Londra, la Capitale d'Europa.
È qui che Riley Fisher vive e lavora da quasi due anni, dopo essere cresciuta a Holmes Chapel.
È qui che una sera ritroverà l'amico d'infanzia che non vedeva da sedici anni, nel modo più inaspettato ed improvviso.
Tra s...
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You think it's easier To put your finger on the trouble When the trouble is you And you think it's easier To know your own tricks Well, it's the hardest thing you'll ever do
The Troubles [U2]
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Harry's POV
Avevo appena aperto gli occhi e già avrei voluto tornare a perdermi nel limbo del sonno, ma la fioca luce del mattino che entrava da sotto le tapparelle alzate a metà aveva già dissipato buona parte del mio torpore.
Mi alzai a sedere sul letto senza troppe cerimonie, stropicciandomi le palpebre e lasciandomi sfuggire uno sbadiglio, quando sentii il tocco di una piccola mano sulla mia schiena nuda.
«Sei già sveglio?» sussurrò alle mie spalle una voce languida anche se assonnata. Sospirai, passandomi una mano tra i capelli che ricaddero comunque disordinati ai lati del viso.
«Devo tornare a casa, Sadie»
Sentii il lieve fruscio delle lenzuola che si spostavano e due braccia bianche come la neve mi avvolsero il torso, stringendolo leggermente.
«Resta ancora un po' qui con me» mormorò lei lentamente, posandomi qualche bacio sulla leggera incavatura della schiena lungo la colonna vertebrale. «È ancora presto»
«Non posso restare. Zayn...» mi rabbuiai, poiché non era davvero il nome che avrei voluto pronunciare, «...Zayn sarà preoccupato per me»
Sciolsi la sua presa sul mio busto e mi alzai in piedi, recuperando i boxer dal pavimento ed infilandomeli in fretta. Percepivo chiaramente uno sguardo contrariato addosso a me, ma non vi diedi peso. Indossai i jeans neri, e mentre armeggiavo con la chiusura Sadie mi si piantò davanti con la testa piegata di lato e le braccia incrociate.
Il corpo flessuoso e pallido, completamente nudo, sembrava la realizzazione terrena di qualunque fantasia maschile. La pelle morbida e senza alcun difetto, il seno sodo e pieno, il ventre piatto, il piccolo tatuaggio a forma di triangolo rovesciato sopra l'inguine, le gambe lunghe... tutto quel ben di Dio avrebbe fatto girare la testa a chiunque.
Me compreso.
«Harry»
Il mio nome, pronunciato in tono dolce anche se perentorio, mi portò a sollevare lo sguardo verso i suoi magnetici occhi scuri. Il viso ovale era morbidamente incorniciato da una massa di lunghi capelli rossi che le arrivavano quasi alla base della schiena.
«Ti ho già detto che non posso rimanere qui, è inutile che insisti» tagliai corto, finendo velocemente di abbottonarmi i jeans e raccogliendo la t-shirt. Lei sbuffò, strappandomi la maglietta di mano e lanciandola dall'altra parte della camera, quindi portò le mani sui fianchi con aria accusatoria.