Capitolo 37

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Provai di nuovo a sollevare lo scatolone con dentro le novità del mese, ma era davvero troppo pesante per me, ormai. Considerando che ero all'ottavo mese di gravidanza, in realtà, avrei anche potuto rimanere a casa, ma il mio lavoro mi piaceva troppo e poi non stavo male, quindi non c'era alcun problema.

«Harry.» lo richiamai con un filo di voce e il mio migliore amico sorrise dolcemente, raggiungendomi in un instante. Mi accarezzò la guancia e spostò il cartone sul bancone al posto mio, per poi aprirlo con un taglierino.

Da quando il figlio di Scarlett era nato, il mio migliore amico era diventato ancora più dolce di prima, per quanto potesse essere possibile. Lui e la ragazza erano già una bellissima coppia e, dalla nascita del piccolo, erano diventati una vera e propria famiglia. Harry lo trattava come se fosse suo figlio e io avevo avuto l'ennesima dimostrazione del fatto che non sempre i legami di sangue influivano sull'affetto di una persona verso un'altra. Il padre biologico del neonato non si era mai fatto vivo ma a nessuno importava, perché il bimbo era Edward Styles, anche all'anagrafe.

«Chissà se diventeranno amici come me e Zayn.» commentò Harry e non sentii il bisogno di chiedere spiegazioni, visto che il suo sguardo era sul mio ventre enorme.

Sorrisi, «O come me e te.» lo corressi, sicura del sesso della creatura che portavo in grembo da Settembre dell'anno prima.

«Pensi possa essere una femminuccia?» chiese, tirando fuori qualche libro e storcendo il naso davanti a titoli sdolcinati o a romanzi rosa.

Ridacchiai, colpendogli leggermente la nuca perché a me piacevano le storie a lieto fine.

«No, io lo so.» precisai. Non avrei saputo spiegarlo, ma era come se ogni atomo del mio corpo gridasse 'Femmina!'. Era una sensazione, ma mi fidavo del mio istinto materno.

Harry rise, per poi allontanarsi dalla cassa per sistemare i vari libri negli appositi reparti della libreria. Guardai i suoi ricci sparire, per poi rivolgere lo sguardo alla pioggia che da pochi minuti aveva iniziato a scendere sulla città di Londra. Era Aprile, uno dei mesi con i cambiamenti climatici più frequenti, quindi non mi stupii più di tanto della velocità con cui il sole splendente era stato coperto da nuvoloni grigi.

«Cecilia, - mi girai verso Joe, il proprietario della libreria, - dubito che con questa pioggia arrivino molto clienti. Potete anche andare.» annuii, felice che sarei tornata a casa prima del previsto e che avrei potuto vedere finalmente Zayn, che quella mattina era uscito prestissimo.

Quando Harry tornò, gli riferii le parole del capo e lui sbiancò, lasciandomi perplessa.

Uscii svelta dal negozio, ma il mio migliore amico mi afferrò il polso, cercando di farmi rallentare.

«Ho fretta, Harry.» mi lamentai come una bambina, ma lui non sembrava intenzionato a lasciarmi andare.

«Ho fatto ricucire i pantaloni, sai?» tirò le labbra in un sorriso esagerato e io alzai un sopracciglio.

«Me l'hai già detto. Ben due mesi fa.» mi voltai nuovamente verso la strada di casa, ma fui interrotta per la seconda volta.

Harry ridusse gli occhi a due fessure, come se stesse pensando a qualcosa da dire, «Edward ancora non parla.»

Roteai gli occhi, esasperata, «Ha solo un mese, Harry! Perché ho come l'impressione che tu mi stia trattenendo per non farmi arrivare a casa prima?» chiesi retorica, iniziando a sospettare che lui e il suo amico mi stessero nascondendo qualcosa.

«Perché è quello che sto facendo.» rispose senza pensare a ciò che stava dicendo, per poi spalancare gli occhi e stringere le labbra in una linea sottile. Le domande retoriche erano sempre state dalla mia parte quando si trattava di Harry: lo confondevano e io conquistavo la verità molto facilmente.

Non aspettai un secondo di più e corsi verso casa, nonostante Harry gridasse il mio nome, temendo che Zayn stesse facendo qualcosa che mi avrebbe fatto soffrire troppo. Ma ne sarebbe stato capace?

Con una velocità sorprendente, raggiunsi il pianerottolo del palazzo dove abitavamo e suonai con insistenza il campanello.

«Arrivo!» gridò Zayn con il respiro affannato e io sentii il mio cuore affondare.

Spalancò il portone e sussultò vedendomi, dandomi la sicurezza di ciò che avevo temuto. Cercai di non pensare a quanto quel lieve strato di sudore sulla sua fronte lo rendesse affascinante, perché non era proprio il momento.

«Sei già qui?»

Lo ignorai e mi diressi come una furia verso la stanza dove avevo passato i primi mesi per prendere le mie poche cose, nonostante Zayn cercasse di fermarmi. Spalancai la porta, ma trovai qualcosa che non avevo per niente considerato. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi.

«Speravo arrivassi più tardi, così avrei potuto finire e... be', mi sarei fatto una bella doccia.» commentò e, nonostante non fosse di fronte a me, sapevo che stava sorridendo.

Mi asciugai le gote, commossa, e non riuscii a fare altro se non annuire. Aveva comprato la cameretta per nostra figlia e la stava montando, prima che arrivassi. E io ero davvero una stupida.

«So benissimo che sarà una bambina, ma pensavo che il verde fosse più carino del rosa ed è il mio colore preferito, ma se non ti piace posso...»

Lo interruppi, premendo le mie labbra sulle sue.

«È... - non sapevo davvero cosa dire, - Ti amo.» conclusi e lui sorrise, per poi baciarmi di nuovo. Forse aveva anche capito cosa avevo creduto fino a un attimo prima, ma per fortuna aveva evitato di tirare fuori l'argomento. Lo ringraziai mentalmente, per poi tornare a guardare il suo lavoro e rimasi stupita di nuovo, perché era stata davvero una sorpresa meravigliosa.

Mi voltai verso di lui, ma lo trovai inginocchiato. Frugò nella tasca dei suoi jeans, per poi porgermi una scatolina di velluto blu scuro.

«Avrei voluto chiedertelo in modo diverso, ma non posso più aspettare. - la aprì e io sgranai gli occhi, - Vuoi sposarmi, Cecilia?» chiese, con un sorriso meraviglioso a illuminargli il volto che io avrei ricambiato subito, se non fossi stata distratta da un dolore terribile al ventre.

Corrugai la fronte e cercai di respirare regolarmente, per quanto mi riuscisse difficile.

«Oh, forse sto correndo troppo o non è ciò che vuoi. Io... ti capisco se tu...» la delusione non gli permise di terminare la frase e io provai a dirgli che, sì, volevo assolutamente sposarlo, ma il dolore era troppo insopportabile.

«Zayn, mi si sono rotte le acque.» riuscii a dire, prima di provare a trattenere le urla di dolore.

*****

ODDIOOOOOOOOO HAHAHAHHAHAHAHHAHAHAHHAHAHA

Il pargoletto è in procinto di nascere e la fine si avvicina, piango T.T

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, ma non voglio nemmeno pensarci o inizio a sbattere la testa contro il muro per la disperazione. So... come pensate la chiameranno? Io lo so già, ovviamente HAHHAHAHAHHAHAHAH

Un abbraccio a tutte le mie lettrici che sono le migliori del mondo ❤️

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora