Riccardo (parte1)

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Primo capitolo speciale, questo e il prossimo saranno relativi a Riccardo. Ambientati entrambi dopo la partenza della nostra protagonista.

Pov Riccardo

È andata. La ragazza che amo è andata e con lei l'ultima occasione che avevo per poterle spiegare come stanno realmente le cose. Lo sbaglio, enorme, c'è stato, non lo posso cancellare ne giustificare con inutili scuse, ma non sono mai stato così sicuro ora come ora su una cosa: voglio lei. Ho bisogno di averla accanto, di sentirla vicina, di vedere quel meraviglioso sorriso che mostrava ogni volta che attorno a lei c'ero io, sembrava quasi che le si Illuminassero anche gli occhi. Potrei aggiungere anche altre cose come il fatto che solo lei riusciva a infondermi la sicurezza necessaria per affrontare ogni cosa. Bastava semplicemente lei per stare bene e sono stato un deficiente per non essermene accorto prima.

Di ragazze ne ho avute tante, storielle senza importanza di pochi mesi, nessuna che mi coinvolgesse più di tanto, ma lei mi ha proprio travolto, l'eccezione alla regola.  Quella sera, il nostro primo incontro, lo ricordo bene, probabilmente anche perché dovevo rimanere sobrio, lei è riuscita a cogliere la mia attenzione fin da subito. Era persa nei suoi pensieri che cercava qualcosa da bere che non fosse forte, se non sbaglio avrebbe poi dovuto riaccompagnare una sua amica a fine serata. Ricordo che davanti alla sua visibile frustrazione mi sono avvicinato, mi sono sentito in dovere di "soccorrerla". Abbiamo iniziato a sorridere e a chiacchierare, abbiamo ballato, poi all'improvviso è sparita come nelle favole che vengono raccontate alle bambine. Ma la curiosità ha preso il sopravvento, non mi sono arreso e sono riuscito ad  ottenere il suo numero e poi un appuntamento, il primo di molti.

All'inizio era diffidente, difficile, ma poi ho capito il motivo. La presenza costante del suo ex fidanzato. Colui che mesi prima avrei volentieri preso a pugni sapendo il modo in cui le aveva spezzato il cuore e che invece oggi chiederei come sia riuscito a gestire la situazione di non poterla più anche solo stringere fra le sue braccia.

"Cosa cazzo ho fatto?" Sussurro tra me e me, portandomi le mani hai capelli in segno di frustrazione.
Sono quasi in uno stato di trance quando vengo come risvegliato da una pacca sulla spalla.

"Amico, va a casa. È inutile restare, è partita."

Capisco subito di chi si tratti, ormai ho passato tanto tempo in casa sua per via della sorella che riconoscere la sua voce è un gioco da ragazzi per me. Federico, il fratello di Emma, è qui di fronte a me.

"Non ho fatto in tempo cazzo." Sussurro, stringendo i pugni sentendomi un coglione per non essere riuscito ad impedire tutta questa assurda faccenda.

"Non so cosa successo tra voi e nemmeno lo voglio sapere, immagino già qualcosa che possa averla ferita, ma adesso l'unico consiglio che ti posso dare è di lasciarle del tempo."

"Non capisci."

"Sono il fratello. La conosco bene e senz'altro anche molto meglio di te."

"Questo non lo metto in dubbio, ma lasciarle tempo? Non posso proprio farlo! Almeno non  prima che abbia ascoltato ascoltato la mia versione dei fatti. Non voglio che qualcun altro le metta delle idee sbagliate in testa." Nella mia mente subito si materializza la figura di Simona.

"Versione dei fatti. Qualcun altro. Idee sbagliate." Ripete le mie parole più e più volte, non mi guarda, sembra come se stesse cercando di capire che tassello possa mancare per risolvere il rebus. In un attimo si riprende come se avesse preso una scossa, dopo di che mi punta i suoi occhi azzurri minacciosi.
"L'hai tradita."

Non è una domanda, è un osservazione è il mio silenzio è la conferma alla sua intuizione.

"Ringrazia che siamo in un luogo pubblico e che a pochi metri ci siano i miei genitori, perché se no le mani addosso non te le toglieva nessuno. Devi starle lontano."

"Non mi faccio mettere i piedi in testa da un ragazzino." Sputo subito, avvicinandomi pericolosamente a lui. Non mi interessa che sia il fratello, io a 24 anni non permetto che un bamboccio mi manchi di rispetto.

"Picchiami dai, che aspetti? Non ho paura di te. Ma ti assicuro che farò tutto in mio potere per proteggere mia sorella da tipi come te, anche a costo di prenderle."

La sicurezza che maneggia, il forte senso di protezione, ma sopratutto la voglia di non commettere altri errori, mi fa indietreggiare. Non è il momento per altre sceneggiate, né tantomeno con suo padre che mi guarda in cagnesco e con la moglie che cerca in tutti i modi di calmarlo.

"Non ho intenzione di dare spettacolo, non è il luogo ne il momento. Sono esausto, devo dormire e soprattutto devo farmi una doccia."
Detto ciò comincio ad avviarmi verso l'uscita, quando mi giro lo trovo ancora a fissarmi. Non deve aver ancora compreso il concetto  e quindi, rivolgendomi per l'ultima volta al ragazzo annuncio.
"Se credi che rinuncerò così a lei, ti avviso che sei fuori strada. Farò di tutto per farmi perdonare e per farle capire che può fidarsi ancora di me. La amo troppo per lasciarla andare."

Alle mie parole lo vedo irrigidirsi, vorrebbe rispondere, ma non riesce. Codardo. Ghigno.

Mi avvio quindi verso all'uscita, non prima però di aver sentito un urlo proveniente dal padre dei ragazzi.
"Non ti voglio attorno a mia figlia. Non la meriti affatto mascalzone!"

Probabilmente è la verità, magari sto ancora sbagliando, probabilmente dovrò sbattere anche la testa contro il muro più volte. Ma fino a che riesco io voglio lottare. Combatterò per lei.

L'amore esiste, ma è complicato. (Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora