Socchiuse un occhio, sbadigliando e facendo fremere la punta del naso, strizzando le palpebre prima di mettere a fuoco il tatuaggio blu che aveva davanti, e sorrise, contento di avere un'altra illusione, ormai quasi abituato ad esse. Forse aveva bevuto troppo ieri... Aveva bevuto? Beh, poco importava. Certo, se solo ricordasse cosa avesse fatto prima di tornare a casa, o proprio in linea generale... Ma non era il momento, si disse.
-Marco...- mormorò contento, strusciandosi contro quei muscoli e annusando il suo odore mentre si sentiva stringere da quelle braccia ancora di più. Che bello, pensò, anche se non credeva che potesse rivelarsi così reale il tocco di un qualcosa di immaginario, ma volle goderne intanto che decise di iniziare, e provò a ricordare di ieri sera: per avere un'altra visione come quella e così tangibile doveva essersi ubriaco tanto.
-Buongiorno, dormito bene?-
Quella voce..., era così viva e reale nelle sue orecchie, così dolce... Sorrise ancora, ad occhi chiusi mentre ripercorse i ricordi; c'era stata la festa ora che ci rifletteva; sì, del compleanno, e proprio di Marco guarda tu; e poi... Teach, quello schifoso!; però le parole di Marco erano state fantastiche, ma poi anche Thatch che lo voleva far ballare con qualcuno, forse, e ne era certo, con Marco..., per non parlare del pigiama di Marco e del suo odore, che era così forte in quel momento, intensificato come se aleggiasse ovunque... Eh? Come? Il pigiama? Oh, no... Era vero! Era tutto dannatamente vero quello, non fantasia! Ci stava dormendo sopra!, come aveva potuto dimenticarsene! Quello che stava abbracciando, o che lo stava abbracciando, era Marco, quello vero!
-Ah! M-Marco!- urlò sconvolto, scansandosi di scatto con così tanta furia da rotolare a terra al centro della camera, finendoci di sedere; e tirò aria nei polmoni al massimo per darsi la carica, stringendosi nelle spalle, e guardandolo dal basso verso l'alto, lì, nel suo letto, che lo osservava leggermente preoccupato. -S-scusa!- si affrettò, seduto, a chinarsi con il busto in segno di dispiacere.
-Perdonami, mi sono appropriato del tuo letto, e-e... Ecco, non volevo fare quelle cose che ho fatto prima...- mormorò, rosso in volto, e guardando il pavimento, imbarazzato per aver osato tanto con lui: aveva perfino mosso la guancia contro quel petto scolpito e stupendo come avrebbe fatto un gattino in cerca di coccole e che emetteva fusa!
Si irrigidì, sentendo le coperte frusciare e i passi dell'altro arrivargli davanti fino a chinarsi su un ginocchio. Temeva un rimprovero, non che gli coccolasse la chioma corvina e spettinata mentre boccheggiò, incredulo, restando a testa bassa e a occhi sgranati per quel gesto di affetto.
-Vieni, andiamo a fare colazione.- rispose tranquillo, sorridendogli gentile.
-Mhm... O-okay...?- mormorò confuso, alzandosi e tenendosi però, leggermente distante, mandando uno sguardo intorno a sé, impacciato e agitato, sfregandosi un gomito con una mano; osservando dalla gabbietta con il pappagallo, pulita e brillante come sempre, fino alla scrivania vuota e libera prima di farfugliare: -Che ore sono?-
-Quasi mezzogiorno.- continuò a essere allegro mentre gli prese la mano; anche perché era fiero di aver potuto godere appieno della serenità, nei sogni, di Ace; davvero sereno tra le proprie braccia mentre lo coccolava, cercando di non destarlo; sperava solo di non aver osato troppo, anche se era incosciente. Poi lo aveva visto aprire di poco quel bellissimo occhio e farfugliare il suo nome con gioia, peccato che fosse balzato lontano come scottato quando aveva capito che stesse realmente accadendo.
Ace, invece, lo guardò sconvolto: Aveva dormito così tanto... con lui?, trasalì nel pensiero, arrossendo di più anche per via della mano che ora stringeva la propria, e si chiese se Marco si fosse svegliato prima di lui, per poi rimanere a guardarlo. Sarebbe stata una cosa imbarazzante e sbagliata!
STAI LEGGENDO
Renegades.
FanfictionVivere compiendo tanti sacrifici per le persone a cui vuoi bene, senza risparmiarti nemmeno un minuto: queste sono responsabilità che Ace conosce fin troppo bene. Vive cercando di far stare bene il suo caro fratellino, per lui conta solo quello, e...