Capitolo 3

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«Ora potresti dirmi cos'è successo?» rivolsi lo sguardo a Harry sentendo queste parole pronunciate con infinita curiosità, ma anche con preoccupazione.

Osservai i suoi occhi verde smeraldo così simili ai miei e mi persi per un attimo in quel colore intenso, prima di tornare a fissare il soffitto alto e ricoperto di ragnatele del magazzino.

«Non ho molta voglia di parlarne, perdonami Harry.» sussurrai dispiaciuta, ma lui non si arrese e inarcò un sopracciglio.

«Credi che basti dirmi questo per mettermi a tacere? No, cara Cece.» commentò ironico, mettendosi a cavalcioni su di me, che ero sdraiata sul letto.

Sapevo che cosa avesse intenzione di fare per estorcere le informazioni dalla mia bocca, ma non avrei ceduto. O almeno lo credevo fino a quando non iniziò a pizzicarmi i fianchi, facendomi il solletico. Iniziai a ridere come una pazza e lui sorrise soddisfatto di conoscere perfettamente il mio punto debole.

«Vuoi che smetta?» chiese malizioso e i miei occhi lacrimarono per le risate.

«Sì, ti prego.» supplicai, ridendo.

Lui scosse la testa, divertito «Non è questo ciò che voglio sentirmi dire.»

«E va bene, ti dirò tutto, Harry!» gridai fra una risata e l'altra, ma poco dopo deglutì al passare di un'auto davanti al magazzino.

Harry allontanò in fretta le mani dal mio corpo e si avvicinò furtivo al portone, osservando dallo spioncino cosa stesse succedendo fuori.

Trattenni il respiro, pentendomi di aver alzato la voce, e poggiai le mani sul mio viso, impaurita.

«Non era nessuno» sussurrò poi, sollevato, tornando a sedersi sul mio letto.

Delle lacrime salate cominciarono a scorrere lungo le mie guance e non mi preoccupai di asciugarle.

«Ehi, non piangere, dolcezza.» Harry mi accarezzò il viso e io singhiozzai.

«Quando finirà tutto questo, eh?» domandai disperata, buttandomi fra le sue braccia che non esitarono a stringermi con affetto.

«Presto piccola, presto.» accarezzò la mia schiena e io mi sentii nuovamente in debito con lui per tutto ciò che faceva per me.

Passai attimi interminabili fra le sue braccia forti, sperando che Harry non si stancasse mai di me e di tutti i miei problemi.

«Mi sono sentita presa in giro, Harry.» mormorai, con il viso affondato nell'incavo del suo collo.

«Cosa?» chiese, non capendo a cosa mi riferissi, o forse sperando che non intendessi proprio quello.

«Zayn - spiegai, tirando su con il naso - ha portato a casa una ragazza e mi ha presentata come la fidanzata incinta di un suo amico. L'ha detto quasi con disprezzo, hanno riso su come mi sarei scandalizzata per ciò che hanno fatto in camera e io...» un singhiozzo mi interruppe e Harry strinse maggiormente il mio corpo.

«Dimmi che non è vero, o potrei davvero rendere impossibile a Zayn riprodursi per il resto della sua insulsa vita.» la sua ira mi fece accennare un sorriso.

Cosa avrei fatto senza il mio migliore amico? Lui c'era sempre stato nel momento del bisogno ed era ancora lì, a stringermi come se fossi la cosa più preziosa al mondo.

In quel momento il suo cellulare squillò e io mi allontanai controvoglia dalle sue braccia per permettergli di rispondere. Leggendo il display, la sua faccia si contorse in una smorfia di disgusto.

Rispose alla telefonata e subito dopo impostò il vivavoce «Zayn.» pronunciò il suo nome come se fosse un insulto e io trattenni per un attimo il respiro.

«Ehi, amico. Dimmi che sai dov'è Cecilia, ti prego.» un velo di preoccupazione si poteva distinguere nella sua voce, ma io non volevo più avere nulla a che fare con lui ed ero sicura che nemmeno il mio migliore amico lo volesse.

«Non è più affar tuo, amico.» rispose Harry, circondando con il braccio libero il mio corpo. Appoggiai la testa sulla sua spalla.

«Oh, dal tuo tono capisco che sai tutto.» disse Zayn in imbarazzo, e avrei scommesso qualsiasi cosa che avesse la mano a grattarsi il retro del collo.

«Già. Sei proprio uno stronzo, Zayn. Quando qualche giorno fa ti ho detto che la mia Cece era incinta di te, mi hai promesso che ti saresti preso cura di loro, mi hai supplicato di darti la possibilità di dimostrare che saresti stato un buon padre. Ti sembra questo il modo di farlo?» domandò poi, ironico e arrabbiato al tempo stesso, e io sussultai.

Non sapevo che Zayn avesse supplicato Harry, credevo anzi che fosse successo l'esatto contrario. Ero certa che il bel riccio avesse pregato Zayn di accogliere in casa quella povera disperata che aveva messo incinta ad una festa.

«Sono stato un vero idiota. - ammise - Spero solo che Cecilia possa perdonarmi.»

Harry sbuffò, roteando gli occhi «Sappi solo che se io fossi lei, non ti perdonerei nemmeno se strisciassi ai miei piedi come un verme, implorando pietà. Ma io non sono lei.» concluse la chiamata senza attendere una sua risposta e mi abbracciò nuovamente.

«Grazie, Harry.» premetti le labbra sulla sua guancia e lui sorrise, mostrando quelle adorabili fossette.

«Dovere, piccola.» mi fece l'occhiolino e poco dopo ci sdraiammo, per poi addormentarci stretti in un abbraccio.

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