, lo feci addormentare fra le mie braccia, facendogli qualche carezza.
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Cioccolato al latte
Hayran Kurgu«Come lo vuoi il cioccolato? Be', esiste anche con la menta, ma deve fare davvero schifo, come facciano a venderlo non mi è chiaro. Cioè, non mi fraintendere, se lo vuoi te lo prendo subito.» le parole uscirono una dietro l'altra senza interruzioni...