Capitolo 40

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I know I've dreamed you, a sin and a lieI have my freedombut I don't have much timeFaith has been broken, tears must be criedLet's do some living after we die

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I know I've dreamed you, a sin and a lie
I have my freedom
but I don't have much time
Faith has been broken, tears must be cried
Let's do some living after we die

Wild Horses
[Rolling Stones]

~~~

Le settimane che seguirono trascorsero in modo insolitamente tranquillo.

Passavo con Harry ogni momento libero che avevo, ed insieme avevamo imparato a coltivare una confortevole quotidianità che non avrei mai creduto possibile considerato quello che ci aspettava; ci svegliavamo abbracciati, cucinavamo insieme e litigavamo per chi doveva lavare i piatti, per poi ritrovarci spesso a fare l'amore dove capitava lasciando il lavabo della cucina ancora mezzo pieno.

Parlavamo di tutto e di niente, ma sempre evitando accuratamente di nominare tribunali o sentenze. Erano argomenti troppo delicati, e noi avevamo desiderato così tanto quello stralcio di semplice felicità che nessuno dei due voleva rischiare di disgregarlo forzando i discorsi in quella direzione così ostile ad entrambi.

Come avevo immaginato tra i ragazzi di Brixton si era scatenato un tumulto non indifferente quando Harry era sparito dalla circolazione; Laz aveva fatto un ottimo lavoro nel calibrare la loro confusione e dirottarla altrove. Era venuto a trovarci un paio di volte fingendo di voler ottenere da me informazioni su Harry, e ne aveva approfittato per tenerci aggiornati sui movimenti della gang in modo da evitare qualsiasi situazione spiacevole.

Le sue visite erano state brevi e velate di imbarazzo; non potevo fare a meno di notare l'espressione ferita e rancorosa di Laz, e per quanto mi dispiacesse essere la causa indiretta del suo stato d'animo non avevo intenzione di retrocedere di un passo dalle mie posizioni.

Di notte, dopo essermi accoccolata tra le braccia di Harry, mentre ascoltavo il suo respiro regolare non riuscivo a fare a meno di contare e ricontare i giorni che mancavano all'udienza alle Assise – ogni volta sperando di essermi sbagliata, di averne contati troppo pochi. La sentenza era stata fissata per il 17 giugno, e quella data incombeva su di me come un'enorme ombra minacciosa da cui non ero in grado di scappare.

Ed il tempo, purtroppo per me, era letteralmente volato.

«A cosa pensi?»

La voce di Harry accarezzò morbidamente l'aria intorno a noi, fino ad allora smossa solo dai nostri respiri silenziosi. Esitai a lungo prima di rispondere, sistemando meglio la testa sul suo petto nudo ed intrecciando le gambe alle sue sotto le lenzuola.

«Lo sai a cosa sto pensando» mormorai, cauta seppur perentoria. Lui sospirò, continuando a sfiorare piano la mia spalla scoperta con i polpastrelli.

«Ri...»

«È domani, Harry» lo interruppi, cercando di mantenere ferma la voce. «Continueremo sul serio ad evitare l'argomento?»

Reunited || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora