La neve aveva iniziato quella notte a scendere candida dal cielo di Londra e già ricopriva completamente le strade più trafficate del solito.
«Dovremmo iniziare a comprare qualcosa per il bambino, non credi?» disse all'improvviso Zayn, sdraiato sul divano con una coperta di lana addosso.
Distolsi lo sguardo dalla finestra per guardarlo. La sua espressione era così buffa che sorrisi, per poi scuotere la testa e voltarmi nuovamente a fissare la neve.
«Sono alla decima settimana, non ti sembra un po' presto?» domandai, ridacchiando. Si voltò verso di me e si sedette composto, appoggiando i piedi sul pavimento.
«In realtà mancano solo sei mesi e mezzo al parto.» ribatté, mostrandomi la sua visione della realtà. Scoppiai a ridere e lui mi seguì a ruota. Poco dopo si alzò e si avvicinò a me, per poi appoggiare la testa sulle mie gambe.
In quell'ultimo mese io e Zayn eravamo diventati molto più amici ed ero veramente contenta che il padre di mio figlio non sarebbe stato una persona da odiare ed evitare, ma qualcuno con cui poter tirare su una famiglia, per quanto strana sarebbe risultata. In quell'ultimo mese lui aveva continuato a portare ragazze a casa, io a passare il tempo con il mio 'intimo amico' Harry e andava bene a tutti.
«Perché non inizi piuttosto a pensare a Natale, considerando che manca poco più di un mese?» chiesi, prendendolo alla sprovvista.
In realtà il Natale non era una delle mie feste preferite, non lo festeggiavo da due anni e da bambina ero arrivata ad odiarlo perché ero sempre l'unica a cui i compagni di classe non facevano il regalo. Passavo i pomeriggi precedenti a impacchettare i pensierini con mia madre per poterli scambiare con loro, ma poi finivo sempre in lacrime, a donare i regali in beneficenza perché nessuno aveva pensato a me e non volevo far sentire in colpa nessuno, dando qualcosa di non ricambiato. Volevo, però, sapere come avrebbe passato Zayn quel giorno.
«Natale può aspettare, è più importante mio figlio di quella stupida festività.» rispose, riservandomi un occhiolino e accarezzandomi il ventre con la solita dolcezza.
Davanti a quelle parole e a quei gesti, non feci altro che sorridere, felice che Zayn la pensasse in quel modo. Come aveva detto Harry tempo prima, il lato positivo di tutto quel casino era davvero che il padre fosse lui e non un altro.
«Quando hai la prossima visita dal ginecologo?» chiese, poco dopo, guardando il soffitto.
«Fra sei giorni, il ventinove.» risposi, ripensando alla chiamata di Louis di qualche giorno prima in cui mi aveva comunicato la data dell'appuntamento.
Zayn si rabbuiò improvvisamente «Quel giorno non posso proprio accompagnarti, devo...»
Lo interruppi «Non mi devi delle spiegazioni, davvero. - dissi sorridendo - E poi credo che anche questa volta Louis si farà trovare in compagnia dello psicologo, quindi la tua presenza non sarebbe gradita.» lo rassicurai, ma lui alzò di scatto il busto, per poi guardarmi negli occhi.
«Psicologo?» chiese, non capendo, e subito mi ricordai di non avergli mai raccontato questo particolare.
«Sì, l'ultima volta il ginecologo mi ha consigliato di fare delle sedute con Liam, lo psicologo, per cercare di risolvere la questione del cibo. Per questo non voleva che venissi.» spiegai, mentre lui annuì lievemente, perso però fra i suoi pensieri.
«Capisco. - disse poi - Come mai non me ne hai parlato?»
«Io e gli psicologi non andiamo molto d'accordo. - commentai, cambiando improvvisamente tono - La mia idea era di dire al dottor Tomlinson che non ho alcuna intenzione di fare queste sedute e quindi non mi sembrava il caso di parlarti di una cosa di così poca importanza.» conclusi e sul viso del moro si dipinse un'espressione indecifrabile.
«Cecilia, so che da quando prendi quelle pastiglie e mangi soprattutto alimenti con molto folato la situazione è notevolmente migliorata, ma credo che dovresti provare a... non so, parlare con questo Liam.» propose, gesticolando con le mani, ma io scossi subito la testa.
«Ci ha già provato Harry a convincermi e la risposta non cambia: no.» dissi, pensando a quando il mio migliore amico era riuscito a farmi riflettere sull'argomento.
«Ma perché?» continuò il ragazzo, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro accanto a me.
«Perché no, Zayn.» negai ancora che potesse esserci anche solo la possibilità di pensarci su, ma il moro non si diede per vinto.
«Per quale dannato motivo non vuoi?» chiese, infastidito dal mio comportamento, mentre io mi presi la testa fra le mani, cercando di stare calma, senza riuscirci.
«Perché hanno cercato di farmi finire in una fottuta casa-famiglia, cazzo! - gridai, senza trattermi dal dire volgarità, mentre Zayn si fermò e sgranò gli occhi - Ecco perché.» mi alzai e mi diressi verso la cucina, seguita da lui.
Cercò in tutti modi di scusarsi, ma io non ero arrabbiata con lui. Anzi mi dispiaceva di avergli gridato contro, dato che non centrava assolutamente nulla.
«Mi dispiace davvero tanto, Cecilia. Se lo avessi saputo, io non... perdonami.» sussurrò, per poi stringere le labbra in una linea sottile.
Annuii semplicemente, per poi bere un bicchiere d'acqua fresca.
Ripensai a quei momenti terribili della infanzia e rabbrividii.
«Avevo solo otto anni, Zayn.» sussurrai evitando il suo sguardo, come se mi vergognassi e avessi paura di quello che avrebbe potuto pensare.
Mi strinse fra le sue braccia e sospirò «È terribile.» mormorò fra i miei capelli.
In quel momento il mio cellulare suonò e Zayn sciolse l'abbraccio per permettermi di leggere il messaggio.
'Cecilia, spero che questo sia ancora il tuo numero, altrimenti non so davvero come contattarti. Ho riflettuto molto dopo quella notizia e ho capito che abbiamo bisogno di parlare. Vediamoci fra mezz'ora davanti a quel chiosco di gelati, te lo ricordi? Niall.'
Trattenni il respiro a quelle parole e soprattutto pensando a chi me l'avesse mandato. Niall finalmente si era fatto vivo dopo che Zayn lo aveva allontanato bruscamente dicendogli del bambino e non avevamo avuto modo di parlare degli ultimi due anni.
«Devo uscire, Zayn. Ci vediamo più tardi.» dissi in fretta, uscendo dalla cucina e infilandomi il giubbotto.
«Cosa? Con questa neve?» chiese confuso e preoccupato.
Non risposi e uscii di casa, non pensando ad altro che a mio fratello e a tutto quello che gli avrei raccontato.
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Cioccolato al latte
Fanfiction«Come lo vuoi il cioccolato? Be', esiste anche con la menta, ma deve fare davvero schifo, come facciano a venderlo non mi è chiaro. Cioè, non mi fraintendere, se lo vuoi te lo prendo subito.» le parole uscirono una dietro l'altra senza interruzioni...