ci tieni davvero così tanto?

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una gru

Le dita scorrevano rapide sulla carta,

due gru

piegandola con una rapidità e uno zelo tale...

tre gru

...da parere quasi rabbioso,

quattro gru

come se ogni suo movimento fosse guidato solo ed esclusivamente da una furia cieca.

cinque gru

"Ci tieni davvero così tanto?"

sei gru

"Certo che sì! Ma che domande fai?"

sette gru

"E allora dimostralo."

otto gru

"Dimostrarlo? E come?"

nove gru

"...Ti ho mai insegnato a fare l'origami della gru?"

dieci gru

- Maledetto vecchio! -

Sbottò lanciando improvvisamente tutto all'aria.
Fogli di carta delle più svariate dimensioni, tipologie e colori presero così a svolazzare per la piccola camera da letto, come la più singolare delle nevicate alle quali l'adolescente avesse mai assistito.

- Mille gru... Come può pretendere che riesca a farne così tante? A questo punto tanto vale che aspetti davvero altri quattro anni! -

Detto ciò si piegò con sconforto sulla piccola scrivania, posandovi sopra il busto, completamente incurante della presenza delle dieci piccole gru, e tendendo le braccia in avanti, a penzoloni al di là di questa.

Con la guancia destra schiacciata sulla superficie lignea, il suo sguardo era rivolto verso la finestra alla sua sinistra.
Il cielo era scuro, più nero pece che blu notte, dopotutto il sole ormai era tramontato da più di due ore.
Ma in realtà nonostante ciò non c'era un solo briciolo di oscurità per le strade. Nè di silenzio.

Il chiacchiericcio continuo e le risate delle persone di passaggio, che solitamente avrebbe tranquillamente accolto come un piacevole sottofondo, in quel momento di estrema irritazione, non fecero che far rimontare la sua rabbia e il suo fastidio.

Potendo avrebbe volentieri preso tutta quella cartaccia sparsa per la sua camera, per poi comprimerla in un unico gigantesco cartoccio, spalancare la finestra e gettarla via, sperando che colpisse quante più teste possibili prima di rovinare al suolo e ammollarsi in qualche pozzanghera di piscio di cane.

- Jun! Noi stiamo uscendo! Tu non vieni? -

Sentì dire dal corridoio.

- No! - Gridò di rimando, sporgendosi con il busto in direzione della porta. - Lo sapete che la odio questa festa! -

I suoi genitori non fecero una piega all'udire quelle parole, ormai era da sedici anni che se le sentivano ripetere.
O meglio, da dieci dato che prima di arrivare a sei anni la loro tanta amata progenie non aveva ancora realizzato quanto quella festa, ma soprattutto il dio al quale era dedicata, e il suo problema fossero collegati.
Certamente se lo avesse scoperto prima e se avesse avuto fin dalla nascita la capacità di parlare, avrebbe iniziato ad esprimere tutto il suo disappunto al riguardo fin dal principio.

- D'accordo. - Sentì allora dire dalla madre, in quel suo tono accondiscendente ma al tempo stesso autoritario che solitamente non prometteva nulla di buono. - Ma venerdì dovrai esserci. E non te lo sto chiedendo. -

- Lo so... -

Borbottò Jun tra sè e sè mentre si lasciava scivolare ancora una volta sulla sua scrivania, in attesa che il padre scagliasse la bomba finale.

- E ricordati di passare dalla signora Abe appena finisci i compiti. Suo marito verrà con noi, quindi... -

- ...Sarà da sola al negozio e le dovrai dare una mano fino al nostro ritorno. -

Mormorò con lo sguardo sempre più sconfortato rivolto verso la finestra.

- ...Sarà da sola al negozio e le dovrai dare una mano fino al nostro ritorno. -

Disse effettivamente il padre.

- Boom. -

Mormorò allora l'adolescente.

Neanche un secondo dopo si udì il tonfo prodotto dalla porta d'ingresso che si richiudeva violentemente.

Con un sospiro Jun si sollevò dalla scrivania, protendendo le braccia verso l'alto per sgranchirle mentre rivolgeva lo sguardo alla piccola sveglia digitale, che ormai a causa di tutto il movimento avvenuto sul tavolino era finita per terra, fortunatamente con il quadrante rivolto verso l'alto.
Segnava le 19:03.

Normalmente l'Inari Futaba, ovvero il negozio di dolci gestito dai coniugi Abe e da sua madre, chiudeva alle sei di sera in punto, tutti i giorni della settimana, sabato e domenica inclusi (ma stranamente rimaneva chiuso il giovedì), eppure durante i periodi festivi, in particolar modo durante quel periodo festivo, il negozio poteva anche rimanere aperto fino alle dieci o alle undici di notte.

Jun osservò per un'ultima volta con uno sguardo carico di rancore le dieci frittelline di carta sparse per il ripiano, ormai erano decisamente irrecuperabili.

Avendo finito i compiti già diverso tempo prima, si alzò e fece per dirigersi verso la porta, decidendo di andare subito in negozio.
All'ultimo momento, però, quando aveva già la mano pronta ad abbassare la maniglia, si fermò per un istante, chiuse gli occhi, sollevò il viso verso il soffitto e prese un respiro profondo, quindi si voltò e a passi svelti raggiunse nuovamente la sua scrivania.
Si inginocchiò a terra e afferrò alla rinfusa quanti più fogli riuscì a prendere, infilandoli nelle tasche del suo giubbotto con foga finché queste non ne furono colme.

- Te lo dimostrerò, vecchio. - Disse tra sè e sè, stringendo i pugni lungo i fianchi e percorrendo il corto corridoio a falcate lunghe e pesanti. - E quando ne avrò fatte mille, vedrai se ci tengo davvero o meno! -

Si infilò le scarpe e afferrò le chiavi di casa dal mobiletto situato vicino all'ingresso.
Sulla sommità di questo c'era però anche un secondo oggetto: una statuetta alta circa venti centimetri raffigurante una volpe bianca stilizzata, seduta compostamente con lo sguardo fiero rivolto verso un punto distante.

- E tu Inari, sarà meglio che inizi a correre ai ripari. - Minacciò puntando l'indice contro la volpe. - Perché la prima cosa che farò quando avrò finito di costruire mille gru, sarà cercare la tua statua più bella e portare il cane della signora Abe a defecarci sopra! -

Aveva appena finito di parlare però che udì uno strano suono, come uno scampanellio, seguito da una leggera quando strana risatina divertita.

Non vi fece caso, ritenendo che provenisse da fuori, data la presenza in quel momento per strada di centinaia, anzi, migliaia di persone.
Tutte venute lì per portare offerte al tempio dedicato alla famosa e potente divinità Inari.





Spazio autrice:

La finezza dei miei bambini è qualcosa di davvero commovente, eh?

Ma ad ogni modo... che dire?
Com'era prevedibile alla fine non sono riuscita a resistere neanche un giorno senza scrivere...

Questa volta il tema principale sarà (*coughcough* di nuovo*coughcough*) la mitologia giapponese (l'influenza di Inuyasha si fa sentire), l'Inari Futaba è un negozio realmente esistente (e io mi deprimo al ricordo di quanto erano buoni i loro daifuku ;^;) e... E niente, per ora questo è tutto.

Anzi, c'è una domanda che volevo farvi: secondo voi Jun è maschio o femmina? XD
Perchè io ho fatto di tutto per non mettere termini che indichino il suo genere, ma immagino che se non ve ne siete accorti ve lo/a siate immaginato/a in un certo modo...

Ok, con questo ho davvero finito.
Al prossimo capitolo,
Bye Bii!!!

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