Parcheggiò, tirando il freno a mano e togliendo le chiavi, adagiandosi poi contro lo schienale a guardare gli alberi nel giardino a fianco, con calma e ansia al tempo stesso. Il fatto che fosse andato via in quel modo lo lasciava pentito e con un senso di ingiustizia nell'anima; però, ora lì, da solo, stava più tranquillo: non poteva fare catastrofi, o spezzare cuori se non c'era nessuno. Fece una smorfia, giocherellando con le chiavi; muovendole come onde tra le dita, e mugugnando, non sapendo se fosse stato leale scappare via in quel modo, ma lo aveva fatto per il bene di entrambi..., cercò di convincersi. Doveva tornare indietro. Sì, doveva tornare e cercare di chiarire, o forse no e restare zitto. O meglio, poteva ugualmente lasciare stare, e, se Marco sarebbe passato durante le sue ore di lavoro, poteva anche... Non lo sapeva, ed era stanco di pensare, così decise di smetterla, smise di riflettere e lasciò al silenzio di divenire l'unico sovrano. Per poco tempo:
-Ace!-
Si voltò di scatto, imprecando di dolore, e guardando sorpreso l'artefice di quell'urlo che, attraversando il finestrino, lasciato impunemente aperto, gli aveva, forse perforato un timpano. E guardò il suo fratellino che, emozionato, saltellava sul posto con il suo meraviglioso sorriso.
-Ciao Luffy, che ci fai qui?-
-Stavo tornando a casa.- esclamò. -Non mi aspettavo di trovarti qui! E poi, non sei nemmeno venuto al Baratie...- fece una smorfia, offeso; con l'entusiasmo che svanì nel pronunciare l'ultima frase.
-Eh, perdonami. Il tempo è volato.- si giustificò, prolungando, di molto, la prima vocale, e grattandosi il capo nervoso mentre decise di uscire dalla macchinuccia, anche per sgranchirsi un po'.
-Oh! Ora che ci penso, Ace: volevo chiederti una cosa, posso?- domandò il minore, correndo poi verso la panchina dopo aver ricevuto dal maggiore un cenno affermativo, e aspettandolo con il suo immenso sorriso, a gambe conserte su quegli strati di legno, che, a vista, sembravano abbastanza scomodi.
Chiuse la portiera, camminando sul marciapiede e poi sul prato immenso; ascoltando il frusciare dell'erba e la sua freschezza nel passarci sopra, prima di finire seduto accanto al minore, adagiandosi contro lo schienale con un po' più di accuratezza; il fatto è che il legno duro e spinoso danneggiavano le sue, già di per sé guaste, cicatrice; e faceva male oltre che fastidio appoggiarsi su un piano così rigido, al contrario del sedile della sua auto, per quanto vecchia fosse, almeno in quel poco sapeva essere confortevole. Cercò comunque, di trattenere una smorfia ed un gracchiare dolorante, o di non strizzare leggermente una palpebra per il fastidio; restando però, sempre lievemente sorpreso che il suo fratellino volesse chiedergli qualcosa: dalla scintilla che pronunciavano i suoi occhi pareva qualcosa di serio, anche dal senso di decisione che mostrava dal volto, nonostante l'allegria; e lui non se lo aspettava: sperò che andasse tutto bene.
-Di cosa vuoi parlarmi?- costrinse la sua bocca a sorridere, e il suo volto a rilassarsi, ma la sofferenza era forte, e iniziava a sentirsi sudato. Non era nulla di buono, forse aveva preso un colpo di freddo, o le cicatrici si erano infettate... non voleva pensarci. No, impossibile; tornò a riflettere, illuminandosi di speranza: Chopper lo aveva medicato bene quei giorni addietro.
-Ecco, è una cosa sul liceo.- iniziò a dire, tranquillo mentre osservava davanti a sé, come se indeciso se voltarsi per avere un confronto di sguardi, ma questo aiutò Ace a non essere scoperto mentre cercava di resistere, stringendo i denti e dando un cenno di assenso al minore che tornò a parlare, come se lo avesse intravisto fare quel gesto, anche se non era così.
-Ho deciso che non voglio più andarci: sento che non fa per me. E poi, odio studiare: è snervante, e lo trovo troppo noioso. Io ho voglia di avventure!- esclamò, alzando le braccia al cielo, contento, e ridacchiando.
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Renegades.
FanfictionVivere compiendo tanti sacrifici per le persone a cui vuoi bene, senza risparmiarti nemmeno un minuto: queste sono responsabilità che Ace conosce fin troppo bene. Vive cercando di far stare bene il suo caro fratellino, per lui conta solo quello, e...