Londra, la Capitale d'Europa.
È qui che Riley Fisher vive e lavora da quasi due anni, dopo essere cresciuta a Holmes Chapel.
È qui che una sera ritroverà l'amico d'infanzia che non vedeva da sedici anni, nel modo più inaspettato ed improvviso.
Tra s...
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Every whisper Of every waking hour I'm choosing my confessions Trying to keep an eye on you Like a hurt lost and blinded fool Oh no, I've said too much
That's me in the corner That's me in the spotlight Losing my religion Trying to keep up with you And I don't know if I can do it Oh no, I've said too much I haven't said enough
Losing my Religion [R. E. M.]
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«Wow, Riles» commentò Leah, rigirando la cannuccia nel suo cocktail color fragola. «Non riesco ancora a credere che sia stata proprio tu a proporci di uscire»
«Non ci credo nemmeno io» mormorai atona, con aria meditabonda. Liam schioccò le dita davanti ai miei occhi e subito mi riscossi, guardandolo in viso. Lui sorrise e scosse la testa.
«Sei un caso perso» dichiarò teatrale, mentre Leah sbuffava. «Prova almeno a fingere di divertirti, visto che ci hai invitati tu qui»
Eravamo al Seven at Brixton da quasi mezz'ora e ancora non riuscivo ad entrare nell'atmosfera. Non riuscivo a pensare ad altro che all'incontro con Harry, e faticavo a trattenermi dal guardare ogni momento l'orario sullo schermo del telefono.
Mi rendevo conto che la mia impazienza non era giustificabile sulla base dell'idea innocente che ritenevo di avere di lui, ma semplicemente sceglievo di non pormi il problema. Senza dubbio temevo la risposta che avrei potuto trovare scavando un po' più a fondo tra i miei sentimenti; la situazione era già terribilmente complicata di suo anche così, l'ultima cosa di cui avevo bisogno era complicarla ulteriormente.
Per questi motivi faticavo a rilassarmi e a godermi il tempo che stavo trascorrendo con i miei amici. Come al solito mi sentivo addosso un carico d'ansia sproporzionato rispetto al necessario, ma non c'era verso di liberarmene. In ogni caso tentai se non altro di stare al gioco di Liam per alleggerire l'atmosfera plumbea che aleggiava intorno a noi.
«Datemi tregua, ragazzi» finsi di protestare, portandomi una mano sul cuore. «Fare il primo passo mi ha prosciugato di quasi tutte le energie. Non potete pretendere che me ne siano addirittura rimaste per divertirmi»
Liam sogghignò, sollevando il bicchiere nella mia direzione come a riconoscere la bontà della battuta. Ricambiai il sorriso, spingendo Leah a fare altrettanto, quindi tutti e tre brindammo alla mia intraprendenza sociale.
Per fortuna l'alcol che avevo in circolo iniziava a fare il suo lavoro, perché finalmente sentivo la testa più leggera ed era molto più facile chiudere fuori i pensieri scomodi per lasciare spazio al divertimento ed alle risate spensierate. Il tempo passò più in fretta del previsto; prima che me ne rendessi conto sentii il telefono vibrare con insistenza nella tasca dei jeans.