Capitolo 5

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In tutta la mia vita ho avuto solo esperienze traumatiche con i ragazzi perciò voglio allontanarmi da loro il più possibile, a meno che non vogliono essermi amica e basta. È il momento di pensare a me, ogni tanto tutti lo dovremmo fare. James è il tipo di ragazzo, a quanto ho potuto capire oggi, da cui penso dovrò stare abbastanza lontana, così come Michael. Sono quei tipi di ragazzi che sanno di essere irresistibili e fanno di tutto per sfoggiare la loro bellezza e le loro virtù. Ma io non sono venuta qui a Londra per trovarmi un fidanzato o tantomeno una persona che mi fa soffrire, per cui spero di non rivedere più James.

<<Ma insomma!  Nicole Hale, a cosa stai pensando? >>
Mi richiama la professoressa di filosofia..
<<Prof oggi Nicole è solo un po' stanca, la perdoni>>

Si scusa per me Allison, le dovrò un favore, o forse mille. Sono solo tre giorni che mi trovo a Londra, ma fortunatamente sono molto felice, appena tornerò a casa chiamerò mamma e papà per dirgli che qui sto  realizzando il loro sogno, vale a dire avere una vita di nuovo felice e un sorriso sempre sul volto. Glielo devo, hanno fatto troppo per me. Il sorriso è l'unica arma che possiamo usare contro l'ostilità delle persone ed io ne voglio avere uno in grado da farmi da scudo.

Dovevo chiamare anche Marcus e Marta!..  Sicuramente pomeriggio non mi annoierò di certo. Qui a Londra i giorni stanno prendendo la piega che Marcus mi aveva preannunciato: dopo settembre piove ogni giorno, strano a dirsi ma anche nelle giornate che iniziano bene, una mezz'oretta di pioggia c'è sempre, anche per rinfrescare l'aria. Ma a me piace così, la pioggia mi fa rilassare e vedere la nebbia che scende fitta dalla finestra di casa mia, crea l'atmosfera giusta per film, copertina e cioccolata calda con panna. Ah, maledetta me che penso a queste cose durante la lezione di Chimica!

<<Niki.. la vuoi smettere di gesticolare in classe davanti alla prof come fossi una pazza  nevrotica?>> Mi metto a ridere sottovoce pensando a me che sogno un pomeriggio rilassante e la prof che mi vede con gli occhi verso l'esterno. Sono proprio un disastro.
<<Scusa Al, mi chiedevo, pomeriggio vuoi passare da me?>>

Di solito non mi fido delle persone tanto da invitarle da me dopo tre giorni di conoscenza, ma c'è qualcosa in Allison di diverso dagli altri, ha una vivacità che mi sorprende, è quel tipo di ragazza che appena la conosci già ti fidi, e io mi fido di lei. Le racconterò tutto ciò che ho passato per trasferirmi qui se vorrà, voglio imparare a fidarmi e a lasciarmi andare perché so che con il mio carattere non andrò da nessuna parte se non mi apro un po' di più.
<<Ma certo!  Che onore direi...>>

Restiamo in aula per il resto delle ore scolastiche, noiose come sempre. Alla fine, Allison rimane a mangiare in mensa, non essendoci i suoi genitori a casa e dovendo restare con sua sorella.
Non avevo mai mangiato a mensa prima d'ora perché sono sempre tornata a casa e trovavo mia mamma ai fornelli, ma ora è diverso, voglio sperimentare nuove cose. Ho avvisato Kate che sarei rimasta a mangiare a scuola e dopo sarebbe venuta Allison a casa, perciò può tornare e dedicarsi alla sua, di casa. Non voglio creare nessun tipo di disturbo ad una donna così gentile e premurosa, so che si è offerta di tenermi compagnia ma ha pur sempre una famiglia anche lei!

Il piccolo spazio dedicato alla mensa è semplice, un rosso che dà un'aria rustica e accogliente, tante persone mangiano e bevono in compagnia, Allison mi distrae dalle mie osservazioni attente.

<<Niki, ti presento mia sorella Emily, Emily lei è Nicole.>> Lei mi sorride, si somigliano davvero molto, entrambe sempre con il sorriso stampato sul viso e hanno gli stessi lineamenti, anche lei è bellissima come Allie.

<<Piacere di conoscerti Emily>>
<<Piacere mio, Nicole, Allison mi parla quasi sempre di te, e finalmente ti conosco>> Emily è un anno più grande di noi, ma è più bassa di me e posso ritenermi soddisfatta perché finalmente trovo qualcuno più grande e più basso rispetto a me. Queste sì che sono soddisfazioni personali, ho sempre pensato che l'altezza non conta molto nell'estetica di una persona, perciò quando me lo rinfaccia qualcuno rispondo che "nella botte piccola c'è il vino buono", lo spero davvero, anche se sono astemia.

Dopo una conversazione con le due sorelle Matthew riguardo il quinto anno, mi incammino verso casa, non ci metto molto, come al solito.
Arrivo e trovo in perfetto ordine il soggiorno enorme, Kate ci sa fare davvero con le pulizie! Spero di riuscire a parlare anche con i miei migliori amici, magari raccontandoci di più rispetto agli altri giorni in cui ci siamo scambiati solo due chiacchiere.

<<Pronto, Niki, tesoro, non mi hai più chiamato>> Il viso sempre allegro di mia madre mi appare sullo schermo del computer e quasi mi viene da piangere al ricordo di lei ogni mattina, quando potevo abbracciarla e confidarmi con lei in quei pochi giorni che stava a casa.
<<Scusa mamma, ho avuto tanto da fare, ho sistemato le mie cose, però devo dirti che sono felicissima qui>>
<<Oh tesoro, io e papà ci aspettavamo questa risposta da tanto tempo, raccontaci un po'>>

Comincio a raccontarle il mio primo giorno, di Allison, della partita, rimangono entrambi contenti e fieri di me, perché ho fatto tutto ciò che non avevo fatto in diciassette anni. Socializzare.

<<Tesoro, io e tuo padre siamo orgogliosi della tua nuova vita, ti vogliamo bene.>>
La saluto e chiudo la chiamata. Finalmente l'ho sentita felice per me.

<<Ehi stupida, perché non ci chiami o ci dai segni di vita? Ci dimentichi presto.. >>
Marta mi prende in giro, è tanto che non la sentivo, mi manca la mia migliore amica, la bambina che con me, ha trascorso l'intera vita.
<<Non potrei mai dimenticarmi di voi>>
Sento bisbigliare in sottofondo, e poi lui spunta di sorpresa.
<<Salve bellezza, come procede la nuova vita? Qualcuno ti infastidisce? Devo cominciare ad informarmi?>>

Che stupido, Marcus, l'unico amico maschio di cui mi sono sempre fidata, il mio fratello-migliore amico, che mi manca più di chiunque altro. Mi difendeva sin da piccoli all'asilo, quando mi rubavano i giocattoli, e continuò da allora a proteggermi.

<<Occhi blu!  quanto mi sei mancato!>>
<<Anche tu, piccola, manchi tanto qui, hai lasciato un vuoto pazzesco>>
<<Ehi ci sono anche io>>
Vederli insieme è troppo per me, una lacrima riga il mio viso perché senza di loro non ha più senso ridere ancora, sono stati proprio questi due idioti che mi hanno insegnato il significato di "ridere per davvero" e non fingendo.
Quanto vorrei averli qui con me e stringerli forte...

Ciao ragazzi, sono l'autrice.
Volevo ringraziarvi veramente tanto per le letture, per i voti, grazie, grazie, grazie.

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