Capitolo 24 ~ Nulla è più come vorrei

3.9K 199 201
                                    

Sarah

Ogni giorno lavoro a stretto contatto con uomini e donne che stanno male. Il mio compito è quello di fare tutto il possibile per salvare le loro vite e collaborare con l'intero staff medico affinché sopravvivano, ma non sempre le cose vanno come vorrei.

Spesso assisto a scene drammatiche in cui un paziente e la sua intera famiglia vengono a conoscenza della malattia che lo affliggerà, o peggio lo ucciderà. Mi ritrovo a confortare mogli, mariti, figli o genitori che soffrono tremendamente all'idea di perdere un loro caro, mostrando le loro fragilità alla prima spalla amica che vi corre in soccorso.

So bene come si sentono, ci sono passata anch'io quando ho scoperto che Eric aveva un tumore e mi sono sgretolata come polvere al vento quando l'ho visto morire davanti ai miei occhi. Conosco quella terribile sensazione che si prova dentro al petto, quel peso che rende difficile ogni battito e ti fa mancare l'aria nei polmoni.

Prima o poi impari a conviverci ma quando quella ferita si riapre, quando qualcuno che vuoi bene si ritrova a sopportare il tuo stesso dolore, tu soffri come un tempo e ti lasci trasportare da quel male che ti logora le ossa, facendoti sentire inutile e impotente.

Solo pochi giorni fa abbiamo ricevuto la terribile notizia che Faith, la bambina che Kristen e Miles aspettano, è affetta da una rara malformazione cardiaca incurabile e non riuscirà a sopravvivere.

Quando Jackson ha risposto alla chiamata del suo amico, in cui ci chiedeva di raggiungerli, ha capito subito che c'era qualcosa che non andava e ci siamo precipitati a casa loro con l'intento di dargli conforto, ma quando abbiamo visto Kristen in lacrime, seduta sul pavimento, con gli oggetti della bambina tra la mani, siamo rimasti spiazzati.

Immediatamente mi sono seduta al suo fianco, sul freddo marmo delle mattonelle, per starle vicino. Lei mi ha abbracciata forte, singhiozzando sempre di più.

Ho tentato di rassicurarla e, intanto che Miles ci ha spiegato la situazione, non ho potuto fare a meno di piangere insieme a lei.

Io avevo perso mio fratello e soffrivo ancora terribilmente per la sua assenza, chissà come dev'essersi sentita lei all'idea che quell'esserino che si muoveva dentro al suo corpo presto sarebbe morto!

Jackson le si è avvicinato subito dopo e l'ha confortata in un tenero abbraccio fraterno, aiutandola a capire che non avrebbe dovuto sprecare il suo tempo in lacrime ma a contatto con la bambina, fin quando poteva sentirla ancora dentro di sè.

La situazione era piuttosto tragica ed io, con tutte le buone intenzioni, ho proposto di rimandare la nostra partenza per New York, ipotizzando che la nostra vicinanza li avrebbe aiutati ad attenuare il dolore. Purtroppo però Jackson non era del mio stesso avviso e si è limitato a rinviare l'argomento, che si è trasformato in una lite furiosa una volta rientrati in casa.

A quanto pare, secondo lui, non avevo più libertà di scegliere dove vivere e lavorare. Aveva deciso tutto alle mie spalle, dando la nostra disponibilità a suo nonno per poi inviare la richiesta di trasferimento di entrambi al nuovo ospedale.

Avevo cercato di fargli capire in tutti i modi che detestavo New York, che tutto ciò che finora mi aveva legato a quella città riguardava aspetti negativi della mia vita e non volevo tornarci per nessuna ragione al mondo; gli avevo persino detto che in quello stesso ospedale, in cui noi ci stavamo per trasferire, ci lavorava Eric e il solo pensiero che lui si aggirava per quei corridoi, mentre ora non è più in vita, mi faceva stare male.

Non ero stata sincera fino in fondo però, lo ammetto. Non gli avevo mentito ma avevo omesso un particolare troppo doloroso da poter essere espresso ad alta voce. Speravo che lui lo capisse da solo, che le mie continue lamentele lo aiutassero a ragionare su quanto andare lì mi facesse male, ma ho ottenuto il risultato contrario.

Chasing Love #1 ~ Poli opposti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora