Ace. Ace! Dove sei? Ace? Ace? Ace, rispondi! Sei qui? Avanti, parlami! Sei arrabbiato con me? Però almeno fatti trovare, sono in pensiero. Ace?
Ace? ...Ace?
Ace!
Okay, okay. Aveva capito! Cavolo, ma doveva proprio cambiare metodo di sveglia, uno di questi giorni..., rifletté, alzando il busto solo per cambiare posizione nel suo letto, ancora a occhi chiusi, peccato che si bloccò di scatto senza nemmeno essersi mosso per davvero, fremendo perché la schiena doleva in un modo incredibile. Eppure aveva una strana sensazione, come se stesse scivolando, e le gambe fossero molli, dondolanti come appese senza toccare nulla.
...Oh, perché?, fece con un sospiro tragico. Cos'era accaduto? Colpa di Akainu? No; si riprese mentalmente, ricordando qualcosa: Impossibile, era in ospedale, ne era certo; era andato lì... E poi... Oh... Era caduto... E quindi ora, dov'era? E chi è che lo stava chiamando?
Ma certo... Era morto... Sì, magari era così. Non c'era altra spiegazione, mugugnò. Certo che, la testa gli faceva tanto male...
Ace! Ace! Dannazione.
Qualcuno continuava a chiamarlo..., riconobbe risentito, strizzando di più gli occhi prima di sospirare e tremare tutto, al gelo di quella notte che lo circondava. Ma poi socchiuse le palpebre lentamente, sobbalzando l'attimo dopo, anche se impercettibilmente: sentendosi debole fisicamente; e trattenne il fiato per un'istante nel vederlo lì, e proprio lui; sì! Nientemeno che lui! Era calato nell'insenatura tra l'erbetta bagnata e piena di gocce di brina che ricopriva quel buco adatto a far rimanere mezzo disteso una persona, lasciando che il quadro del mattino stette alle sue spalle proprio come...
-Oh... Un altro sogno...- mormorò, concludendo cosa fosse: era una visione così maestosa e paradisiaca: non poteva essere altrimenti. E poi, lui non lo voleva più vedere...
-Ace... Ma che dici? Come stai? Ora ti porto a casa...-
-No, va bene così.- lo fermò subito, a quella stupida illusione: per un attimo ci aveva creduto che... -Certo che sognare Marco che dice "Dannazione."... È troppo anche per lui.- ridacchiò; in fondo era troppo non da lui. Forse. Poi tornò serio, anche se un po' sfinito da quella situazione, ma quella fantasia sembrò rimanere ferma per ascoltarlo; e questo gli diede conferma della sua supposizione, nonostante l'agitazione che invadeva quelle pupille azzurre, ma, pian piano, stavano riacquisendo colore, tranquille di essere davanti a lui perché finalmente si poteva riposare dal cercarlo con desiderio, ma era triste sapere non fosse quello vero. -Mi dispiace un po', ma va bene così.- ammise in un sospiro: -Sai, per un secondo ho pensato fossi tu, intendo, fossi quello vero... Ma Marco non è qui, e ormai non mi vuole più. L'ho ingannato troppe volte, e anche mentito, o raggirato, o tutte quelle cose lì... Cercavo di proteggerlo, e invece ho finito per rovinare le cose... Di nuovo, come sempre.- mugugnò con tono impastato, e occhi socchiusi quanto quelli del suo interlocutore: aveva sonno.
-Ha fatto così male, sai? Quando non mi ha abbracciato... Non mi ha più nemmeno fermato quando sono andato via dal bagno... L'ho capisco: si è stancato.- esclamò piano, lasciandolo colpito da tutti quei ragionamenti tristi e tenebrosi, come se fosse il suo personale messaggio d'addio rivolto a un ombra, perché sapeva non l'avrebbe rivelato a nessuno; perché, per Ace, Marco non era lì, e non lo era. Poi tornò ad aprire le labbra, pacato: -Lo immagino e non lo biasimo. Sono un peso. Lo avrà capito finalmente.- sorrise liberatorio, perché ora Marco non era più vincolato a lui, a cercare di aiutarlo, di salvarlo, e di renderlo felice; poi singhiozzò con le lacrime agli occhi, e un sorriso lieve in volto per quello che stava per dire, anche se con un senso di allegra nostalgia nella voce, con la gola che pizzicava e prudeva come le pupille che vibravano lentamente: -Presto si dimenticherà di me... È solo che... lui è stato il primo a chiedermelo. Nessuno oltre a Luffy mi ha concesso di vivere... Eppure, tra le tante persone che mi urlavano no, lui ha gridato sì: che potevo... Come se fosse un mio diritto. Che cosa bella poter sentire quelle parole, e da quelle labbra poi... Però, non ci sono abituato. Mi serviva del tempo per analizzare la cosa, non ci sono riuscito. È troppo strano per me, poter vivere. E poi, non credo di sapere più come si faccia a vivere... Sono solo... una seccatura.- borbottò, con tante piccole gocce che gli coprivano il volto adesso e perdendo di vista il sole radioso, preferendo il buio dei suoi pantaloni, e lasciando che l'aria invadesse con malessere le sue narici, con nemmeno troppa voglia.
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Renegades.
FanfictionVivere compiendo tanti sacrifici per le persone a cui vuoi bene, senza risparmiarti nemmeno un minuto: queste sono responsabilità che Ace conosce fin troppo bene. Vive cercando di far stare bene il suo caro fratellino, per lui conta solo quello, e...