XXVII

866 144 18
                                    


Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere.

(Amleto)
William Shakespeare

Claudio

Distendo le gambe e cerco di sgranchirle, mentre lentamente scaccio il lenzuolo in cui ieri sera ci siamo arrotolati.
Sorrido al pensiero che sa di noi ed anche se un po' mi imbarazza il ricordo di ciò che è successo, allo stesso tempo mi rende felice.

Poi allungo il braccio e con la mano cerco il corpo di Mario, ma non lo trovo accanto a me e così apro gli occhi e inizio a vagare con lo sguardo per cercarlo.

Stendo i muscoli, mi strofino gli occhi e finalmente decido di alzarmi perché una sensazione di vuoto improvviso mi assale.
Ho sentito il suo corpo attaccato al mio tutta la notte, tutte le notti da circa un mese o poco più, ed ora anche una piccola distanza è diventata per me insopportabile.

Da quando conosco Mario, sento il bisogno di averlo sempre intorno, di cercare il suo corpo o semplicemente guardarlo in silenzio.
Sento il bisogno di lui come sento il bisogno di respirare.

È come se avessi passato una vita intera in apnea, ma poi con lui ho ripreso a respirare, o forse non lo avevo mai fatto prima.

Vado spedito in cucina convinto di trovarlo "Mario", ma non è nemmeno qui.

Torno in camera e mi vesto velocemente per andare da lui al circo, questa notte ho raggiunto una consapevolezza e lui deve saperlo.

Mi avvicino alla federa del cuscino per sentire il suo profumo e lo respiro a fondo per ubriacarmene ancora e ancora.
Amo il suo odore, amo lui.

Ho il cuore a mille mentre corro per le strade della mia città, sento lo stomaco in subbuglio e la mente persa nei mille discorsi che vorrei fargli, ma che risulterebbero tutti egualmente banali.

Vorrei dirgli che mi piace quando mette il broncio, che la sua faccia incazzata è la fine del mondo.
Vorrei sapesse che la sua gelosia mi fa sentire amato, desiderato, suo, e che da quando lo conosco mi sento potente, mi sento in grado di poter spaccare il mondo, di poter affrontare qualsiasi cosa perché so che c'è lui al mio fianco.

Vorrei raccontargli che spesso la notte mi sveglio solo per guardarlo, per accarezzargli la fronte e lasciargli un piccolo bacio sul cuore.

Arrivo allo spiazzale in cerca di una faccia conosciuta, ma non la trovo.
Ciò che mi accoglie è un insieme di volti sconosciuti che iniziano a farmi temere.

"Ei ragazzo non puoi stare qui?" un uomo sulla quarantina si avvicina e mi blocca.

"I ragazzi, dove.. dove sono?" mi guarda come fossi pazzo mentre cerco di farmi capire ma riesco solo a farfugliare frasi senza senso "Valentina, Mario, Omar..."

Il suo volto si fa serio e percepisco il suo imbarazzo e dispiacere, ma non ne comprendo il motivo.

"Ei ragazzino mi dispiace dirtelo, ma il periodo di permanenza del circo è finito e noi stiamo iniziando a smontare la struttura"

Finito.

"Ei è tutto ok? Come ti chiami?" mi scuote per una spalla, ma quasi non me ne accorgo.

Sento la sua voce lontana e la mia vita ferma a quella parola, fine.

"I-Io non" deglutisco a fatica "Claudio."

Lo vedo sorridere mentre fruga nella sua giacca da lavoro.

"Questa allora deve essere per te.."

Mi porge una busta bianca con su scritto: "Per Claudio."

La strappo dalle sue mani e la apro.

"Sai che non è farina del mio sacco.
Valentina mi ha aiutato, perché io non so scrivere, ma si è limitata solo a riportare ciò che le ho detto.
Ho deciso di andare via così, e non so se ho fatto la scelta giusta, probabilmente no e forse tu ora mi starai anche odiando.
Ma a volte è meglio così.
Quello che so per certo è che non sarei mai riuscito a guardarti negli occhi, perché lo sai che se ti guardo e mi perdo in quel mare, poi non ho il coraggio di dirti addio, ed io ho bisogno di farlo.
Voglio pensarti felice, e ti lascio perché so che potrei darti la felicità che vuoi, ma non quella che meriti.
Grazie per tutto quello che mi hai insegnato, per ogni abbraccio che mi hai dato, per l'amore sussurrato e per il bene che mi hai fatto.

Pensavo che non ce lo fossimo mai detti perché non era necessario, perché non ne sentivamo il bisogno, ma ora invece penso che non ce lo siamo mai detti perché faceva troppa paura.
Ma io oggi non ho più paura di amare, soffrire, odiare, urlare e farmi male.
E tutto questo me lo hai insegnato tu.
Perciò te lo dico.
Ti amo. E non smetterò mai di farlo.

Mario"

Sento un strappo nel petto e resto fermo a fissare quel pezzo di carta che è tutto ciò che mi resta.
La prova che non è stato solo frutto della mia immaginazione, ma Mario è esistito davvero.

Passeggio senza meta finché non arrivo nel posto in cui ci siamo trovati a guardare le stelle per la prima volta insieme, e penso che mi mancherà, che il mio cuore sarà sempre un po' rotto senza di lui e che mai nessuno colmerà la sua assenza.

Forse eravamo giusti, ma nella vita sbagliata.

Ciò non toglie che un amore, se reale, riesce ad andare oltre ogni distanza, tempo e persino assenza.

Ripiego la lettera, la ripongo nella busta, e insieme a questa ci chiudo per sempre il mio cuore.

"Ti amo anche io."

Circus Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora