"Sogno di dipingere
e poi dipingo il mio sogno"Vincent Van Gogh
Claudio
Sono appena le tre del pomeriggio mentre sono intento a riporre colori, pennelli e tele al proprio posto per poter tornare a casa.
Sto lavorando ad un nuovo quadro, uno di quelli che richiedono uno sforzo emotivo oltre che mentale o semplicemente manuale.
L'ambientazione è complessa in apparenza, ma profondamente scarna in sostanza.
Un bambino in una stanza, con intorno a sè dei giochi e sui muri tante maschere appese, alcuni sembrano volti amichevoli ed altri inquietanti, altri ancora volti sconosciuti se pur così quotidiani.
Se solo ne avessi la possibilità, rimarrei in eterno qui in quest'aula dell'Accademia a dare sfogo alla mia creatività, perché è in questo piccolo spazio che mi sento me stesso, vivo.
Sento che sono al sicuro, nel mio posto, mi sento a casa.
Quando esco da questo luogo per me magico, torno ad essere uno dei tanti, uno qualsiasi.
Una di quelle persone la cui vita è incolore, inodore, insapore.
Uno che neppure esiste agli occhi del mondo.Lascio che il vero Claudio si nasconda dietro ad una maschera costruita con cura negli anni, una delle tante ritratte nel mio quadro, forse la più malinconica, quella che non noterebbe nessuno.
È perfetta, forse è la mia opera venuta meglio, non lascia trasparire nessuna sensazione o emozione, mi permette di vivere nascondendo la vera essenza della mia anima al mondo.
Il tempo mi ha insegnato ad essere restio nel regalare un po' di me agli altri e, se lo faccio, è solo grazie alla mia arte.
***
Appena arrivato a casa mi sono buttato sul divano ed ho fatto merenda con un po' di yogurt e cereali, è da quando sono bambino che ho questa abitudine.
Mangio sempre, mangio troppo, e spesso mi rendo conto che se non trovassi il tempo di allenarmi a quest'ora peserei il doppio di ciò che sono.
Mi rilasso un po' sul divano del soggiorno e penso al fine settimana che mi aspetta, pieno di alcool e disastri con i miei amici di sempre.
Si ok, sono responsabile, rispettabile, ma ho pur sempre ventitré anni e se non le faccio ora queste cose, cosa racconterò al Padre Eterno?
Sorrido mentre ripenso a come è andato a finire l'ultimo sabato sera in comitiva quando sento suonare al citofono.
Non aspettavo nessuno, così mi alzo ed apro il grande cancello esterno premendo il cursore di accesso in salone e, dalla vetrata, vedo Paolo camminare lungo il viale per raggiungere la porta finestra.
Paolo il mio migliore amico.
Siamo cresciuti insieme, abbiamo frequentato la stessa scuola fino al liceo, anche Paolo ha fatto l'artistico come me, poi però ha scelto di fare altro e non continuare gli studi in Accademia come ho fatto io.
Probabilmente spinto dal padre a volergli far prendere in mano le redini dell'azienda di famiglia."Entra" gli faccio cenno con la testa mentre lo vedo tutto sorridente sotto i baffi nasconder qualcosa.
Tiene le mani nascoste dietro la schiena, ha il sorriso stampato in volto e, come un bambino impaziente, si lascia tradire più volte dalla sua espressione a dir poco eccitata.
"Paolo cosa tieni li dietro?" provo a farmi avanti per sfilargli l'oggetto del mistero, ma prontamente si scansa.
"Claudio calma!" mi ammonisce ed io alzo le mani mentre mi faccio indietro verso il divano.

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Circus
Fanfiction•Opera coperta da COPYRIGHT• "Nessuno stupido si avvicinerebbe al fuoco dopo aver capito che scotta. Nessuno, tranne chi ha un motivo valido per bruciarsi." -Albert Einstein