Omicidio.

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Si trascinò ancora un po' più in avanti, disteso sopra quei muretti triangolari di pietra che graffiavano contro la sua camicia rosa; quasi con la voglia di cadere verso il fiume lungo e scorrevole, limpido, da sopra quel ponte. Magari poteva affogare e farla finita. Sì, era meglio...

Ah! Ma perché? Perché Teach aveva dovuto rovinare ogni cosa?, sbottò, con il mento oltre il bordo di quel recinto e divincolandosi con i polpacci in aria, da là sopra, quasi davvero con l'istinto di cadere mentre percepiva ancora le guance bagnate, ma le mani si reggevano con troppa forza contro il contorno del muretto, con le falangi rosse per la pressione, nonostante non le sentisse quasi più; e impedendogli di buttarsi o di provarci.

Lo aveva visto, Ace. Aveva visto lo sguardo incredulo dei suoi amici: gli aveva delusi; lo aveva capito. Volse il capo verso il fondo della vallata, interrotta dalla distesa di acqua cosparsa con qualche macigno. Buttarsi era così veloce e facile, rimuginò; poteva anche sbattere la testa contro una roccia e finirla lì.

No..., socchiuse le palpebre, prendendo un grande sospiro e tirandosi su con i gomiti. Invece si alzò, deciso a tornare a casa, con un sospiro deluso mentre si passò il braccio ad asciugarsi gli occhi con forza e i denti stretti tra loro per non far trapelare nemmeno un mugugno; e successivamente, con i piedi sopra quelle travi di legno, si avviò, lentamente, verso la via di casa. Aveva versato qualche lacrima, ma almeno si era riposato; ora stava meglio.

Ah, ma chi voleva prendere in giro?, pensò, uscendo dal suo ponte personale. Era troppo orribile il fatto che Marco fosse venuto a sapere del suo segreto... Ora avrebbe pensato che fosse un drogato, che era un tipo losco, malvagio o chissà che... Forse anche Thatch! E di sicuro, non avrebbe più voluto essergli amico, nessuno dei due...

Lo avrebbero odiato come tutti!

Come tutti...

Dischiuse gli occhi, arrivando finalmente al portone di quella casa maledetta con disgusto, e afferrandone la maniglia fu pronto a entrarci e a non uscire per un bel po', tenendo perennemente una smorfia, ma imponendo al suo corpo di smetterla di tremare, e lo pretese duramente.

-Ehi, ehi. Amico mio!- ridacchiò euforico, alzando le braccia e fissandolo allegro, anche se non fu ricambiato. -Ti perdono per il pugno di prima, ma in cambio, dammi la droga.- e nel dirlo si leccò il labbro superiore che, a guardarlo, diede ribrezzo ad Ace, voltatosi a fissare il suo interlocutore sconosciuto, ma che si ricredette essere solo quel maledetto...

-Teach.- grugnì con una smorfia. -Idiota bastardo, con te ho chiuso!- fremette, portando una mano in avanti come a gesticolare la fine del loro accordo, se mai c'è n'era stato uno, e lasciando poi stare definitivamente la porta, ancora chiusa, per poterlo aggredire, afferrandolo per i baveri di quella camicia nera dopo aver saltato quei pochi gradini che lo separavano dal vialetto, anche se restò sopra all'ultimo per poter guardare l'altro negli occhi, data la differenza di altezza che li separava di poco.

-Oh, andiamo. Non dirmi che te la sei presa. Era uno scherzo!- commentò, continuando a ridere sguaiato. -Posso pagarti di più questa volta, okay?- ghignò.

Ace si accigliò maggiormente. Quanto poteva essere odioso... Quanto! Non faceva altro che ridere e ridere, con quel sorrisetto del cazzo!, pensò con fastidio, mostrando i denti come se volesse azzannarlo, e infatti ringhiò con un verso cupo in gola, lasciando che le corde vocali tremassero. In quel momento era come un predatore, come una tigre che teneva tra gli artigli la sua preda di cui avrebbe assaporato presto il sangue con goduria. Non era il momento giusto per istigarlo, e Teach lo avrebbe capito. Avrebbe ridotto quel ciccione in fin di vita se solo gli avesse dato un motivo in più, o anche un semplice gesto di fastidio; e se Akainu era in casa e sarebbe uscito, con il sangue alla testa come aveva ora, lo avrebbe ucciso insieme a quel panzone del cavolo! Dannato! Dannati entrambi! Aveva rovinato tutto, Teach! Aveva distrutto la sua amicizia con Marco e Thatch! Se non se ne sarebbe andato, gli avrebbe fatto provare quello che sentiva lui, il dolore che lo stava martoriando, e allora avrebbe finito di ridere!

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