Capitolo 21

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<<Pronto?>> rispondo.
<<Cosa significa che hai studiato?>> chiede James con tono sorpreso.
<<Ebbene sì, caro. Cosa pensi, che sono una completa ignorante?>>
<<Allora ti influenzo bene. Ti comprerò un regalo>> dice.
<<Tu? Ahaha>> rido.
<<Zitta Nic e vai a dormire ora>>
<<Non mi zittire e poi da quando mi comandi tu?>>
<<Da quando ho capito un carattere come il tuo va gestito da uno simile, come il mio>> sussurra e chiude la chiamata. Il mio carattere non è gestibile nemmeno da me stessa, figuriamoci da lui...

Perché le persone ti lasciano così nel bel mezzo della conversazione e riattaccano? Non è giusto.
Metto il cellulare in carica e mi rannicchio sotto le coperte immaginando già la cena con Kate, James e suo padre.

<<Siamo in ritardo ti vuoi svegliare?>> sento Marta che urla dal bagno.
Stamattina ha proprio la fortuna di ammirare la bellezza di chi cade dal letto e sbatte la testa di prima mattina.

Mi vesto tutta di fretta con la testa dolorante per la caduta e faccio colazione altrettanto in fretta con le risate trattenute da Marta dopo stamattina.
<<Buongiorno Nicole, come al solito in ritardo>> mi saluta mio padre.
Già, il ritardo è uno dei miei pregi. O difetti, dipende dal punto di vista. Io penso semplicemente che ogni difetto riesce ad essere talvolta anche un pregio, amo le mie problematiche, mi rendono unica e inimitabile, così come tutti gli altri.

<<Buongiorno papà, come al solito mi prendi in giro>> dico scherzandolo.
<<Buongiorno a tutti, Niki stiamo facendo tardissimo, muoviti>> si inoltra nella conversazione la mia amica Marta.

Mi prende per il braccio e inizia a correre trascinandomi con lei. E alla fine accade ciò che segna la morte di Marta, il pullman parte quando siamo ad un metro dalla fermata.

<<Ecco, vedi cosa fai tu? Ora andiamo a piedi a scuola, vero? Perderò la prima ora, mi bocceranno, non troverò un lavoro, non avrò mai una famiglia, andrò a vivere sotto i ponti. Ecco, sei contenta?>> chiede furiosa.

Uno dei difetti, invece, della mia migliore amica, è tutta la sua ansia, ha panico per tutto, deve essere sempre in anticipo o in orario per tutto, il suo stile di vita è "o sei perfetta o non sei nulla".
Ogni cosa, ogni piccolo progetto per il futuro, problema, uscita con amici, compito di scuola, qualsiasi cosa sia, lei deve farlo riuscire perfettamente. Odio questa cosa, nessuno è perfetto e si sa, ma lei deve provarci, deve esserlo. Deve rendere fieri di lei i suoi genitori, questo è il suo obiettivo a vita.
E in tutto ciò non vivrà mai felice.

<<Marta ora calmati, vedrai che ce la faremo>> la rassicuro.

<<Serve un passaggio?>> si avvicina una bellissima auto blu luccicante, alla guida lui, James con occhiali da sole a specchio e un bellissimo ciuffo rialzato.
Ci avviciniamo a lui e Marta inizia a ringraziarlo in tutte le lingue del mondo, manca solo il codice morse.
Mi metto sul posto accanto a lui e Marta si siede dietro.

<<Grazie fata madrina>> dico.
Mi guarda e sorride, lo vedo freddo oggi. Non che io mi interessi a lui, sia chiaro eh.
Silenzio tombale in questa macchina, quasi mi sento male, è da troppo che non parlo.

<<Beh si può sapere perché non hai iniziato a insultarmi?>> chiedo esausta, quanto odio i cambiamenti d'umore Dio solo lo sa.

<<Dopo parliamo>> risponde freddo.
Dovrei iniziare ad avere paura?
Arriviamo finalmente a scuola e Marta corre verso la sua classe per paura di arrivare tardi.
<<Vuoi parlare o no?>> urlo disperata. Di James non mi interessa chissà quanto, ma se una persona smette di parlarmi da un momento all'altro senza che io abbia fatto qualcosa, allora beh, mi interessa un po'.
Siamo io, lui e un gruppetto di ragazze vicino a noi. Lui inizia a guardarmi e poi.. Ride, ride?

<<Ma che cavolo ridi, idiota?>> chiedo tirandogli uno schiaffo sulla nuca.
<<Non puoi stare senza me, vero? Ti ha dato fastidio quando non parlavo stamattina, quando non ti insultavo eh...>> inizia a venire verso di me e io indietreggio.

<<Smettila di gonfiare il tuo ego come un palloncino. Nemmeno per sogno>> in realtà è vero. Mi ha dato fastidio quando non parlava con me, ma solo per una questione di principio, nulla a che fare con l'amore, questo è ciò che vorrebbe la me a cui devo obbedire.

Breve flashback
<<Prometto a me stessa, lo prometto.. >> singhiozzai.
<<Non mi lascerò fregare ancora>> le lacrime inondavano il mio viso. Tutto dentro di me stava andando in frantumi, tutto questo per un solo inganno, per l'apparenza. Ma non succederà mai più, mai. Da oggi Nicole Alexandra Hale non sarà mai più la buona della situazione, sarò la confidente di me stessa, la guerriera che mi salverà, sarò io.

Mi libero dalla sua presa e vado verso la mia classe sbuffando. L'ho sempre saputo che è come tutti gli altri, ero convinta di poter avere una bella amicizia con lui, ma niente, tutti uguali ma non ho bisogno di voi, non ho bisogno di te James.
Si,invece
E tu chi saresti?
La tua COSCIENZA
sparisci.

Scaccio i brutti pensieri ed entro in classe.
Saluto Allison con un bel abbraccio. E arriva il professore di arte.
Addio vita.

Tre noiose ore di inglese e arte e finalmente la ricreazione, esco con Marta e Allison in cortile e ci sediamo sulle solite panchine di legno a mangiare i nostri panini. Vedo James arrivare con Lessie la barbie e si posizionano davanti a me. Santo cielo, perché mai James sente il bisogno di presentarmi pure le sue amiche intime ora?

<<Ciao>> dice James a tutte noi. Le mie amiche intuiscono la mia rabbia, e rispondono solo con un cenno mentre io non lo degno neanche di uno sguardo. Non riesco a capire cos'aveva intenzione di fare stamattina, dimostrare cosa a chi? Non mi interessa essere una delle ragazze che probabilmente gli pendono dalle labbra, volevo solo sapere quale problema avesse...
<<Incredibile, non riesci a toglierti questo vizio di fare la bambina>> si lamenta sempre lui. La coerenza ragazzi, la coerenza, ieri mi chiama e oggi mi insulta.
La mia pazienza ha un limite, soprattutto con lui.

<<Che ne sai tu di me? James Livs tu non mi conosci per niente, cosa pretendi di sapere? Come ti permetti a darmi della viziata senza conoscermi? >> rispondo a tono. Sono stata troppo buona con lui sperando in un'amicizia vera. Detesto le persone che giudicano chi non conoscono, perché è vero. James non mi conosce, solo perché siamo usciti insieme un giorno e passiamo qualche ora come amici, ciò non vuol dire che mi conosce tanto da potermi giudicare. Le parole hanno un peso e definire me una bambina viziata, quando mi sono fatta ore di aereo da sola per trasferirmi da sola in un nuovo paese senza conoscere nessuno, non mi sembra giusto. Per niente.

<<Fino a ieri siamo usciti insieme>> mi fa notare, non che la situazione cambi... Lessie inizia ad accarezzargli il braccio. Cosa stanno vedendo i miei occhi? È venuta per fare la comparsa, la testimone o cosa esattamente?
<<Ti prego, Livs, sparisci. Non sai niente di me, punto>> lo prego prima di poter dire qualcosa di cui mi pentirò.
<<Andiamo Jam, non perdere tempo con persone così stupide che non meritano la tua presenza>> lo invita Lessie prima che rispondessi.

<<Senti da che voce proviene la predica, cervello arrappato e gallina finta>> urlo infuriata. Lei si è permessa di definirmi stupida, ed io la posso benissimo chiamare gallina a questo punto.
<<Tu non sai con chi stai parlando, stronza.>> Manca un tanto di più e la uccido, non sono dotata di abbastanza pazienza per sopportare sia James sia la sua ragazza.

James la porta con sé e vanno verso il bar della scuola. Questi due non meritano nemmeno il mio odio.

Anche Se Sono Un CasinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora