-Posso mettermi il tuo pigiama?- disse senza pensarci, assorto com'era al pensiero di destarsi insieme a Marco anche la mattina che stava per giungere, mentre, finalmente, lo aveva condotto di nuovo nella camera, ancora tenuto tra quelle forti braccia; e anche se non avevano incontrato nessuno; tutti, di certo ancora a festeggiare, Ace non se n'era sarebbe nemmeno accorto, pensava solo allo stare con Marco e a come fosse piacevole quel calore che trasmetteva intanto che scrutava il mento da sotto con attenzione.
-Non ne hai uno tuo?- lo lasciò sopra il materasso con grazia prima di rimettersi eretto e scrutarlo curioso: sembrava essersi ripreso a quella domanda.
-Eh?- mormorò prima di arrossire, osservandolo boccheggiando e portando le mani davanti a sé, negando con esse. -N-no, è che... Ecco, sì, c'è l'ho. Scusa, lascia stare.-
-Ti piace?- ridacchiò, sedendosi, e con poca voglia di chiudere la porta: non volendo lasciarlo solo anche se per pochi metri intanto che lui fosse disteso, anche se con le gambe alzate, distanti dal petto mentre la schiena era riposta contro il cuscino.
-Io...- farfugliò, allungando l'ultima vocale tra il suo sgomento, incredulo di essersi cacciato davvero in una nuova situazione imbarazzante... E di sua spontanea volontà!
-Beh, se ci tieni, te lo lascio volentieri.- esclamò con fare vago, scrutando la sua stanza e portando le braccia indietro, oltre la schiena; volendo e cercando di annullare quei sentimenti in subbuglio, per qualcosa di così dolce.
-No, è una cosa stupida. Piuttosto, dimmi... Cosa facciamo?- bofonchiò prima di sorridere.
-Beh, dò prima da mangiare a Hawk, okay? O vorresti farlo tu, Ace? Così io gli cambio la parte removibile della gabbia: devo lavarla.-
-Sì, mi va benissimo!- esordì allegro, prima di aggiungere cupo, e con un broncio buffo e infantile: -Se non mi morde...-
-No, ma visto che deve ancora abituarsi a te, dagli un cracker.- ridacchiò, alzandosi e percorrendo la stanza fino alla finestra, seguito dal suo ragazzo con contentezza, prima che riflettesse sulle sue parole e si facesse curioso.
-È geloso?- domandò incredulo, arrivando alla meta, e con il volatile che li guardava, calmo quasi quanto il padrone.
-Ah, ah. È solo diffidente, un po' come te.- parlò ironico, ridendo con Ace che gonfiò una guancia nel sentirsi tirato in causa, ma poi afferrò un biscotto dalla scrivania, tornando da Marco e aprendo la porta della gabbietta con determinazione, volendo farsi accettare da quel pennuto per entrare più in sintonia con la famiglia del suo ragazzo, per quanto fosse solo il suo animale domestico; porgendolo alla punta della bocca del pappagallo che iniziò mangiare a beccate, e sorrise: in fondo era tenero.
-Grazie.- esclamò, per poi cacciare quella tavola di metallo dopo averla sganciata, sporca di escrementi, e poi avviarsi in bagno.
-Okay.- alzò le spalle, indifferente, Ace, allungando poi l'altra mano e posizionandola sotto la stecca su cui era poggiato, e in un attimo lo vide saltellare sul suo indice, continuando però a riempirsi la pancia, allungando il collo quando si vide allontanare il biscotto mentre veniva prelevato anche lui. -Ma certo che sei davvero carino!- ridacchiò, portandolo davanti alla scrivania e aprendo di nuovo il primo cassetto, prendendo altri due frollini in attesa di Marco, sedendosi quindi sulla sua sedia mentre Hawk sembrò guardarlo con riconoscenza per le sue parole, tornando poi a punzecchiare il biscotto con più ingordigia.
-Deve essere bello volare... Peccato che preferisci guardare il panorama invece di viverlo...- brontolò, portando la testa, adagiata allo schienale, a guardare il soffitto. -Un po' come me, no? Anch'io sono rimasto a guardare la libertà, senza toccarla, senza sentirla dentro... La osservavo. Era bella, lo sapevo. Però preferivo starne fuori, preferivo rimanere al sicuro nella mia monotonia. Tutto questo invece, adesso... Mi sembra così strano... Mi sento così fuori posto qua all'esterno... Ah, sono bizzarro: parlo con un pappagallo.-
-Però chissà... Magari è meglio stare chiusi che liberi, a volte.- farfugliò, con l'attenzione del volatile tutta per sé, mentre di Marco ancora neanche l'ombra, come poté notare da sé nel vedere la porta sigillata. -Devo parlare con Akainu. Vediamo se lui ha qualcosa in contrario con la mia scelta. In fondo, se appartengo a lui, sarà più facile decidere l'opzione se sarà lui a darmela. Speriamo. Comunque, è vero. Non posso essere libero se non è lui a dirlo, no? Tu che dici?- mormorò, fermandosi e aspettando un parere immaginario, magari anche un cinguettio sarebbe bastato: si sentiva perso... Troppo che percepiva di poter svanire come un'illusione.
-Mi sento così schiavo di tutto... Orribile. Ma è vero. Lui, Akainu, deve...- sospirò, senza finire la frase perché iniziava a fare troppo male, e forse il pennuto se ne accorse, perché intraprese ad accarezzare dolcemente l'indice davanti a sé, e che teneva il suo cibo. -Grazie.- ci tenne a dire, per educazione e perché, in fondo, lo aveva ascoltato e gli è ne era anche grato, in più che gli fosse impossibile che andasse a dire quelle parole a Marco stesso, o chissà che sarebbe accaduto. Magari una nuova lite, e lui non ci teneva proprio.
-Ci sta mettendo tanto, magari ha bisogno di aiuto. Che si fa? Andiamo a vedere?- chiese, portando il volatile all'altezza del suo volto mentre si posizionò più seduto, facendo girare la sedia verso la porta ancora chiusa; cercando di sorridere, ma era difficile dopo aver aperto, alle sue orecchie e al suo cervello, una visuale più definita dei suoi pensieri. -Oppure restiamo qua e mi dici qualche segreto divertente del mio ragazzo...- farfugliò poi, piano mentre lui iniziò a strusciarsi contro la sua guancia del volto adagiato sul tavolo, lentamente, ma con tanta tenerezza, e a occhi chiusi.
-Stai davvero parlando con Hawk?-
-Ah? Ehm... Facciamo amicizia! ...Credo.- trasalì, alzandosi in fretta, per poi borbottare una spiegazione a caso, con il pappagallo che continuava a coccolarlo in quel modo buffo contro il dorso della sua mano mentre Marco chiuse la porta alle sue spalle dopo essere entrato senza nemmeno un briciolo di preavviso, avvicinandosi poi alla gabbietta e inserendo quella tavola di metallo.
-Mi sembra che inizi a piacergli.- commentò pacato, finendo il suo lavoro e voltandosi a guardare i due, così attaccati. -Adesso sono io che divento geloso, sai?- ridacchiò, con Ace che gli fece una linguaccia, e allora il pappagallo sbatté le ali per la sorpresa.
-Dovresti: è più carino di te.- volle prenderlo in giro, e Marco scuoté il capo, come risentito, ma il sorrisetto che aveva era di tutt'altro avviso.
-Ma nessuno è più bello di te, Ace.- esclamò, avvicinandosi e chinandosi su un ginocchio, osservandolo arrossire e distogliere gli occhi verso terra intanto che il pappagallo rimase sulla sua mano. -Vuoi parlare con Akainu? Per ma va bene, ma non è lui che decide: sei tu.- spiegò piano, facendolo voltare di scatto, così meravigliato, da far spaventare Hawk che iniziò a volare per la stanza frenetico, sbattendo le ali che echeggiarono nel silenzio appena creatosi.
-Hai sentito...?-
-Non tutto, però, Ace...-
-Perché?- sibilò, accigliandosi. -Perché continui a origliare?-
-Non l'ho fatto spontaneamente: stavo tornando in camera e ti ho sentito; credevo parlassi con Thatch, o qualcun altro... Ma voglio dirti che non devi farti condizionare dalle persone.-
-Tu non devi ascoltare quello che dico se non è indirizzato a te, dannazione!- sbottò, voltandosi nervoso, lasciando che i biscotti cadessero a terra per quel movimento improvviso dell'arto contro la scrivania, e dando le spalle al biondo mentre Hawk, nel silenzio risanato, calmandosi; dimezzò l'andatura fino a fermarsi sulla spalla del suo padrone che lo lasciò dentro la sua casetta prima di tornare da Ace, prendendolo delicatamente dalle braccia e sporgendo il volto oltre la spalla.
-Ace... Non puoi davvero dire una cosa del genere: non puoi dire che la libertà tua, la tua libertà, sia dettata da una persona che ha cercato solo di farti del male. Non puoi.-
-Tu non capisci...- farfugliò, chinando il capo mentre si morse un labbro, maledicendosi: stavano litigando, proprio quello che lui non voleva!
-Sì, invece, Ace. Lascia andare Akainu, lui non fa più parte della tua vita. Non deve dirti: "Puoi vivere libero", per esserlo!- ribadì severo, allungando le braccia fino ad avvolgerlo.
-Me lo dici tu, allora?- sussurrò cupo, speranzoso che potesse funzionare, però...
-No.- esclamò con una smorfia e un tono duro, risentito che non capisse. -Devi dirtelo tu.- esordì, ascoltando poi i minuti di silenzio che si susseguirono, forse perché stava iniziando a rifletterci da sé, con la sua testa; elaborando la situazione.
-È difficile.-
-Lo so, lo so... Ma c'è tempo. Però mi basta che tieni in mente questo, Ace: devi volerlo tu.- esclamò, tornando dolce, tenendolo a sé ancora di più.
-Io... Va bene, me ne ricorderò.- farfugliò, limitandosi ad assicurarglielo, ma chiedendosi poi se lo avrebbe fatto per davvero mentre si voltò, adagiando la guancia contro il suo petto. -È così bello essere amati da te, sai? Mi dispiace essere così complicato.- esalò, mordendosi il labbro inferiore fino a lasciare il segno dei denti, con un senso di scossa nel cuore che lo lesionò come un vetro rotto quando graffia la pelle.
-Non sei complicato. Hai sofferto molto, e hai paura che, senza il dolore, tu non possa vivere. Ma non sei complicato. Non per me.-
-Ti amo...- singhiozzò, cercando di trattenersi mentre si strinse ancora a lui, lasciando poi un tenero e lieve bacio sulla sua pelle. Perché era così debole? E perché era così bello esserlo e avere un appoggio?, non lo capiva, davvero, però gli piaceva potersi sfogare un po'.
-Ti amo, Ace.-
Sorrise, che cosa fantastica tutto quello. Davvero. Gli piaceva tanto, veramente, ripeté con più enfasi, abbracciandolo completamente e sospirando. Forse era solo uno stupido... L'amore era stupido... E forse era proprio per quello che era amore, ed era bello.
-Mhm..... Che cosa ti piacerebbe fare, Marco?- mormorò pacato, un po' inadeguato a chiederlo dopo una sceneggiata del genere, e un po' si sentì in colpa. Però, Marco gli aveva detto che non era contorto per lui, ed era molto bello sentirselo dire. Forse non era un peso.
-Posso chiederti... Domani posso venire con te, se hai ancora intenzione di parlare con Akainu.- e non perché non si fidasse delle sue intenzioni, ma solo per infondergli anche la sua forza.
-Io... Ci tieni così tanto?- si scostò per guardarlo, e gli sembrò di una decisione così marcata... Sorrise lieve, dolce, per poi tirarsi sulle punte dei piedi e lasciargli un casto e morbido bacio sulle labbra. -Va bene. Grazie.-
-Grazie a te.- ricambiò, cingendogli più ferreo i fianchi e tenendolo con delicatezza, chinandosi poi per impossessarsi di quelle labbra ancora, giocandoci piano con i denti e sentendolo gemere e guardandolo strizzare gli occhi mentre gli si avvicinò, come a bramare di più di lui, e così il biondo scese con una mano lungo la schiena, ascoltando il suo sospiro aumentare insieme a quel mugugno che si intensificò con le gote arrossate, e maggiormente appena decise di lasciare il palmo della mano sopra una gluteo, palpandolo con delicatezza, con le dita, quasi timoroso visto che era la prima volta, ed Ace avrebbe potuto anche non gradire. Invece lo vide avvicinarsi sempre di più, incrociando le braccia attorno al suo collo, e socchiudere le palpebre, con le sopracciglia aggrottate assoggettate; in modo da guardarlo dolce, con quelle guance così rosse, decorate da quei puntini, e il tutto lo rendevano adorabile. E così ebbe il solo impulso di tenerlo anche con l'altra mano per la seconda natica, spingendolo in aria con un nuovo gemito mentre lo tenne attaccato a sé. Approfittò di quel momento per, muovendosi leggermente, penetrare con la lingua nella sua bocca, esaminandone il palato con una giravolta prima che il moro si distanziasse come colpito da una scossa, lasciando le braccia lungo il suo petto, ma le gambe ancora attorcigliate a lui.
-C-c-che stavi facendo con la lingua?- farfugliò, sfiorandosi le labbra con due dita, e chinando lo sguardo leggermente, ma fu tutto un movimento repentino. -Era una sensazione bella...- mormorò ancora, rendendosi solo in quel momento conto di aver rovinato un istante romantico, però Marco non lo stava lasciando, gli arti lo incatenavano ancora completamente e questo lo rassicurò di non aver causato un intoppo.
-Mai fatto con nessuno?-
-Ah?- alzò lo sguardo in un lampo, scettico e diventando sempre più rosso. -N... No... Non mi ero mai innamorato prima, ecco...- distolse lo sguardo, impacciato e grattandosi una tempia lentamente, facendolo sorridere per come fosse innocente.
-Ma... I-in che senso tu i-intendevi... i-intendevi "mai fatto...?"- tornò a parlare e a guardarlo, un po' impaurito dalle sue intenzioni, e stringendosi nelle spalle, un po' inadeguato a voler davvero farlo con lui.
-Il bacio con la lingua.- espose senza problemi, continuando a tenerlo in braccio mentre si diresse verso il letto.
-Oh.- mormorò, con il volto di Marco che lo guardava ancora, e così si sporse stesso lui, tornando sulle sue labbra e introducendoci in essa la propria, di lingua, con inaspettata sorpresa dell'altro; esplorando e toccando la sua di lingua, con dolcezza, ad occhi chiusi, sperando che ne volesse ancora; e con quel gesto improvviso Marco si fermò davanti alla base del letto, ascoltando come cercasse di dargli il piacere più sensuale che potesse dare, riuscendoci con meraviglia intanto che udiva una condivisione di saliva calda e sottile, con le labbra unite e morbide; tenendolo sempre con più forza da sotto il fondoschiena.
Socchiuse gli occhi, Ace, sempre imbarazzato mentre si scontrò con l'azzurro di Marco che sembrava aver ripreso il controllo, mordicchiandogli le labbra prima di tornare a giocare con il suo palato, facendolo mugugnare sempre di più, prima che sgranasse gli occhi verso il cielo, sentendosi fremere prima di separarsi da lui con l'affanno, iniziando a muovere la testa frenetico, togliendo le mani dal collo di lui e portandosele lungo il suo busto, allungando poi la fronte fino a toccare il suo petto, cercando di impedirgli la visuale mentre si vide in una situazione davvero ingombrante, come lo erano in quel momento i suoi pantaloni: Si era eccitato troppo, aveva sbagliato i calcoli... Ma quali calcoli? Si era solo lasciato sfuggire di mano la situazione...!
-Mhm... B-basta co-così... P-per favore...- farfugliò, con il fiato caldo e veloce che si infranse contro la pelle di Marco che, a sua insaputa, aveva capito la situazione nel sentire subito qualcosa pulsare contro la sua coscia durante la frenesia del bacio, e sorrise, tornando a chinarsi e a impossessarsi, con le proprie labbra di lui, del lato del collo, iniziando a morderlo con delicatezza intanto che scese, chinandosi piano, fino a distenderlo sul letto completamente e restando a cavalcioni sopra di lui. -Mh! Marco!- rimproverò imbarazzato, tenendo ancora le mani però sulla sua intimità, non volendo farsi scoprire, ma allontanandosi come più poté dal biondo con il volto, cercando di innalzarsi verso destra.
-Ace...- sussurrò languido. -Ci limitiamo a questo, non andiamo oltre se non vuoi.-
-Mhm... Mhm?- si riprese, rilassando il collo da quella tensione eccessiva, stancante, e sospirando, voltandosi a guardarlo dolcemente. -O-okay.- mormorò, quasi grato e allungandosi a baciarlo sulla punta del mento cosparso da quella pizzicante barbetta con più sicurezza. -Tu non vuoi?- farfugliò, rilassando le gambe, e le mani da quel punto preciso quando lo vide spostarsi e mettersi al suo fianco, coprendolo poi con un braccio da sopra l'addome, tenendoselo stretto.
-No. E non perché non mi piacerebbe, solo che, se non vuoi non sarebbe giusto. Bisogna aspettare il momento equo per entrambi, e non forzare la situazione.- spiegò, con Ace che, pensieroso, fissava davanti a sé, forse la gabbietta, o forse il nulla.
-Okay... Però... adesso... Non mi baci più?- gli puntò gli occhi addosso, innocente, inquadrando prima il mento che era all'altezza della sua fronte, e poi il sorriso e quegli occhi, che risero.
-Quello mai.- disse, chinandosi e tornando a prendere e accarezzare le labbra del moro con le proprie dopo averle baciate con sapore, facendolo sorridere compiaciuto intanto che continuava a coprirsi, o almeno ci provava, l'erezione, così il biondo lo sollevò dopo avergli cinto i fianchi, lasciando che si mettesse come tanto amava: sopra di lui.
-O-ohi!- si lamentò, sempre più rosso mentre scattò con la schiena indietro, tenendosi con le mani sopra al petto di Marco, volendo scendere, ma era bloccato dalle sue braccia sulle anche, e così si limitò a trattenere il fiato, scrutandolo nel blu dei suoi occhi, senza rendersi conto di aver messo più in vista quella parte pulsante che aveva cercato di nascondere con tanto ardore.
-Non vuoi farti passare quell'ingombrante...-
-C-che vuoi fare? Io... Tu avevi detto...- sospirò, chinando il capo e cercando di nascondersi, distendendosi e toccando i pettorali di lui con la propria fronte.
-Lo so, intendevo che potevi pensare a qualcosa che ti faccia passare la voglia. O una doccia fredda?- consigliò, più perché sembrava davvero non sopportare di rimanere in quella situazione, e non poteva approfittarne lasciandolo così.
-Eh? Ma... Io non vado in bagno così! Potrebbero vedermi!- sbottò, accigliandosi verso di lui e gonfiando una guancia, impacciato mentre portò le ciocche a coprirlo dopo aver chinato di poco il capo. -E... Non saprei a cosa pensare...-
-Quindi?- ghignò, dilettato da quelle parole.
-Quindi stai zitto, non vederlo e non commentare!- tornò a indispettirsi, portando di nuovo le mani sopra quell'ingrossamento, e cercando di condurre il più possibile, le ginocchia unite. -Tra tutte le cose imbarazzanti, questa proprio doveva capitare...?- farfugliò, con le mani di Marco che lo coccolarono per la schiena.
-È una cosa fisiologica, è normale. E se continui così, verrà anche a me.- ammise, ma non fu per tranquillizzarlo per quell'ultimo avviso: averlo in quella posa, con quel volto, era nella norma, ma con quell'erezione pulsante che sentiva contro il proprio stomaco... Quello non aiutava a mantenere il controllo; voleva possederlo, e non era giusto, soprattutto per i pensieri che avevano iniziato a vorticare dentro di lui, fantasticando fin troppo senza il suo consenso, soprattutto dopo aver avuto la negazione diretta del moro.
-Ah? Stai scherzando? No, perché tutta questa situazione è già abbastanza... abbastanza! Non ti ci mettere anche tu.- fece, con un mugugno risentito, facendolo ridere sincero mentre gli accarezzò su e giù, dolcemente, un fianco. -E-hm... No, se tocchi non aiuti proprio per niente.- si scansò, indietreggiando e restando seduto; arrossendo prima di mordersi un labbro, maggiormente quando, dopo averlo visto annuire, tolse definitivamente quegli arti da sopra di lui, lasciandogli un senso di immenso dispiacere e di sbagliato, come se avesse fatto l'errore più grande della sua vita, facendolo cadere in un malessere di abbandono, in un vuoto troppo profondo; così sospirò.
-Che si fa?- chiese poi, Ace, ritornando disteso al suo fianco ma avanzando un po' di più verso il petto dell'altro che, completamente disteso, sorrideva pacato con le mani sull'addome.
-Visto che non ti passerà per molto... Sperando che tu non ti offenda, ma... Posso occuparmi di te?- ghignò, scrutandolo mentre trattenne il fiato, strabuzzando gli occhi e ricambiando lo sguardo come se gli avesse appena chiesto di rubare la luna entro domani.
-Tu sei pazzo...- farfugliò, annuendo e alzandosi dal letto, andando via, ma solo per sedersi sulla sedia: non sarebbe uscito per rischiare di farsi scoprire in quel modo... Però, ora che ci pensava, Thatch poteva entrare..., questo pensiero lo scandalizzò, e puntò le pupille sulla maniglia con timore come se essa fosse in procinto di piegarsi e aprirsi, con Marco, ancora supino ma su un lato, voltato, e adagiato su un gomito, che lo scrutava con una smorfia.
-Ehi, Ace... Non volevo...-
-Oh, ma stai zitto. Uffa, Marco!- borbottò, stringendosi nelle spalle e chinando il capo; tanto, ormai sembrava che il suo membro stesse tornando normale, forse per via del pensiero di una possibile intrusione del cuoco...
-Mi dispiace davvero, non volevo rovinare tutto.- esclamò, mettendosi più su e scostando le gambe fino ad adagiarsi contro il pavimento con i piedi, guardandolo serio.
-Mhm...- si sorprese molto per quelle parole: per una volta la colpa non sembrava essere sua. Strano, spalancò gli occhi.
-Ho capito, non sei pronto. Ma con quella richiesta stavo solo domandando se potevo farti venire, darti piacere per merito mio. Tutto qui.- volle provare ad alleggerire la questione, ma forse aveva preteso troppo.
-Marco...- sussurrò, grattandosi una guancia con una smorfia e un sorriso tirato, continuando appena Marco gli si avvicinò ma senza guardarlo direttamente negli occhi, questa volta. -E-ecco... S-... Se chiudi a chiave la porta, okay.- sussurrò l'ultima frase con un volto negativo, come se fosse pronto a rinegoziare da un momento all'altro, non tanto convinto, però...
-Se non vuoi...-
-I-io voglio!- asserì, guardandolo prima di tornare subito a scattare verso il basso, preferendo il pavimento e sospirando pesantemente. -S-scusa... Però, mi piacerebbe davvero tanto se tu mi dessi piacere. Mi dispiace...- mormorò, restando con il fiato sospeso, stringendo i pugni contro le cosce coperte dai pantaloncini, ma capendo che ormai il momento di accettare quell'offerta era sfuggito, così negò piano con il capo. -Niente, non importa...- borbottò, sperando fossero le parole giuste da formulare, ma ne dubitava: ormai l'erezione era andata però.
-Raccontami, Ace. Qualcosa che ti piace.- mormorò, lasciandolo sorpreso mentre chiuse a chiave la porta, per poi tornare, a passo delicato, sul letto, sedendosi. -Oltre me, oltre Luffy, i tuoi amici e la tua famiglia. Insomma, penso proprio che sia ora che tu mi dica cosa vorresti fare da grande.- ironizzò alla fine, sapendo che comunque, era già, di per sé, maturo.
-Eh?- fece deluso, con una smorfia per quella domanda; sperava in altro, sinceramente, e di più piacevole... No, no; scuoté il capo, riprendendosi da quei pensieri sconci. -Non lo so. Insomma, voglio essere famoso, ma non so come. Però c'è la farò da solo, con le mie uniche forze.- esclamò, annuendo tra sé e sé.
-Bene. Era quello che volevo sentirmi dire.- sorrise Marco, con le mani intrecciate davanti alla bocca e i gomiti sulle ginocchia, alzandosi ancora comunque, contento di udire vita in quelle parole sincere, decise, dette senza pensare, ma di impulso. Poteva desiderare altro?, pensò: Ace iniziava davvero a chiedere la vita, nonostante, lui stesso, non se ne accorgesse.
-Se lo dici tu... Mi ricordo di avertela già detta una cosa del genere.- borbottò pacato, guardandolo con un'inclinazione del proprio volto, verso destra, e le mani dietro di sé, contro la sedia, a reggere i bordi.
-Dunque.- cambiò argomento una nuova volta, il biondo, raggiungendolo e brandendo i suoi polsi con un sorriso. -Ti amo.- esclamò allegro, chinandosi e baciando delicatamente quelle labbra mentre scorré con le mani fino ai fianchi, e poi uno sulla schiena, con l'altra a scendere ancora un po'; adagiandola sul suo fondoschiena così da sollevarlo in alto, facendo combaciare il suo busto con il proprio e quelle gambe con i suoi fianchi, ancora indivisibili dal bacio che condividevano con enfasi, e il respiro del moro, caldo, che si scontrò con quello del biondo appena si staccarono con un'ultima carezza di bocche, guardandosi attentamente e sorridendo.
-Ti amo anche io.- si espresse, Ace, avvicinando il naso al suo, trovando così confortevole quei movimenti, quella vita, assopendosi in essa senza accorgersene, tranquillizzandosi mentre si sentiva sempre più risorgere, un po' come una fenice, una di quelle che Marco amava. Forse era proprio Marco una fenice, e lo stava guarendo. Poteva essere stupido a pensarlo, non erano in una favola, però era così bello. -A te per cosa ti piaccio?- si adagiò contro la spalla, sussurrandoglielo timoroso nell'orecchio e guardando il suo volto così perfetto, limpido e liscio, tranne per il mento coperto da quella barbetta su cui amava strusciarsi mentre lo riportava indietro, lasciandolo poi seduto sul letto.
-Oh, beh... L'elenco è lungo.- ridacchiò, adagiandolo sopra le proprie gambe e carezzandogli la schiena con una mano, pacato.
-Davvero?- fece sorpreso, non potendo crederci; tanto da scostarsi per guardarlo in faccia in tutta la sua incredulità, con Marco che si limitò a sorridere, portando una mano a coccolargli la guancia.
-Mi piacciono i tuoi occhi, le tue lentiggini, la tua forza, la tua gentilezza, il tuo voler sempre aiutare gli altri, soprattutto la tua famiglia; il tuo senso d'onore, i tuoi capelli, la tua risata, il tuo modo di parlare, la luce nei tuoi occhi; il tuo essere protettivo con Luffy, e il tuo voler mantenere segreto e custodito il tuo passato, rivelandolo solo a pochi... Il tuo russare quando dormi, o che ti piace isolarti a volte, che detesti chiedere aiuto, il tuo imbronciarti quando ti si dice cose che non accetti; il tuo fare impacciato con me... il tuo essere tu: sei speciale.-
-Speciale?- mormorò dubbioso.
-Speciale.- confermò, annuendo ad occhi chiusi, sicuro e con un sorriso sincero.
-Ohm.- sibilò. -Tu invece sei come una fenice.- sentenziò, con Marco che, aprendo gli occhi abbassò un sopracciglio, con Ace che guardò altrove, sorridendo imbarazzato. -Ecco, tu mi piaci perché sei bello, hai degli occhi come la libertà... Sei forte, sei coraggioso, sei unico, tenace... Orgoglioso, e simpatico.- cominciò ad elencare, senza guardarlo, preferendo inquadrare il copriletto azzurro.
-Mi piace il tuo volto al sapore di ananas... E poi sei dolce, carino con me... Sei intelligente... Sei un po' tutto.- farfugliò con un sorriso malinconico, ridacchiando prima di guardarlo contento, come a vedere cosa ne pensasse, e passando poi l'indice lungo tutto il mento con delicatezza, assaporando con lentezza quel contatto spigoloso, anche se lieve, venendo guardato con interesse così spiegò ancora: -Sei così bello...- in un farfuglio imbarazzato.
-E così sarei una fenice?- lo baciò su un angolo delle labbra, piacevolmente , osservandolo poco dopo con curiosità, non capendo perché quel paragone. -Vedo che ti piaccio molto, eh?-
-Mi attiri molto, già: mi hai conquistato. Anche io con te, però.- volle mettere in conto l'ultima frase, sorridendo vittorioso, per poi farlo diventare uno più imbarazzato, chinando gli occhi in basso.
-Già, mi hai conquistato.- confermò, sollevandogli il volto, prendendolo dalla guancia e addolcendo il volto per come lo guardasse sereno, con le gote un po' porpore, ma sempre bello.
-C-cosa... Cosa ne dici di giocare un po'?- farfugliò poi. -Non voglio dormire...- disse piano, avvicinandosi a baciargli più volte la guancia.
-Uh. E che gioco proponi?- ghignò, tenendolo sempre più vicino e facendolo ridere.
-No, è... Non so... Tu hai detto che ti piacciono gli scacchi...- ridacchiò impacciato, staccandosi ma restando fermo davanti a quella gote, lasciandoci il respiro bruciante.
-Perfetto allora.- scandì con superbia, alzandosi in piedi di scatto e facendolo sobbalzare; per poi voltarsi e adagiarlo seduto sul letto con attenzione, portandosi verso il basso con la schiena e lasciandogli un nuovo bacio sulle labbra prima di allontanarsi e chinarsi verso l'ultimo cassetto della scrivania, uno dei più capienti, e da cui cacciò una vera ed enorme scacchiera.
-Io però non c'ho mai giocato...- volle informarlo, mettendosi a gambe incrociate dopo aver sfilato via gli stivali, mettendosi più indietro fino a toccare il muro.
-Non c'è problema.- affermò tranquillo, posizionandola al centro e togliendosi i sandali per unirsi a lui, sedendosi al suo fianco ma propendendo per avere al lato il muro, con davanti la damiera. -Vuoi essere i bianchi, o i neri?-
-Per me vanno bene i neri.- annuì. -Facciamo una gara di prova? Così vedo un po' come si fa.- disse, non volendo ascoltare spiegazioni, e preferendo capire guardando, restando con le mani sulle cosce mentre lui iniziò a sistemare le pedine, parlandogli almeno di come si chiamasse ogni pezzo.
-Se vinco io che succede?- domandò, sporgendosi di poco per vedere le posizioni sopra quei quadrati colorati di due colori diversi, portandosi poi indietro con la schiena e, tenendo le mani sopra il materasso, voltarsi frontalmente al biondo che gli sorrise.
-Vuoi mettere qualcosa in palio?- domandò, pensandoci sopra, con davanti le pedine bianche che attendevano. -Okay, se vinco io ti bacio.-
-Oh.- sorrise. -Bello. E se vinco io facciamo che... eh... che mi dai quel piacere che volevi farmi avere prima...? Insomma, quello.- arrossì, senza guardarlo, e stringendosi nelle spalle con il fiato corto, davvero imbarazzato di averglielo chiesto per davvero, e temendo di aver sbagliato mentre poté udire la mano di Marco adagiarsi con cura sopra la sua testa, coccolandola e sfregandola.
-Certo.- disse, non credendo ci tenesse così tanto, però, la scommessa pretendeva quello di imporre la propria ricompensa e così sarebbe stato: non aveva nulla in contrario, anzi. -Iniziamo?- esordì, muovendo il primo pedone, a destra, facendolo combaciare con quello nero.
-Va bene.- mormorò sicuro: gli è l'avrebbe fatta vedere, a Marco!; sentenziò facendo avanzare un cavallo in avanti prima di sentirsi tremare dentro, e soprattutto il cuore nel vedere Marco prendergli la mano che teneva ancora quel pezzo scuro, e fargli vedere le due possibili strade a L che poteva eseguire. -Ohm. Strano, ma okay.- farfugliò, lasciandolo a sinistra, con dietro il proprio pedone.
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Renegades.
FanfictionVivere compiendo tanti sacrifici per le persone a cui vuoi bene, senza risparmiarti nemmeno un minuto: queste sono responsabilità che Ace conosce fin troppo bene. Vive cercando di far stare bene il suo caro fratellino, per lui conta solo quello, e...