Capitolo 43

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When this boredom wears me outThen the sky begins to cloudSleeping with my ball and chainWhen she cries I take the blame

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When this boredom wears me out
Then the sky begins to cloud
Sleeping with my ball and chain
When she cries I take the blame

I drive the Hearse
[Porcupine Tree]

~~~

«Buongiorno, Riley! Sei puntualissima come sempre»

«Ciao, Kenneth» sorrisi appena, sistemandomi meglio la borsa in spalla. «Ci sono novità?»

Il giovane agente scosse la testa con la stessa espressione dispiaciuta che mi rivolgeva ogni singola volta in risposta a quella domanda.

«Ho già controllato perché sapevo che saresti venuta stamattina» confermò leggermente imbarazzato, tamburellando sulla superficie del front desk. «Il tuo nome non risulta nell'elenco dei visitatori autorizzati di Styles... come sempre»

Nonostante me l'aspettassi non potei fare a meno di liberare un sospiro di sconforto nel sentirmelo dire. Erano passati ormai sette mesi dall'ultima volta che avevo visto Harry, e la ferita che mi aveva lasciato dentro bruciava ancora dolorosamente.

«Tra cinque giorni sarà il suo compleanno» mormorai, passandomi una mano tra i capelli. «Speravo almeno di potergli fare gli auguri di persona»

Kenneth mi lanciò un'occhiata apprensiva.

«Per quanto tempo ancora hai intenzione di venire qui a chiedere di lui?» mi domandò con bonario rimprovero. «Ogni mercoledì alle 10 in punto ti vediamo entrare da quella porta pur sapendo già quello che ti diremo. Perché continui a farlo?»

Premetti le labbra tra loro, stringendo la presa sulla cinghia della borsa.

«Harry è... abituato a scappare dalle proprie responsabilità» replicai piuttosto duramente, le nocche quasi livide. «Non ho intenzione di assecondarlo in questo suo stupido giochetto. Se spera che io mi arrenda, beh... ha sbagliato persona»

L'agente alzò le mani con aria rassegnata, la testa bassa, per poi tornare a guardarmi con i suoi occhi azzurro ghiaccio. Aveva i tratti nordici, ereditati dal padre svedese, e le sue origini scandinave si ritrovavano anche nell'accento quasi impercettibile che gli induriva appena le consonanti quando parlava.

«Resto convinto del fatto che Styles non ti merita» commentò, nessuna traccia di malizia nella voce. «Toglierti dall'elenco dei suoi contatti autorizzati senza dirti nulla è stato un gesto da vero stronzo»

«Su questo siamo d'accordo» mugugnai apatica, il viso deformato da una smorfia. «Quando verrà rilasciato ci penserò io a conciarlo per le feste, non ti preoccupare. Tornerà qui pregando di essere sbattuto dentro di nuovo»

Lui ridacchiò scuotendo la testa, ed io mi unii alla sua risata. Settimane e settimane di delusione ormai avevano sortito il loro effetto, permettendomi perlomeno di ironizzare sulla situazione senza che facesse dannatamente male.

Reunited || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora