Londra, la Capitale d'Europa.
È qui che Riley Fisher vive e lavora da quasi due anni, dopo essere cresciuta a Holmes Chapel.
È qui che una sera ritroverà l'amico d'infanzia che non vedeva da sedici anni, nel modo più inaspettato ed improvviso.
Tra s...
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So see how long I can last You can pretend that I don't exist for you And I can laugh about it now But I hated every minute
Feel so low [Porcupine Tree]
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Due settimane.
Erano due settimane che seguivo con apprensione febbrile ogni telegiornale che mi capitava davanti agli occhi, due settimane che il mio sguardo correva ai titoli delle testate giornalistiche nelle edicole tentando di individuare qualsiasi frammento che potessi ricollegare ad Harry.
Erano due settimane che mi trascinavo da una giornata all'altra per inerzia, trasalendo ogni volta che lo schermo del mio telefono si illuminava.
Tutti erano preoccupati per me, ma non riuscivo né a rassicurarli né a farmi aiutare in alcun modo. All'inizio avevano provato a chiedermi cosa ci fosse che non andava, ma dopo qualche giorno si erano semplicemente rassegnati al fatto che mi ero chiusa in me stessa e che avrebbero solo dovuto lasciarmi i miei tempi ed i miei spazi.
«Riles...»
Jessica mi stava chiamando forse per la seconda volta, o la terza. Non ne ero molto sicura; stavo facendo del mio meglio per fingere di non sentirla anche se era poco plausibile, dal momento che era seduta di fronte a me.
«Riley, guardami»
Quella perentoria presa di posizione mi portò a sollevare stancamente lo sguardo dal piatto della cena per portarlo al suo viso. La sua espressione era tesa e preoccupata, ed in tutta sincerità non la biasimavo nemmeno.
«Scusami, Jess, lo sai che non sono dell'um...»
«Lo so che non sei dell'umore, porca puttana» sbottò nervosa, allargando le braccia. «Quando lo sei stata, nelle ultime due settimane? È questo il punto, Riley. Che cazzo ti succede?»
Sospirai, abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi. Non potevo più fingere che ci fosse qualcosa che non andava, ma d'altra parte l'argomento Harry doveva essere tassativamente escluso dalla conversazione.
«È che...» mi morsi il labbro inferiore, indecisa se raccontarle o meno la scusa che mi ero appena inventata, «...ecco, ho sentito i miei genitori e pare che mia mamma abbia scoperto di avere un nodulo al seno»
Vidi immediatamente l'espressione di Jessica cambiare, gli occhi spalancarsi e le mani portate a coprire la bocca aperta.
«Sta facendo ulteriori esami per verificare le sue condizioni, ma per ora non si sa ancora nulla» proseguii, un po' più sicura di me. «Sono parecchio preoccupata, stiamo tutti aspettando gli esiti e ho il terrore che possa trattarsi di un tumore»
«Riley... Dio santo, mi dispiace» sussurrò Jess affranta, allungando una mano per poggiarla sul mio braccio e stringerlo leggermente. «Ci credo che sei così a pezzi. Cerca di non abbatterti troppo; non tutto è perduto, ok?»