XIII

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"Ti abbraccerei anche se tu fossi un cactus e io un palloncino."

Anonimo

Claudio

Ultima mezz'ora utile della giornata per dedicarmi a quel quadro tanto sofferto, e finalmente potrò uscire da quest'aula, stanco e provato psicologicamente, ma felice.

Non vedo l'ora di finire perché ho pensato di fare una sorpresa a Mario, non ho un recapito a cui contattarlo, in realtà non gli mai neppure chiesto se abbia un cellulare, però ho deciso di presentarmi da lui dove sono sempre certo di trovarlo.

Voglio chiedergli se è disposto a venire qualche ora a casa mia stasera per poterlo disegnare e, con la scusa, passare un po' di tempo insieme, approfittando del fatto che finalmente avrò casa libera per l'intera notte.

Mi perdo tra le ultime pennellate veloci, ma ben cadenzate senza rendermi conto del tempo che scorre, quando noto l'ora sul display del telefono ed inizio velocemente a riporre con cura la tela e i colori al loro posto.

Cerco di ripulirmi il più possibile dalle macchie di colore che ho sulle mani, sulla pelle.

Raccolgo le mie cose ed esco per raggiungerlo.

***

Mi guardo intorno e non vedo nessuno, ma passano solo pochi minuti
che noto spuntare Valentina sorridente e con i suoi lunghi capelli neri che arrivano fin dietro la schiena svolazzare.

"Claudio, che fai qui?" mi sorride consapevole che ho capito perfettamente che, la sua, è solo una domanda di circostanza, sa perfettamente cosa ci faccio qui.

"Stavo cercando Mario, sai dov'è?"

Vedo i suoi occhi illuminarsi della stessa luce che ho scorto in quelli di Omar qualche tempo fa.
Si vede che ci tengono molto a lui, che amano vederlo sereno,  felice.

"Ha finito poco fa di provare, ed ora sta riposando" sorride e poi indiscretamente azzarda "vai da lui no?"

Scuoto la testa ed annuisco sorridendole imbarazzato.

Mi avvio verso il camper e provo a bussare, ma non ricevo risposta, così porto la mano sulla maniglia e noto che lo sportello non è chiuso del tutto, perciò decido di entrare silenziosamente.

È tutto come qualche sera fa, in perfetto e maniacale ordine, ad eccezione dei vestiti che sono sparsi un po' qua e là.

Mario è disteso sul letto che riposa mentre dal finestrino una luce fioca, tipica dei tardi pomeriggi d'estate, lo illumina appena rendendolo ancora più suggestivo, come un paesaggio di quelli che spezzano il fiato.

È poetico con quel suo ciuffo nero tutto scompigliato che gli ricade sulla fronte, con le guance leggermente rosse ed il naso un po' schiacciato sul cuscino.

Mi muovo lentamente e mi abbasso mettendomi accovacciato accanto al letto per farmi più vicino a lui, poi
inizio ad accarezzargli il viso prima di lasciargli un bacio leggero sulla fronte.

"Ciao" lo sussurro mentre i suoi occhi si aprono debolmente.

"Che ci fai qui?" si strofina le palpebre con le mani.

"Volevo farti una sorpresa" inizio a spostare qualche ciocca che gli ricade sulla fronte.

Porta la mano sulla mia, la intreccia nella sua e le avvicina entrambe alle labbra per poterci lasciare un bacio.

"Ti va di venire da me per qualche disegno?"

Si tira su lentamente ancora stordito dal sonno ed annuisce prima di sbadigliare.

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