Capitolo 8

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Il ragazzo osservò attentamente le analisi e annuì a se stesso, mormorando di tanto in tanto qualche 'come pensavo'.

Era passata una settimana precisa da quella sera e io e Zayn non ci eravamo più ritrovati così vicini come sul divano. Veramente non ci eravamo nemmeno parlati molto da quel momento: io mi ero defilata con la scusa di dover andare urgentemente in bagno, lui aveva sospirato e ognuno aveva ripreso la sua vita come se niente fosse successo. E in realtà non era successo nulla davvero: ci eravamo semplicemente ritrovati viso a viso, con il respiro caldo di uno sulle labbra dell'altra.

«Come è andata questa settimana con le pastiglie?» chiese Louis distraendomi dai miei pensieri, mentre Zayn ripose il cellulare nella tasca dei suoi jeans. Non sapevo perché avesse deciso di accompagnarmi, dato che non sopportava il mio ginecologo e, a quanto pareva dal suo comportamento di indifferenza dell'ultima settimana nei miei confronti, nemmeno me.

«Abbastanza bene, ma ho avuto comunque dei conati di vomito a colazione. E la notte...» mi interruppi, sentendomi a disagio. Non volevo parlare dei miei problemi davanti a una persona che a stento mi rivolgeva la parola.

«La notte...? - il ragazzo mi incitò a continuare, ma involontariamente lanciai un'occhiata a Zayn, così alzò entrambe le sopracciglia - Ah, ho capito. Hai conati di vomito a colazione e durante la notte.» pronunciò le mie stesse parole con un'intonazione diversa, cambiando il senso della frase. Evidentemente si era reso conto del mio fastidio.

Scrisse velocemente qualche parola sul solito foglio e io sospirai, sperando che il cellulare di Zayn squillasse o qualcosa del genere, così sarebbe uscito dallo studio. Era assurdo che non potessi parlare dei miei problemi con il ginecologo.

Louis prese nuovamente le mie analisi del sangue e si passò velocemente una mano sulla faccia «Allora, hai la maggior parte dei valori bassi ma comunque nei limiti.» annuii, ma rimasi sconcertata dal suo 'la maggior parte'. Voleva dire che altre cose non andavano bene?

Zayn si sistemò sulla sedia e osservò con attenzione il ginecologo, come se fosse interessato. Di certo non per me: semplicemente, avendo ormai accettato l'idea di avere un figlio, non voleva che il bambino potesse avere dei problemi per colpa della madre.

«Hai carenze di ferro, Cecilia, e per questo il tuo ciclo non era regolare. - continuò poco dopo - La cosa che però mi preoccupa maggiormente è il valore del folato: è davvero troppo basso.» rimasi impassibile a quelle parole in primo momento, ma poi ripensai a quando Zayn mi aveva parlato di tutto quello che una donna incinta ha bisogno durante la gravidanza.

Appoggiai una mano sul mio ventre, mentre il ragazzo seduto al mio fianco sussultò.

«La tua anemia da acido folico non va per niente bene per il bambino ed è il motivo per cui non riesci a mangiare: uno dei sintomi della carenza di folato è, infatti, un disturbo gastrointestinale.» spiegò, mentre l'ansia prese possesso del mio corpo.

«A cosa è dovuta questa carenza?» chiese Zayn, anticipandomi.

Louis appoggiò sulla scrivania le analisi e iniziò a passarsi la penna da una mano all'altra «A un malassorbimento e a un'alimentazione inadeguata, dovuta a sua volta ad altre questioni, tra cui quelle psicologiche. - si voltarono entrambi verso di me, ma io ero persa nei miei pensieri - Comunque, dato che il riscontro delle pastiglie è stato positivo, direi di continuare a prenderle per consentirti un'alimentazione più equilibrata, dato che non sono solito dare il folato puro per gli effetti indesiderati che può avere.» il moro annuì sovrappensiero, mentre io mi alzai dalla poltrona, pronta ad andarmene per elaborare tutte le informazioni ricevute.

«Grazie, dottore.» disse Zayn, alzandosi anche lui.

«Ah, Cecilia. - richiamò la mia attenzione - Ci vediamo domani, senza Zayn.» concluse serio, senza quel velo di ironia che aveva tanto fatto infuriare il moro la settimana prima.

Tornammo a casa in completo silenzio e, appena entrati, lui andò in fretta in camera sua, per poi sbattere la porta. Sobbalzai e liberai un sospiro dalle mie labbra. Rimasi qualche secondo sulla porta, ma, appena sentii dei forti rumori provenienti dalla camera di Zayn, mi precipitai a controllare cosa stesse facendo. Spalancai la porta e lo trovai intento a tirare dei pugni contro il muro.

«Zayn, cosa stai facendo?» chiesi, spaventata.

«Cosa sto facendo? - ripeté - Mi spieghi perché viviamo insieme e sei la madre di mio figlio ma non so un cazzo di te?» chiese arrabbiato, mentre io strinsi le labbra in una linea sottile.

Io cosa sapevo di lui? Nulla, eppure non mi lamentavo.

«Disturbi gastrointestinali, alimentazione inadeguata, anemia, questioni psicologiche... ma quanti dannati problemi hai?» si avvicinò a me fino a farmi indietreggiare e appoggiare la schiena al muro.

Trattenni il respiro quando appoggiò le mani ai lati della mia testa e avvicinò il suo viso al mio.

«Sei una ragazza così piena di problemi, scappi ogni volta che mi avvicino e mi sento così... - si interruppe e mi guardò intensamente negli occhi, per poi gridare frustrato e tirare un altro pugno al muro - Vattene in camera tua, Cecilia.» ordinò, a denti stretti.

Non me lo feci ripetere due volte e scappai in camera, per poi scoppiare in un pianto liberatorio, con i soliti crampi allo stomaco.

Cioccolato al latteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora