VIII

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Essere puri, che cos'è?
Non t'interrogare a lungo.
Esci, sono i fiori silenziosi che te lo diranno.

Angelus Silesius

Mario

Claudio mi piace.

Mi piace il suo modo di fare, la sua vitalità e la spensieratezza con cui riesce a relazionarsi al mondo,
forse perché è qualcosa che non ha mai fatto parte del mio carattere.

Trascorrere il tempo con lui è piacevole e per un secondo l'altro giorno su quella panchina, mi sono sentito speciale e protetto.

E poi è bello.

È bello da morire con quel sorriso che spesso mi incanto a guardare e quegli occhi che ricordano la lucentezza di due pietre preziose.

Mi guardo allo specchio da ormai venti minuti, mentre esploro ogni centimetro del mio corpo.
Io non sono come lui, sono gracile e magro, quasi insipido.

Mi si vedono le costole leggermente sporgenti e le mie braccia sono prive di muscoli.

Che poi non capisco perché tutta questa voglia di disegnare qualcosa di insignificante come me.

"Allora?" alzo gli occhi al cielo e sbuffo consapevole.

"Cosa? " mi volto verso di lei e cerco di restare sul vago.

"Quel ragazzo?" sorride con l'aria di chi sembra aver scoperto cose che, in realtà, non esistono.

"È un ragazzo" alza un sopracciglio e mi guarda dal basso.

"È un ragazzo molto carino o sbaglio?"

"Valentina dove vuoi arrivare? È un ragazzo che si è appassionato al nostro lavoro, studia disegno e.." faccio una pausa e sorrido imbarazzato "mi ha chiesto di disegnami"

Sgrana gli occhi "lui non è appassionato da questo Mario" si guarda intorno ed indica ciò che ci circonda "lui vuole te"

"C-che c-cosa dici? Sei pazza?" inizio a camminare nervosamente per la stanza "non so nemmeno se gli piacciono i ragazzi, a malapena so come si chiama"

"Mario gli interessi mettitelo in testa, noi donne ci vediamo lungo in queste cose."

***

Arrivo al luogo dell'appuntamento con non poche difficoltà, Claudio mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi, ma io non ho voluto, preferisco fare da solo non voglio essere per lui un fardello.

Verona è bella, ne ho viste di città, ma questa la trovo magica, poetica.

"Ei" sento la sua voce da lontano avvicinarsi dietro le mie spalle ed inevitabilmente sorrido e mi mordo un labbro istintivamente.

Mi volto e lo osservo mentre mi raggiunge, ma non dico nulla, mi limito a guardarlo.

"Ciao" mi sorride ed io lo faccio di rimando, avvicina una mano ai miei capelli e li scompiglia un po', lo fa in modo naturale, ma nonostante ciò mi sento in imbarazzo.

"Hai perso la voce?" mi incanto sul suo sorriso e mi perdo un po' nei suoi occhi.

"N-no" scuoto la testa e mi sento un po' scemo se ripenso a quello che mi ha detto Valentina.

"Andiamo?" annuisco appena e lo seguo, chissà dove, in silenzio.

Camminiamo per qualche minuto o forse di più finché non raggiungiamo un grande palazzo, decisamente lontano rispetto al centro della città, con un giardino spazioso ed un cancello che fa da accesso.

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