Londra, la Capitale d'Europa.
È qui che Riley Fisher vive e lavora da quasi due anni, dopo essere cresciuta a Holmes Chapel.
È qui che una sera ritroverà l'amico d'infanzia che non vedeva da sedici anni, nel modo più inaspettato ed improvviso.
Tra s...
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And I should contemplate this change To ease the pain And I should step out of the rain Turn away
At times the dark's fading slowly But it never sustains Would someone watch over me In my time of need?
In my Time of Need [Opeth]
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Socchiusi gli occhi, sbattendo alcune volte le palpebre per dissipare la sonnolenza che ancora mi pervadeva, e feci mente locale nel tentativo di capire dove mi trovassi. Quasi subito percepii un respiro costante e regolare tra i miei capelli ed un braccio, appoggiato al mio stomaco, che mi avvolgeva i fianchi.
Harry dormiva profondamente, le gambe intrecciate alle mie; eravamo ancora nudi, perciò non esistevano barriere tra i nostri corpi. Era meraviglioso essere stretta a lui tra le lenzuola, avvolta dal suo profumo e dalle sue braccia, con la consapevolezza di essergli appartenuta appena poche ore prima e che lui fosse appartenuto a me allo stesso modo.
Facendo attenzione a non svegliarlo girai appena il viso verso di lui; la sua espressione nella penombra era insolitamente serena e le occhiaie meno marcate di quella mattina. Era così bello che avrei potuto restare a guardarlo per ore ed ore senza mai averne abbastanza.
Osservare i suoi lineamenti, ormai marchiati a fuoco nella mia mente, mi fece risalire al petto il tumulto di ciò che provavo per lui. Mentre facevamo l'amore ero stata quasi sopraffatta dall'intensità di quei sentimenti, che avevo realizzato nella loro disarmante interezza solo allora, ed anche in quel momento li sentivo riempirmi il cuore al punto da chiedermi se fosse in grado di contenerli tutti.
Sollevai una mano e gli sfiorai la guancia, sentendo la corta barba rada pungermi i polpastrelli mentre la accarezzavo. I suoi occhi si serrarono leggermente prima di schiudersi appena, incontrando subito i miei; un pigro sorriso gli si dispiegò sulle labbra, e richiuse le palpebre mentre si intrufolava nell'incavo tra il mio collo e la spalla posandovi alcuni baci. Infilai le dita tra i suoi capelli, stringendolo a me, mentre anche il suo braccio mi attirava più vicina al suo torace e le nostre gambe si intrecciavano ancora di più.
«Buongiorno» mormorò, la voce soffocata dalla mia pelle ed ancora impastata. «O forse dovrei dire buonasera?»
Ridacchiai silenziosamente, lasciando un bacio tra i suoi capelli scompigliati.
«Direi che buonasera è più appropriato» commentai, inspirando il suo profumo. «Saranno almeno le sette. Vuoi che vada a prendere il telefono per controllare?»
Harry emise un grugnito di dissenso, mentre mi inchiodava al suo corpo.
«Non provare a muoverti da qui» bofonchiò, cercando di nascondere un sorriso che però sentii comunque formarsi contro il mio collo. Presi ad accarezzargli i capelli, sentendolo rilassarsi sempre di più ad ogni mio tocco, mentre lui tracciava il profilo della mia clavicola con il pollice.