Capitolo 11

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Light another cigarette and let yourself goThis is your lifeDon't play hard to getIt's a free worldAll you have to do is fall in lovePlay the game, yeah!Everybody play the game of love

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Light another cigarette and let yourself go
This is your life
Don't play hard to get
It's a free world
All you have to do is fall in love
Play the game, yeah!
Everybody play the game of love

Play the Game
[Queen]

~~~

Era passata una decina di giorni dal mio rapimento. Da allora la mia vita aveva quasi del tutto ripreso la sua normale routine – quasi, perché dovevo comunque costantemente guardarmi le spalle con l'ansia di venire rapita da qualche sconosciuto.

Harry mi chiamava tutte le sere per sapere se stessi bene e se fosse successo qualcosa di brutto o di preoccupante durante il giorno. Spesso le nostre conversazioni duravano molto poco, ma qualche volta – specialmente se Jess non era in casa – restavamo parecchio tempo a chiacchierare del più e del meno.

Ormai avevo imparato che qualunque discorso riguardasse il suo periodo a Manchester era off-limits; quando provavo anche solo a toccare l'argomento diventava intrattabile e riattaccava. Dopo averlo capito avevo preferito evitare direttamente di parlarne, in modo da non irritarlo ulteriormente. Era bello sentirlo, non volevo sprecare quelle occasioni.

Quando non litigavamo quelle telefonate mi mettevano di buonumore e mi rasserenavano. Erano anche un modo semplice ed efficace per tenermi aggiornata sulle condizioni di Harry, che a detta sua si stava riprendendo in fretta. Sapevo di dover interpretare le sue parole come un "sto male ma me ne frego e vado in giro lo stesso", ma saperlo migliorato era già un sollievo notevole.

Era diventata ormai quasi un'abitudine leggere il suo nome sullo schermo, di sera, mentre il telefono si illuminava e vibrava per annunciare la chiamata in arrivo. La prima volta che era accaduto, il giorno successivo al rapimento, la cosa mi aveva sorpresa ed allarmata non poco; Harry mi aveva chiamata solo una volta prima d'allora, e non potevo negare che mi facesse piacere saperlo preoccupato per me.

Tuttavia quella sera le cose andarono un po' diversamente dal solito; Niall si era auto-invitato a cena da me quando aveva sentito che avevo intenzione di cucinare il pollo che Jess aveva comprato, quindi dopo mangiato stavo lavando i piatti in cucina mentre il mio amico curiosava in giro per casa e la mia coinquilina era chiusa in bagno a prepararsi per uscire.

«Ehi Riles, un certo Harry ti sta chiamando! Posso rispondere?»

Spalancai gli occhi e mi voltai di scatto, le mani ancora impregnate di acqua e detergente che gocciolavano nel lavabo.

«No, Niall, fermo! Non prov...»

Prima che potessi finire la frase Niall aveva già accettato la chiamata.

«È inutile che chiami, Harry!» tuonò con voce grossa, probabilmente credendosi molto simpatico. «Riley è in mano mia ora, e non potrai fare nulla per impedirmi di ucciderla»

Reunited || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora