Capitolo 67

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Nicole pov's
James è tanto stupido, quel suo messaggio che riguardava Marcus mi ha fatta ridere tantissimo come una pazza in mezzo alla gente che mi guardava.
Ha questo strano potere di tirarmi sempre su di morale anche quando non c'è proprio possibilità di riuscirci.
Ho detto a Marta di sua madre e lei ha reagito come avevo immaginato, malissimo. Sua mamma è quella che da una ragazzina senza importanza la ha resa una vera e propria donna che sa ciò che vuole, Marta aspira ad essere da sempre la figlia perfetta per sua mamma, per renderla fiera. Si era fatta un'ideale di perfezione da raggiungere e mi dispiacerebbe tantissimo se qualcosa andasse storto oggi, oh non voglio assolutamente pensarci!
É stato un vero e proprio colpo per lei saperlo.
Preparammo le valigie e andammo in aeroporto, siamo anche passate dai miei genitori con un taxi per avvertirli che sarei partita.
Avere una figlia come me non è facile per nulla, ho seri problemi in qualunque cosa e forse paragonandomi a Marta sono tutto il contrario della figlia perfetta. I miei voti non sono così tanto alti, anzi ho anche qualche materia in cui vado male. Non ho ancora un'idea per il mio futuro mestiere, un giorno mi vedono ed altri due no. Poi d'improvviso parto per l'America, che figlia disagiata sono? Seriamente vorrei essere migliore di così, ma sento che sto rimettendo a posto i pezzi di me per ricominciare ad essere felice e ad avere un sogno da realizzare, con James accanto. Pensando a lui, mi ricordai che stasera saremmo dovuti uscire insieme, il primo appuntamento da fidanzati e forse un po' mi dispiace di essere partita, ma lo faccio per lei, per la mia dolce amica.

Prendemmo l'aereo giusto in tempo e cercai il più possibile di tranquillizzare Marta, in sette ore di volo circa, credo che riuscirà a calmarsi un po'.
Mi sporsi verso il finestrino e vidi Londra che piano piano si faceva sempre più piccola, tanto che potevo quasi inquadrarla con le mani. Le nuvole si facevano più fitte e il paesaggio era da brividi.
<<Ehi, Mar>> presi la sua mano tra le mie e la strinsi forte, vidi dal suo viso che stava per scendere una lacrima che sarebbe stata la prima di altre milioni.
<<Niki, va tutto bene>> tentò di mentire. E io lo so che mentiva perché l'ho detto fin troppe e volte e non stavo affatto bene.
Alcune persone ti chiedono come stai ma non lo vogliono sapere davvero, per questo ci si abitua a rispondere sempre "bene, grazie" "Va tutto bene!" anche quando non si sta così. Ma io voglio sapere davvero come sta Marta, la mia migliore amica, che quando ero a pezzi io, non ha fatto altro che chiedermelo con tutta la sincerità possibile. Lei non sta bene.
<<Mar non va bene, dentro ti senti logorare e lo so, ti capisco. Nessuna parola che posso dirti sarebbe esatta a questa situazione, sarebbero parole al vento. Sappi però che ci sarò sempre per te, che tutto si risolverà al meglio, vedrai. Credici sempre, in qualsiasi momento io sono con te, dal giorno zero fino ad infinito>> dissi queste parole lentamente perché sarei davvero scoppiata a piangere nel bel mezzo di un aereo ma spero che lei abbia capito che non la abbandonerò mai.
<<Niki, sei così importante per me. Non avrò mai dubbi su di te perché sei la mia unica ancora in questa vita insieme a mia madre. Grazie amica mia>> ci abbracciammo, e mi sentii davvero bene.
A volte un'amica è davvero ciò che ci può salvare da questa vita.
Le successive ore di volo mi lasciai prendere dal sonno e anche Marta, quando mi svegliai la trovai in piedi che si stava sistemando per andare direttamente in ospedale.
L'unica cosa positiva di questo viaggio è che rivedrò Marcus, il mio migliore amico, anche lui c'è sempre stato per me e in questi mesi mi è mancato da morire poi non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando gli dirò che mi sono fidanzata con James. Penso mi ucciderà.
<<Signori e signore vi preghiamo di rimanere seduti e allacciare le cinture, siamo in fase di atterraggio>> ci annunciò il pilota, o insomma qualcuno vicino a lui.
Los Angeles era sempre più vicina e tornarci sembra davvero un sogno, mi è sempre piaciuta come città, solo che i vissuti non mi hanno permesso di avere sempre bei ricordi.
Marta mi prese la mano e l'aereo atterrò, piano piano iniziammo a scendere tutti e a ritirare i nostri bagagli, nel frattempo cercai un taxi disponibile che ci avrebbe potuto portare all'ospedale dove Marcus ci stava aspettando.
<<Taxi!>> ehi sono ancora brava a superare le altre persone per accaparrarsi il primo taxi che passa.
Io e la mia amica ridemmo ricordando i vecchi tempi in cui questo era il mio hobby e lei mi prendeva in giro di continuo.
L'autista ci aiutò a portare le valigie dentro l'auto e partì verso l'ospedale, il traffico di Los Angeles è immenso come è sempre stato, d'altronde è la città delle star, delle dive di Hollywood, ah quanto mi è mancato tutto ciò. È vero che non amo il caos ma questo è il miglior caos che esiste.

Dopo un po' di metri il traffico diminuì e passammo attraverso una stradina che percorrevo ogni giorno per andare a scuola, come sempre ero una gran ritardataria e... Lucas doveva venirmi a prendere con la macchina per poter arrivare in tempo, quasi riesco a vedermi nei miei ricordi, io che correvo come una matta dopo aver perso l'ennesimo bus.
Anche Marta d'un tratto sorrise senza motivo e forse pure a lei sono riaffiorate quelle scene, l'ospedale non era molto lontano e l'ansia iniziava a farsi sentire, di solito quando la mia amica è nervosa gli spuntano delle macchie rosse sulla pelle, come un'irritazione, ed infatti il suo collo si stava riempiendo di zone rosa scuro.
Arrivammo e ci precipitammo alla reception.
<<La signora Brown in che stanza si trova?>> chiese Marta.
<<Numero 156, secondo piano a sinistra>> ci sorrise la receptionist, si bloccò e prima di fare un passo ci chiese. <<Siete parenti, vero? Sennò non posso farvi entrare>>
<<Sono sua figlia, ma per favore ho bisogno della mia migliore amica, può venire con me?>> implorò e la giovane donna non poté far altro che annuire.
Prendemmo l'ascensore e la prima camera sulla sinistra era quella della signora Brown, come una zia per me.
Nella stanza non c'era nessuna infermiera e Marta raggiunse sua mamma che al vederla scoppiò a piangere e dentro di me mi sentii un po' in colpa per averla fatta allontanare da lei. Appena ha saputo che mi trasferivo a Londra, ha voluto a tutti i costi che sua figlia venisse con me, che seguisse la sua migliore amica, ma non per me del tutto, per Marta che aveva solo me che ormai eravamo come due sorelle siamesi, inseparabili.
<<Mamma quanto mi sei mancata... >> anche la mia amica si mise a piangere ed anche io! La signora Brown ci abbracciò entrambe e mi commossi davvero tanto, ci iniziò a chiedere di come fosse Londra, di tutto ciò che c'era di bello ma subito dopo arrivò una dottoressa sulla cinquantina, dallo sguardo come truce.
<<Solo i parenti possono restare, grazie>> guardai dispiaciuta Marta e sua mamma, le salutai affettuosamente e uscii dalla stanzetta color violetto.

<<Non si salutano più i tuoi amici Americani? Troppa Inghilterra fa male vedo... >> un biondino con gli occhi blu si avvicinò a me e corsi come una matta tra le sue braccia.
<<Occhi blu! Oh quanto è bello rivedere il mio migliore amico!>>
Marcus è sempre stato, sin dall'asilo, l'unico amico che ho mai avuto, un secondo fratello. C'è sempre stato e sono sicura che sempre ci sarà, ed io per lui, ce lo siamo promessi.
<<Piccola, anche tu, da morire>> sciogliemmo l'abbraccio e lo guardai, mi è mancato da morire. Oh mi devo ricordare di non salutargli James...

Autrice pov's
Ehii ragazzi!! Siamo sempre più vicini alla fine della storia, mancano pochissimi capitoli. Che ne pensate? 😔❤️

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