XX

1.2K 188 31
                                    



Ognuno di noi è nel fango,
ma alcuni tra noi
guardano verso le stelle.

Oscar Wilde


Mario

Cammino verso il camper con una bottiglia d'acqua per Claudio tra le mani.

La serata, se possibile, è addirittura peggiorata.
È proseguita tra ghigni, risolini e battutine che ci hanno costretti ad andarcene insieme, a rinunciare ed uscirne sconfitti, ma uniti.

Ha fatto male, ma se devo essere onesto più a lui che a me, ed è per questo che da quando siamo tornati non proferisce parola.

Chiudo la portiera e mi dirigo verso il mio letto dove si è sdraiato.

Mi avvicino piano con la premura di non svegliarlo e, quando arrivo accanto a lui, accarezzo i suoi capelli e lo vedo aprire gli occhi.

"Come stai?" cerco la sua mano e mi abbasso per lasciargli un bacio sul collo mentre di risposta, lui, mi tira per il braccio facendomi stendere con il petto contro la sua schiena.

Lo stringo nella mia presa "sei stanco?", ma lui resta in silenzio e guarda fisso fuori dall'oblò in alto.

Cerco di ponderare bene le parole, ma mi sento fuori luogo in questo momento, nonostante vorrei tanto aiutarlo, farlo stare bene, fare qualcosa di utile per lui.

"Mi dispiace" so che non risolverò nulla ma glielo sussurro appena, me lo lascio sfuggire mentre poggio la fronte contro la sua nuca e chiudo gli occhi inalando piano il suo profumo.

"Dispiacerti tu?" ride con sarcasmo "sei l'unico che non dovrebbe farlo" il suo tono basso e triste arriva come una fitta al cuore, non sono abituato a questo Claudio e non lo voglio nemmeno.

Vedere Claudio triste per me significherebbe vedere il sole spegnersi.

Mi sporgo per lasciargli un bacio sulla guancia ed inizio a carezzargli i capelli.

"Claudio, i-io sono sicuro che i tuoi genitori ti vogliano bene" lo dico tutto d'un fiato e lo sento subito irrigidirsi sotto il mio tocco.

"Bene?" ride e si alza di getto allontanandosi dal mio corpo "mi hanno umiliato, mi umiliano ogni giorno e non fanno altro che farmi sentire sbagliato perché amo l'arte e non l'economia, perché mi piace andare a ballare anziché partecipare alle loro inutili cene.." sospira ed abbassa lo sguardo ferito "persino perché sono gay."

Si libera di questo fardello come se fosse la confessione più scottante, come se si sentisse responsabile della sua sessualità.
Come se si potesse scegliere.

Nonostante io capisca il male che sente, mi fa arrabbiare il suo atteggiamento di puntiglio, si è vero i suoi genitori non sono comprensivi, ma sono pur sempre i suoi genitori.

Sua madre lo ha messo al mondo dopo averlo tenuto in grembo per nove mesi, non potrebbe mai desiderare per lui nient'altro che il suo bene.

"Claudio, spesso i genitori si fanno delle aspettative sui propri figli perché vogliono il meglio per loro" mi avvicino ed afferro la sua mano "loro non sono cattivi, loro avevano immaginato una vita diversa da quella che tu hai scelto e magari fanno fatica ad accettarlo, ma questo non significa che non ti vogliano bene."

Si scosta dalla mia presa e sbotta "non penso che i tuoi genitori immaginassero per te un futuro da circense, ma tu lo hai fatto comunque!"

Lo guardo e sento una lama conficcarsi dritta nel cuore una, due, tre volte fino a lacerarlo.

Circus Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora